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venerdì 31 ottobre 2014

DALLA PARTE DELL'HORROR !



QUESTA SERA, A PARTIRE DALLE ORE 21.30, PUNTATONA DEL KILLER DEDICATA A HALLOWEEN. OSPITI D'ECCEZIONE: SARAPI, ALEDIGGEI, I RAGAZZI DELLA REPUBBLICA DEL PALLONE E UNA GUSTOSA (BLOGGER) SORPRESA.
MUSICA, CINEMA, SPORT E, COME SEMPRE, AMENITA' ASSORTITE.
PER ASCOLTARE, CLICCATE QUI  
BUON DIVERTIMENTO !

mercoledì 29 ottobre 2014

BEN HOWARD - I FORGET WHERE WE WERE



In un anno che non ci ha regalato dischi particolarmente riusciti, questo finale di stagione sembra avere in serbo per noi qualche piacevole sorpresa. Dopo aver parlato molto bene, un paio di settimane fa, dell'ultima fatica di Lucinda Williams, mi trovo oggi a raccontare un disco che, sono pronto a scommetterci, scalerà le classifiche personali di molti ascoltatori e probabilmente di molte riviste specializzate. Sto parlando del secondo full lenght di Ben Howard, ventisettenne songwriter londinese, che dopo il buon successo (anche commerciale) del disco d'esordio intitolato Every Kingdom (2011), torna a stupire con un album intenso ed emozionato. Un disco in cui  Howard, pur senza inventare nulla di nuovo (la materia è pur sempre quella ormai consunta dell'indie folk), allestisce una scaletta di splendide canzoni umorali e malinconiche, andando a citare con gusto alcune icone del passato quali Nick Drake e John Martin, e artisti più recenti del calibro di David Gray e Damien Rice, coi quali sono davvero parecchi i punti in comune. Come nello splendido bianco e nero della copertina, i dieci brani di I Forget Where We Were si muovono fra le luci e le ombre di una sensibilità sempre in bilico fra dolcissime malinconie (il treno in corsa suggerito dalla ritmica di Rivers In Yours Mouth produce i languori di un lontano ricordo che torna a noi all'improvviso, lasciandoci sulle labbra un nostalgico sorriso) e sprofondi notturni di un'amarezza senza fine (lo straordinario incipit di Small Things, una delle canzoni più belle ascoltate quest'anno). Tra folky picking magistrali (In Dreams da brividi) e schegge di post rock (la conclusiva All Is Now Harmed), Howard disegna col tratto sfumato della matita un soundscape autunnale per viaggiatori malinconici, la cui percezione della realtà risulta sempre foriera di dolorosi ricordi. Curato nella produzione, che mette in risalto soluzioni chitarristiche azzeccate per equilibrio e misura (sapiente l'uso del riverbero), drammatico, senza però mai sfociare nel melò, privo di fillers e sincero negli struggimenti, senza tuttavia perdere il proprio equilibrio formale, I Forget Where We Were si candida a essere uno dei dischi più riusciti di questo 2014. Non certo un'opera innovativa, niente che ci faccia gridare al miracolo, è vero, ma un disco composto di piccoli, fragili gioielli emozionali che sapranno scaldarci il cuore nelle fredde notti di questo ormai conclamato autunno.

VOTO: 8,5





Blackswan, mercoledì 29/10/2014




martedì 28 ottobre 2014

THE RURAL ALBERTA ADVANTAGE - MENDED WITH GOLD



Fare le dovute presentazioni è più che necessario, visto che di questo gruppo in Italia hanno sentito parlare veramente in pochi. I Rural Alberta Adavantage arrivano dal Canada, per la precisione da Toronto, e sono un terzetto composto da Nils Edenloff (voce e chitarra), Amy Cole (tastiere e voce) e Paul Banwatt (batteria). Sono in circolazione dal 2005, anno della loro formazione, e hanno esordito con un Ep nel 2006, a cui sono seguiti un paio di album in studio che hanno avuto un buon successo in patria (Hometowns del 2009 e Departing del 2011). Nonostante la validità della proposta musicale e qualche premio vinto, i RAA restano tuttavia un fenomeno di nicchia, difficilmente esportabile al di fuori dei patri confini e ancor più difficilmente fruibile da un pubblico che non bazzichi il sottobosco artistico dell'alternative rock. Ed è un peccato, perchè la band capitanata da Nils Edenloff consolerebbe tutti i fans nostalgici di quelli che un tempo erano i Coldplay. E' proprio con la band capitanata da Chris Martin infatti che mi è parso cogliere le maggiori similitudini. Certo, il riferimento va ai Coldplay di Parachutes (il conseguente successo commerciale e relativo imborghesimento ha prodotto seri danni alla musica dei quattro ragazzi londinesi) e il paragone deve essere fatto con gli opportuni distinguo. Di quel pop-rock ancora echeggiante di suoni nineties, i Rural Alberta Advantage hanno infatti mantenuto intatto il mood malinconico, ma hanno ripulito le canzoni da ogni residuo di plastica e di melassa, imbastendo un suono più diretto e scarno, ma egualmente convincete. Mended With Gold è quindi un buon disco pop-rock, rigorosamente lo-fi, con un'inusuale centralità delle percussioni, che irruvidiscono il suono quel che basta a non farci caramellare le orecchie. Non mancano belle canzoni che, anche dopo svariati ascolti, mantengono immutato il loro fascino: Our Love..., Runners In The Night e To Be Scared, le migliori del lotto.

