Con la vita che ha avuto, Curtis Salgado è uno di quei
personaggi che fanno la fortuna di chi scrive di musica. Letteratura allo stato
puro, di lui e delle sue vicende potresti scriverci dieci pagine e essere
ancora all'introduzione. Non è questa la sede adatta, ovviamente, ma due
notiziole concise, tanto per capire, bisogna darle. A partire dal curriculum musicale,
lungo come la fedina penale di Ted Bundy a fine carriera. Serial killer del
blues, Curtis ha iniziato come leader dei Nightwalks e ha poi cantato
e suonato l'armonica alla corte di Robert Cray. Credenziali pazzesche
per chiunque, per lui solo l'inizio di un'avventura che lo porta un paio d'anni
più tardi a suonare con l'ensemble bianca dei Roomfull Of Blues. Stufo, se
ne torna a casina, in Oregon, dove mette in piedi una sua band, Curtis
Salgado & The Stilettos. Gira e suona un pò ovunque, aprendo i
concerti di Steve Miller, di cui diventa amico e con il quale in seguito
farà una comparsata al Late Night With Conan O'Brien, e prestando i propri
servigi anche a Santana. Poi, conosce John Belushi, quando questi si trova
in Oregon a girare Animal House. Altro colpo di fulmine, e di importanza
vitale: John creerà i Blues Brothers proprio ispirato da Salgado, a cui
dedicherà il primo lp della band e sulla cui figura modellerà il personaggio di
Curtis, interpretato da Cab Calloway nel celebre film. Poi la botta che
abbatterebbe un toro: nel 2005 gli viene diagnosticato un tumore al fegato,
prognosi infausta se non si procede a un trapianto. I soldi per le cure li raccolgono
gli amici di sempre tenendo concerti per beneficienza. Si salva. Poi, nuova
randellata e nuovo tumore. Ai polmoni, questa volta. Ma Salgado la sfanga
di nuovo e torna a lottare insieme a noi. Si può parlare male di un disco che
porta la firma di un soggetto così? Giammai lo faremmo, anche se fosse brutto.
Ma The Beautiful Lowdown è un signor disco di ispirato e potente r'nb', in cui
Salgado tira fuori il meglio del proprio guardaroba: scrittura classica, classe
da vendere, voce profonda e nera. Il retroterra è quella che ha ispirato
Belushi e i Blues Brothers, spolverate d'hammond e scintillio d'ottoni sono il
vestito della festa, gli stuzzichini del buffet sembrano fatti a mano da
Otis Redding (Hard To Feel The Same About Love, Low Down Dirty Shame), BB King
(I'm Not Made That Way) e Robert Cray (Walk A Mile In My Blues). Ci sono
anche un paio di imbucati, che alla fine si fanno voler bene: il reggae di
Simple Enough e il funky godurioso di My Girlfriend. Altro? Si, un duetto
spettacolo con Daniel Schenebelen, che si sposa alla torta panna e
cioccolato come la classica ciliegia. Irresistibile.
VOTO: 7,5
Blackswan, venerdì 26/08/2016
Consigli non banali, complimenti! Spero di vederti da me, nel mio blog.
RispondiElimina@ Stefania: Grazie ! Passo senz'altro :)
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