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sabato 27 agosto 2016

BLOSSOMS – BLOSSOMS



Molto rumore per nulla. Anzi, troppo rumore. Difficile, infatti, da credere che questi Blossoms, quintetto inglese proveniente da Stockport, siano la new sensation della scena (indie) pop britannica. E ancora più difficile comprendere come la stampa britannica, ma non solo quella, spenda parole di elogio per una band tra le più stucchevolmente inutili del decennio. La stessa stampa, peraltro, che evita accuratamente di recensire moderni dischi di classic rock e si erge a fustigatrice di costumi non appena esce una nuova band imparentata ai seventies. I Blossoms, infatti, non sono solo pedissequamente derivativi, ma saccheggiano a mani basse e bocca buona sonorità che derivano per figliazione dal brit – pop anni ’80, ’90 e dintorni. Prendendo il peggio, però. Per dire: Blown Rose mi ha fatto ripensare ai Keane, ed è un vero colpo basso, visto tutto quello che ho dovuto fare per dimenticarmi di aver ascoltato, nel 2004, un disco come Hopes And Fears. E poi il synth pop. Qui, di rimandi a quella musica concepita su un’estetica disperata e contenuti inesistenti ce ne sono a bizzeffe, tanto che, quando parte Charlemagne, singolo che apre il disco, le orecchie dell’ascoltatore vengono risucchiate in un vortice di plastica che ti spinge lentamente fra le braccia di Limahl e dei suoi Kajagoogoo. E ho detto tutto. Insomma, avevamo fatto salti mortali per dimenticare, e invece i Blossoms ti colpiscono alle spalle, resuscitando fantasmi che pensavi il tempo avesse cancellato per sempre. Ma il punto non è questo, o meglio, non solo. Perché, personalmente, non ho nulla contro chi si ispira a un genere e ce lo vuole riproporre. Se non fosse così, non ascolterei la metà dei dischi che poi recensisco su questa pagina. Ma c’è modo e modo: in questo album d’esordio tutto suona zuccherino, posticcio e tronfio di un’estetica radiofonica d’accatto. E il rischio vero è che qualcuno cada nel tranello e si ritrovi a canticchiare, sotto la doccia, queste canzoncine insulse. Perché i brani che compongono la scaletta del disco sono come i pipistrelli: fanno ribrezzo, ma se si attaccano alla testa, poi, è quasi impossibile tirarli via.

VOTO: 4 





Blackswan, sabato 27/08/2016

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