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martedì 29 dicembre 2015

THE DAY THE ROCK DIED






Nell’ultimo disco dei Motorhead, Bad Magic, uscito proprio quest’anno, c’è una canzone intitolata Till The End, che è una frenata improvvisa, un anomalo momento di raccoglimento riflessivo, che fa a pugni con tutto il resto dell’album. 

In your life you'll be amazed
About all you long to lose
You can’t never live that life again
But one thing you will never lose
Is the signing in your head
That will still be with you till the end

Lemmy aveva già capito tutto. Aveva già capito che la benzina era finita ed era arrivato il momento di guardarsi indietro, a contare i chilometri percorsi, a dare il senso a un lungo viaggio durato settant’anni. Col piede sempre premuto sull’acceleratore.

In molti oggi si soffermeranno a raccontare il personaggio, la sua vita di eccessi, di droghe e di alcol, di un’infinità di storie d’amore (o di sesso: che differenza fa?) consumate nel cuore di una sola notte. Il Jack Daniels, le voluttuose  strisce di cocaina, le duemila e passa donne di cui vagheggiavano i gossippari del rock’n’roll.  E tutto ciò per asseverare una fine inevitabile, per rendere incontestabile l’esiziale e ovvia chiosa di una vita col gomito alzato,  per lustrare ancora di più il mito della trasgressione, per scrivere la degna conclusione di un romanzo da tramandare di padre in figlio, in quel paese sempre più disabitato, chiamato Rockland.
Fosse morto a vent’anni, magari a ventisette come Jim, Janis, o Amy, tutte queste fregnacce avrebbero avuto un senso, avrebbero santificato l’icona del mito, con pagine di grande letteratura. Ma Lemmy se ne è andato a settant’anni, da vecchio. Una moglie, due figli, un defibrillatore, il diabete, la cyclette su cui ogni giorno si allenava per allungare il tempo rimasto. Questa non è leggenda, è la vita. Una vita alla quale Lemmy non aveva mai fatto sconti, prendendosela tutta, con quella ostentata e smaniosa cupidigia che anima il cuore di “chi vuole il mondo, e lo vuole adesso”. 

Se volete soffermarvi sull’iconografia dell’eccesso, fate pure, è un vostro diritto. Non è però un buon modo per rendergli omaggio. Lemmy andava ben oltre il personaggio e quando, nei giorni a venire, metterò sul piatto Overkill o Ace Of Spades, avrò con me un solo pensiero: che quest’uomo mi ha raccontato sempre la verità. Dura, cruda, rumorosa, violenta. Ma anche ingenua e pura, limpida e incontaminata.

Una volta Lemmy disse: “Quando si ascolta un nostro album, "Spegni quella musica!" è tutto ciò che vogliamo sentire.” Ed è esattamente quello che mi sono sentito dire io quasi tutte le volte in cui il mio stereo passava  a volumi esagerati No Sleep ‘Til Hammersmith.
Spegni quella musica! Abbassa il volume! 

Quella musica però non l’ho mai spenta, e anzi, questa mattina, mentre camminavo con Bad Magic nelle orecchie, ho alzato il volume. E ho pensato: forse oggi è il giorno in cui il rock è morto. E con rabbia, quel volume l’ho alzato ancora, e ancora, fino a farmi fischiare le orecchie.
Può morire davvero chi ha sempre detto la verità?

E’ stato un buon viaggio, viaggiare insieme a te. Play it loud, Lemmy.





Blackswan, martedì 29/12/2015



2 commenti:

  1. E' tardi e questo commento non lo leggerà più nessuno ma non importa, lo devo a Lemmy.
    L'ho visto sul palco per qualcosa come più o meno 35 anni.
    Una sola volta da headliner e poi una marea di volte come partecipante ai vari Gods of Metal e simili.
    La prima volta erano i tempi di Bomber, era il 1980 e perciò avevo 17 anni.
    L'ultima volta sarà stata tre o quattro anni fa e dunque ne avevo poco meno di 50.
    Sempre uguale, lui.
    Credevo non sarebbe mai morto.
    E invece è svanito in un attimo.
    Ciao asso di spade, volevo ringraziarti e farti sapere che ho seguito le istruzioni.
    Quella sera mi sono fatto in tuo onore un Negroni sbagliato.
    Sbagliato perchè era quasi solo gin, appena sporcato di Martini e Campari.
    Più che altro un Negroni arrabbiato.
    Non avevo sotto mano il Jack Daniel's e ho rimediato come meglio ho potuto.
    Ci vediamo, prima o poi.

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  2. @Ezzelino: non è mai troppo tardi. Prima o poi, ci rivedremo tutti lassù. Io porto il Jack.

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