Quando arriverà il momento
di stilare le consuete classifiche di fine anno, sono certo che nelle prime
piazze troveremo Paul Weller. E non solo per il brillante ritorno sulle scene
con l’acclamato A Kind Revolution, ma anche per il settimo album in studio degli
Stone Foundation, combo britannico che, nell’occasione, Weller produce,
comparendo anche in prima persona nei crediti di ben tre canzoni in scaletta. L’impronta
di Capuccino Kid è, anzi, talmente evidente che, ascoltando Street Rituals a
scatola chiusa, verrebbe da dire che questo è un nuovo disco dell’ex modfather.
Certo, la materia a cui si è trovato a metter mano è di per sé ottima, e il
suono degli Stone Foundation, levigato da più di un decennio di attività, è
perfettamente in linea con la visione musicale di Weller. Il quale, si è messo
in cabina di regia, ha contribuito alla scrittura di un paio di brani (The
Limit Of Man, The Colour Of…), ha cantato e suonato, e soprattutto ha plasmato
l’insieme a sua immagine e somiglianza. Il risultato è un disco di soul, funky
e r’n’b’, che discende per consanguineità dal suono Stax e Motown, riletto però
attraverso prurigini pop di derivazione (prevalentemente) eighties. Ecco,
allora, che in Street Rituals troverete un fortissimo legame con gli Style
Council, vi ritorneranno in mente band come i Danny Wilson (ricordate Mary’s
Prayer?) e i Dexys Midnight Runners, e quando il suono ammicca al jazz, perché no,
troverete appropriata qualche similitudine con gli Steely Dan. Gli arrangiamenti
sono rotondi e raffinati, con fiati e archi (questi spesso utilizzati in chiave
ritmica) perfettamente calibrati, e le citazioni latin (bossanova, soprattutto),
che affioravano in molte canzoni degli Styles, sono riprese anche qui con
gusto e misura. In scaletta, solo ottime canzoni, ma la sensualità trattenuta di
The Colour Of…, funky-soul con un arrangiamento di fiati (tromba e flauto) da
urlo, l’irresistibile disco dal retrogusto seventies di Open Your Heart to the
World e il caffè nero dolcificato al miele di Your Baloon Is Rising manderebbero
al tappeto anche l’ascoltatore più distratto. Nel lotto, poi, ci sono pure due
camei di prestigio: William Bell che canta magnificamente nella ballad pop soul
di Strange People e una grintosissima Bettye Lavette che benedice il groove
funky di Season Of Change. Dieci canzoni di livello qualitativo eccellente, dunque, che certificano
ulteriormente lo stato di grazia in cui vive l’ultimo Paul Weller e danno
visibilità a una band troppo a lungo, ingiustamente, ignorata.
VOTO: 7,5
Blackswan, giovedì 22/06/2017
Wow, musica per le mie orecchie! È un piacere ascoltarli, certo che per Weller non c'è bisogno di conferma. Grazie del suggerimento!
RispondiElimina@ Seddy: Weller è immenso, ma detto, fra me e te, ultimamente aveva dato qualche segno di "appagamento". :)
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