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martedì 29 marzo 2011

SPAGNA 23F (QUATTRO: L'EREDITA')

Con Armada che lascia il Congresso senza essere riuscito a proporre il Governo d’Unita’ ai Parlamentari sequestrati e con il discorso televisivo del Re, in cui condanna l’assalto esigendo il rispetto della carta Costituzionale, e’ ormai evidente che il golpe sia stato ormai neutralizzato e non potra’ avere l’esito pianificato.


Tuttavia, quindici minuti dopo il discorso di Juan Carlos e dieci minuti dopo l’uscita di Armada dal parlamento, una colonna di 15 Land Rover con 109 soldati e 11 ufficiali, agli ordini del comandante di Stato Maggiore Ricardo Pardo Zancada, rompe il cordone di protezione della guardia civile che isolava il Congresso e si unisce a Tejero ed i suoi uomini. La colonna proveniva dal Quartier Generale e Zancada era uno dei comandanti che aveva preso ordini da Milans di sollevare la Brunete una volta che Tejero avesse occupato il Congresso. L’atto risulta a prima vista chisciottesco dato che, come abbiamo detto, i golpisti non potevano certo contare piu’ sul piano originario e l’appoggio de Re. Ma in realta’ fu un tentativo estremo per cercare di dare una svolta determinante alla situzione. Un attacco vero e proprio. Un atto di guerra il cui vero obiettivo era quello di cercare di incendiare gli animi dei Generali e Capi di Stato Maggiore piu’ reticenti e stimolarli a prendere simili iniziative nelle proprie capitanerie per prendere finalmente in mano il Paese. Fedeli al Franchismo e non al Re.

Ma ormai i golpisti non avevano piu' l’appoggio dei Generali. Lo stesso Milans aveva capito che non c’era speranza. Non era riuscito nemmeno a farsi obbedire da Tejero e nel frattempo aveva ricevuto dalla Zarzuela un telex del Re con il quale il monarca gli ordinava di ritirare le
sue truppe e carriarmati da Valencia, di revocare lo stato d’assedio e soprattutto gli precisava che non avrebbe abdicato ne’ abbandonato mai il Paese, ma chi si fosse sollevato avrebbe provocato una nuova guerra civile e sarebbe stato responsabile di cio’. Milans capi cosi' che ormai era finita. Il messaggio non poteva essere piu’ chiaro e dissuadente.

Non conquistato l’appoggio delle capitanerie, perso pure quello di Milans, che alla fine obbedi' ritirando le truppe e revocando lo stato d’assedio, i golpisti non avevano piu’ via d’uscita.

Le successive furono ore di trattative, condotte dal tenente colonnello Eduardo Fuentes Gómez de Salazar, che si risolsero con la liberazione dei deputati alle dodici di mattina del 24 Febbraio. Erano passate diciassette ore e mezza dall’inizio del golpe. Mezz’ora dopo, alle 12.30, usciti tutti i deputati, Tejero saluta militarmente ad uno ad uno i propri soldati e si consegna Generale Aramburu Topete.

Il processo del Tribunale Supremo di Giustizia Militare si celebro’ tra il 19 febbraio e il 3 Giugno del 1982 in una base militare a Campamento, vicino Madrid. Le pene inflitte dal tribunale militare in primo grado furono molto lievi (sei anni per Armada per esempio) e suscitarono molte polemiche. Infine, in ultimo grado, un anno piu’ tardi, furono condannati a 30 anni di reclusione come principali responsabili del colpo di stato: Milans del Bosch, Alfonso Armada ed Antonio Tejero Molina. Furono condannati a dodici anni Torres Riojas e Pardo Zancada. A dieci anni i vari tenenti che avevano partecipato all’assalto con Tejero e Zancada.

Non vi e’ alcun dubbio che la Corona in generale, ed il Re Juan Carlos in particolare, siano tra coloro che maggior beneficio abbiano tratto dell’evolversi e concludersi di quel 23-F. Juan Carlos, nel suo discorso televisivo alla nazione, schiarandosi con la Costituzione e quindi con il popolo e con la democrazia, da’ agli spagnoli un segnale importante ed inequivocabile che la Corona e’ con loro e per loro. Difende la Costituzione e la Democrazia. E questo fa inevitabilmente si che il Re, una volta finito il golpe e ristabilito l’iter democratico, ottenga agli occhi dei cittadini (ma anche di molti stati esteri) una autorevolezza e prestigio forse mai avuti prima, riscuotendo simpatie anche fra i piu’ antimonarchici, che durano tutt’oggi.

