Nell’ultimo disco dei
Motorhead, Bad Magic, uscito proprio quest’anno, c’è una canzone intitolata
Till The End, che è una frenata improvvisa, un anomalo momento di raccoglimento
riflessivo, che fa a pugni con tutto il resto dell’album.
In your life you'll be amazed
About all you long to lose
You can’t never live that life again
But one thing you will never lose
Is the signing in your head
That will still be with you till the end
About all you long to lose
You can’t never live that life again
But one thing you will never lose
Is the signing in your head
That will still be with you till the end
Lemmy aveva già capito
tutto. Aveva già capito che la benzina era finita ed era arrivato il momento di
guardarsi indietro, a contare i chilometri percorsi, a dare il senso a un lungo
viaggio durato settant’anni. Col piede sempre premuto sull’acceleratore.
In molti oggi si
soffermeranno a raccontare il personaggio, la sua vita di eccessi, di droghe e di
alcol, di un’infinità di storie d’amore (o di sesso: che differenza fa?)
consumate nel cuore di una sola notte. Il Jack Daniels, le voluttuose strisce di cocaina, le duemila e passa donne di
cui vagheggiavano i gossippari del rock’n’roll. E tutto ciò per asseverare una fine
inevitabile, per rendere incontestabile l’esiziale e ovvia chiosa di una vita
col gomito alzato, per lustrare ancora di
più il mito della trasgressione, per scrivere la degna conclusione di un romanzo
da tramandare di padre in figlio, in quel paese sempre più disabitato, chiamato
Rockland.
Fosse morto a vent’anni,
magari a ventisette come Jim, Janis, o Amy, tutte queste fregnacce avrebbero
avuto un senso, avrebbero santificato l’icona del mito, con pagine di grande
letteratura. Ma Lemmy se ne è andato a settant’anni, da vecchio. Una moglie,
due figli, un defibrillatore, il diabete, la cyclette su cui ogni giorno si
allenava per allungare il tempo rimasto. Questa non è leggenda, è la vita. Una
vita alla quale Lemmy non aveva mai fatto sconti, prendendosela tutta, con
quella ostentata e smaniosa cupidigia che anima il cuore di “chi vuole il
mondo, e lo vuole adesso”.
Se volete soffermarvi sull’iconografia
dell’eccesso, fate pure, è un vostro diritto. Non è però un buon modo per rendergli
omaggio. Lemmy andava ben oltre il personaggio e quando, nei giorni a venire,
metterò sul piatto Overkill o Ace Of Spades, avrò con me un solo pensiero: che quest’uomo
mi ha raccontato sempre la verità. Dura, cruda, rumorosa, violenta. Ma anche
ingenua e pura, limpida e incontaminata.
Una volta Lemmy disse: “Quando
si ascolta un nostro album, "Spegni quella musica!" è tutto ciò che
vogliamo sentire.” Ed è esattamente quello che mi sono sentito dire io quasi
tutte le volte in cui il mio stereo passava a volumi esagerati No Sleep ‘Til Hammersmith.
Spegni quella musica!
Abbassa il volume!
Quella musica però non l’ho
mai spenta, e anzi, questa mattina, mentre camminavo con Bad Magic nelle
orecchie, ho alzato il volume. E ho pensato: forse oggi è il giorno in cui il
rock è morto. E con rabbia, quel volume l’ho alzato ancora, e ancora, fino a
farmi fischiare le orecchie.
Può morire davvero chi ha
sempre detto la verità?
E’ stato un buon viaggio,
viaggiare insieme a te. Play it loud, Lemmy.
Blackswan, martedì 29/12/2015
E' tardi e questo commento non lo leggerà più nessuno ma non importa, lo devo a Lemmy.
RispondiEliminaL'ho visto sul palco per qualcosa come più o meno 35 anni.
Una sola volta da headliner e poi una marea di volte come partecipante ai vari Gods of Metal e simili.
La prima volta erano i tempi di Bomber, era il 1980 e perciò avevo 17 anni.
L'ultima volta sarà stata tre o quattro anni fa e dunque ne avevo poco meno di 50.
Sempre uguale, lui.
Credevo non sarebbe mai morto.
E invece è svanito in un attimo.
Ciao asso di spade, volevo ringraziarti e farti sapere che ho seguito le istruzioni.
Quella sera mi sono fatto in tuo onore un Negroni sbagliato.
Sbagliato perchè era quasi solo gin, appena sporcato di Martini e Campari.
Più che altro un Negroni arrabbiato.
Non avevo sotto mano il Jack Daniel's e ho rimediato come meglio ho potuto.
Ci vediamo, prima o poi.
@Ezzelino: non è mai troppo tardi. Prima o poi, ci rivedremo tutti lassù. Io porto il Jack.
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