Ammesso che la definizione possa avere un senso, all’alba del nuovo millennio, molte band vennero raggruppate sotto l’egida New Acoustic Movement, una catalogazione un po’ forzata, in cui si fecero rientrare gruppi che tornavano a mettere al centro del villaggio la strumentazione acustica. Tra questi, alcuni notissimi come Coldplay, Starsialor e Kings Of Convenience, altri destinati a imperitura nicchia come I Am Kloot e i bravissimi Turin Brakes.
Il loro album di debutto, The Optimist LP
(2001) oltre a essere il manifesto di questa presunta corrente
musicale, ricevette ottime recensioni e fu candidato al Mercury Music
Prize. Da allora, questo quartetto britannico dal nome curioso (i freni
di Torino) ha dato vita a una produzione costante, anche se non ha mai
raggiunto i vertici delle classifiche, a parte aver conquistato la top
five con il singolo "Painkiller" nel 2003. Ciò nonostante, nel
tempo i Turin Brakes hanno comunque venduto oltre un milione di album
fisici, a dimostrazione della qualità costante del loro songwriting,
mantenuta alta nel corso degli anni.
Spacehopper, che è il loro primo nuovo disco dopo oltre tre anni e il decimo album in studio in totale, vede la band tornare ai Konk Studios, laddove avevano registrato il citato album di debutto. Un scelta non banale, quella di un gruppo che, arrivato alla tappa importante dei venticinque anni di carriera, vuole mettere un punto fermo, ritrovare una connessione con le proprie origini, fare un bilancio di gioie e rimpianti, di cosa ha lascito in eredità e cosa, invece, è ancora possibile in prospettiva futura.
Se
da un lato la proposta gruppo non si discosta molto da quello che i fan
di lunga data possono aspettarsi, quel connubio riuscito fra
delicatezze acustiche, brit pop, languori west coast e rock radiofonico
continua a suonare con una freschezza invidiabile, fuori dal tempo,
forse, ma sempre avvincente. E come sempre, i punti di forza sono le
melodie di immediata fruibilità e la voce, carezzevole e subito
riconoscibile, del leader Olly Knight.
L’iniziale "The Message" rappresenta la quintessenza dei Turin Brakes, vademecum su come costruire una perfetta canzone pop, resa scintillante da quelle chitarre che sanno creare un magico equilibrio fra tensione e solare leggerezza. Non è da meno la successiva "Pays To Be Paranoid", un brano in cui la matrice brit, pop e rock, emerge prepotentemente, richiamando alla memoria Verve e Oasis, grazie anche al lavoro eccellente di Gale Paridjanian alla chitarra.
La
band sembra non aver perso un briciolo dell’ispirazione dei giorni
belli e dimostra di essere ancora capace di scrivere canzoni di presa
facilissima, senza mai scadere nel banale. La title track è scalpitante e
nostalgica al contempo, le chitarre che graffiano sono contemperate dal
più morbido abbraccio degli archi, "Almost" torna a un sound più
introspettivo, tra suggestioni americane e accenni di morbido gospel
(splendido il suono di chitarra di Paridjanian), "Lullaby" viene lambita
da polvere blues, mentre "Today" è la classica ballata Turin Brakes,
voce, melodia e archi a far battere forte il cuore.
Il disco fila via che è un piacere, anche quando accelera il passo con il pop luminoso di "Horizon", una macchina del tempo che porta indietro fino all’esordio di venticinque anni fa, così come "Old Habits", evidentemente ispirata a certo folk anni ’60.
Gli
ultimi tre brani in scaletta mantengono alto il livello d’ispirazione:
"Silence And Sirens" mostra evidenti stigmate brit pop (Starsailor),
"Lazy Bones" è un breve acquarello acustico a cui è bello abbandonarsi
chiudendo gli occhi, mentre la conclusiva "What’s Undermeath", oltre a
essere il brano più lungo dell’album coi suoi sei minuti e mezzo, si
avventura nel cuore del rock californiano, evocando attraverso il suono
della chitarra un mito come Neil Young.
Fin troppo sottovalutati, talvolta ritenuti inoffensivi o marginali, i Turin Brakes, pur destinati alla nicchia di pochi intenditori, continuano il loro percorso musicale con un entusiasmo che commuove, cesellando con cura artigianale canzoni, che non faranno la Storia con la S maiuscola, ma che hanno scritto la piccola storia personale di tanti fan ancora innamorati, dopo oltre cinque lustri.
Voto: 7,5
Genere: Pop, Rock
Blackswan, martedì 12/08/2025
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