Applicando un freddo e risolutore “cui prodest scelus, is fecit”, ci si potrebbe chiedere, piu’ o meno legittimamente, se durante tutte le trattative, o addirittura la stessa messa in essere del golpe, il Re non sia stato un eccellente giocatore di poker, diciamo cosi, che ha saputo giocare alla perfezione la sua mano, stando al tavolo composto, bluffando e rilanciando, per poi portarsi via con molta eleganza il piatto. Che consiste, magari semplicemente, nella garanzia di continuita’ della Corona in un contesto che la poteva vedere seriamente minacciata: nervosismo palpabile dei generali, crescita del PSOE, aumento consistente del nazionalismo basco e catalano, aumento spaventoso degli attentati terrostistici ETA, ritorno dei comunisti e via discorrendo. Insomma mantenere la Monarchia Costituzionale ed evitare il rischio che si istaurasse una Repubblica Parlamentare. Ma forse sono solo banali speculazioni da thriller fantapolitico di serie B od utili per riempire le pagine dei molti libri “giall...ini” che ovviamente sono stati partoriti sul caso. Alcuni considarano come evidenza le deboli condanne inflitte agli imputati (solo 30 anni per Tejero e Milans del Bosch e solo 6 per Armada dal Tribunale Militare, poi convertiti in 30 anche per lui dal Tribunale Superiore) oppure un Tejero di fatto in villeggiatura (prigione soft diciamo cosi) durante i soli quindici anni di prigione alla fine scontati. Ma di fatto non vi e’ alcuna evidenza e nessuna inchiesta ha mai provato il contrario.

Ma al di la’ di ogni speculazione sul ruolo del Re, la vera eredita’ del golpe del 23-F non e’ una monarchia piu’ forte. O forse lo e’ solo in parte. La grande eredita’ del golpe e’ principalmente un popolo che rafforza la propria coscienza democratica e l’ idea di societa’ libera. Un popolo che vede nella democrazia e nelle liberta’ civili il vero futuro per il proprio Paese. Come se, in qualche modo, il trauma del golpe abbia scatenato una sorta di catarsi collettiva. Lo dimostrarono le manifestazioni (oceaniche) a favore della Liberta’, della Democrazia e della Costituzione, in ogni principale citta’ spagnola pochi giorni dopo la liberazione del Congresso ed anche i successivi accordi "extraparlamentari" tra i vari partiti politici volti a combattere movimenti antidemocratici. Ma e’ stata soprattutto la storia della Spagna durante i successivi 30 anni che ci portano ad oggi, la sua evoluzione sociale e politica, il suo cammino all’interno dell’Europa, a dimostrare che in Spagna la Democrazia e’ magari giovane, ma molto matura e solida al tempo stesso.


Discorso del Re Juan Carlos alla Nazione. Ore 1:15 della mattina del 24 Febbraio:

"Al dirigirme a todos los españoles con brevedad y concisión en las circunstancias extraordinarias que en estos momentos estamos viviendo, pido a todos la mayor serenidad y confianza y les hago saber que he cursado a los Capitanes Generales de las regiones militares, zonas marítimas y regiones aéreas, la orden siguiente: Ante la situación creada por los sucesos desarrollados en el Palacio del Congreso y para evitar cualquier posible confusión, confirmo que he ordenado a las autoridades civiles y a la Junta de Jefes de Estado Mayor que tomen todas las medidas necesarias para mantener el orden constitucional dentro de la legalidad vigente.
Cualquier medida de carácter militar que en su caso hubiera de tomarse deberá contar con la probación de la Junta de Jefes de Estado Mayor.

La Corona, símbolo de la permanencia y unidad de la Patria, no puede tolerar en forma alguna acciones o actitudes de personas que pretendan interrumpir por la fuerza, el proceso democrático que la Constitución votada por el pueblo español determinó en su día a través de referéndum"


Offhegoes - 29/03/2011

2 commenti:

  1. Mi scuso con tutti per la lettura a singhiozzo che le mie incostanti pubblicazioni hanno imposto. Con la speranza che ciononostante l'argomento trattato sia stato di interesse.

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  2. Ti sei fatto molto desiderare ma ne è valsa la pena. Bravissimo!
    E ora con cosa ci catturerai?

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