VOTO: 7





Blackswan, martedì 28/10/2014

lunedì 27 ottobre 2014

IL MEGLIO DEL PEGGIO





Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo

"Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono...donne, ragazzi, vecchi, fanciulle". Così, cantava Figaro ne "Il Barbiere di Siviglia" di Gioacchino Rossini.
Ognuno ha il proprio Figaro, amici miei. Anche Figaro-Renzi lo vogliono tutti. Dalla regina americana dei talk show, Oprah Winfrey, a quella del trash, Barbara D'Urso, passando dall'allenatore del Bayern Monaco, Pep Guardiola. E' un vero e proprio tripudio di lodi al nostro Matteone. "Cool" lo definisce la Winfrey. E la D'Urso, reduce dalla intervista farsa al Premier andata in onda la scorsa domenica, a "Un giorno da pecora" si spinge oltre: "Se non fosse sposato...fortunatamente, ha una moglie anche molto fica". Fortunatamente per chi, non ci è dato sapere.
"Con questo Presidente del Consiglio che avete adesso, col signor Matteo Renzi, l'Italia è un paese straordinario. E' sicuro". Parola di Pep Guardiola. Ora, Matteone è preso dalla Leopolda, che non è la sorella minore dell'Ubalda. Dalla kermesse fiorentina parla a ruota libera su impegni di Governo, sull'UE e annuncia " Io al massimo faccio due mandati, nello spirito della Leopolda. Al massimo, arrivo fino al 2023". Teniamocelo stretto e mettiamoci il cuore in pace, dunque. E guai a chi dice che la Leopolda sia un rito autocelebrativo di Renzi o che sia "imbarazzante" come ha osservato Rosy Bindi, preferendo la manifestazione indetta dalla Cgil contro il Jobs Act a Roma insieme alla minoranza del Pd. Tutti gli adepti del "Giglio Magico" si scagliano come Erinni a chi osa mettere in discussione il Verbo renziano e il simposio fiorentino. Prima, fra tutte, la catechista Debora Serracchiani che come un toro si lancia a testa bassa contro l'ex presidente del Pd. A confronto, Daniela Santanchè è divenuta una creatura angelicata. Piccole vipere crescono. E così, mentre a Roma Susanna Camusso annuncia a una platea di un milione di persone la possibilità di uno sciopero generale, a Firenze, Matteo Il Tweettatore fa lo smargiasso tra imprenditori e finanzieri. In questo nutrito parterre, spicca (non per meriti) Davide Serra, gran sostenitore del Premier. "Il Jobs Act potrebbe essere fatto un pelo più aggressivo", sostiene l'imprenditore che, non pago, rincara la dose : " Bisogna limitare il diritto di sciopero dei dipendenti pubblici...dovrebbe essere regolato, prima che tutti lo facciano random...Lo sciopero è un costo". Un incendio divampato nel bel mezzo della festa leopoldina che ha costretto alcuni pompieri piddini, tra cui Graziano Delrio, a correggere il tiro. E Matteo, nonostante l'inciampo, tira dritto.     
Al netto di tutte le polemiche tra renziani e non, il senso della Leopolda mi sfugge. Più che una convention politica, mi pare un circo mediatico in cui nulla è come appare. Un palcoscenico dove si recita "L'insostenibile vacuità dei pensieri". "Il futuro è solo l'inizio" è il titolo della quinta edizione della Leopolda. Chissa come sarà la fine.

Matteo Renzi durante l'intervento finale alla Leopolda: "Ho capito che se dico 'diamo 80 euro' sono il Giorgio Mastrota de' noantri. Se parlo complicato divento, invece, un intellettuale organico".

Matteo Renzi su Rosy Bindi, che ha definito "imbarazzante" la Leopolda: " Non saremo un partito di reduci e non permetteremo a quella classe dirigente di riprendersi il Pd per riportarlo dal 41 al 25 per cento".

Matteo Renzi sull'articolo 18: "E' una regola degli anni Settanta che la sinistra non aveva nemmeno votato. Siamo nel 2014, è come prendere un iphone e dire 'dove metto il gettone'? Come prendere una macchina fotografica digitale e provare a metterci il rullino. E' finita l'Italia del rullino".

Matteo Richetti (PD), presente alla Leopolda, a proposito del Premier: "Renzi è il Messi della politica".

Cleopatra, lunedì 27/10/2014 

domenica 26 ottobre 2014

OLD SALT UNION – BRIDGE




Una copertina così richiama immediatamente alla memoria quella di The Captain And Me dei Doobie Brothers. La musica degli Old Salt Union, tuttavia, si muove in altri territori rispetto a quelli percorsi dalla band di Tom Johnston. Originari di Belleville, Illinois, questo giovane quintetto, composto da John Brighton (Violino, Mandolino, Voce), Dustin Eiskant (chitarra Acustica, Ukulele, Voce), Jesse Farrar (Basso, Chitarra Acustica, Voce), Ryan Murphey (Banjo, Voce) e Justin Wallace (Mandolino, Chitarra Acustica, Voce), è radicatissimo nel suono roots americano, utilizza gli strumenti tipici della tradizione, per dar vita a un bluegrass frizzante e molto melodico, a cui non è indifferente un certo retrogusto pop. Loro dicono di ispirarsi ai Punch Brothers (ma questi ultimi sono decisamente più alternativi) e ai Widespread Panic (con cui non condividono assolutamente nulla), ma anche dopo un solo ascolto, vengono in mente, semmai, gli Avett Brothers e i Chatam County Line. Vincitori nel 2013 di un Indie Music Chanel Award per la miglior canzone folk dell’anno (Walk Away), gli Old Salt Union, con questo Bridge, secondo album in studio dopo il fortunato esordio di Western Skies (2012), sono oggi una delle più interessanti realtà in ambito bluegrass. Un’ora circa di musica, per quattordici canzoni divertenti, zeppe di ganci melodici e suonate come Dio comanda. Da tenere d’occhio.

VOTO: 7





Blackswan, domenica 26/10/2014