Qualcuno sostiene che Heartbeat City (1984) sia in assoluto la miglior prova dei Cars, e senza voler togliere nulla ai lavori precedenti, che vendono bene e piazzano numerosi singoli nelle chart statunitensi, probabilmente è così. Un disco, questo, che racchiude la summa del pensiero musicale del leader, il compianto Ric Ocasek: fondere l’imperante suono new wave con un pop rock dagli arrangiamenti impeccabili e costruito sulla perfetta simbiosi fra chitarre agli estrogeni e vivaci, coloratissime tastiere.
L’album, prodotto con la collaborazione di Robert John “Mutt” Lange (che l’anno precedente aveva messo mano a Pyromania dei Def Leppard), vende benissimo e si piazza alla posizione numero di 3 di Billboard 200, grazie al tiro di un pugno di singoli irresistibili: You Might Think, Magic e Drive. E’ soprattutto quest’ultima a fare, come si dice, il botto, risultando il singolo dei Cars più venduto in assoluto, raggiungendo la posizione numero tre della Billboard Hot 100, la numero cinque nel Regno Unito, la numero quattro nella Germania occidentale, la numero sei in Canada e la numero tre in Irlanda. Senza dimenticare, poi, che Drive consente ai Cars di farsi conoscere anche in Italia, paese in cui la band capitanata da Ocasek, fino ad allora, viveva nella nicchia di pochi appassionati.
A prescindere dal notevole successo commerciale, resta il fatto che Drive è il classico evergreen, una canzone senza tempo, che riesce a emozionare anche oggi, nonostante l’utilizzo dei sintetizzatori rispecchi clamorosamente il suono dell’epoca in cui è stata concepita. Una ballata elegante e impeccabilmente arrangiata, che resterà eterna per la forte tensione romantica e drammatica che la pervade.
Drive è, infatti, una canzone che parla d’amore, ma di un amore finito, di un lutto affettivo che ingenera dubbi e disillusione. E’ l’amante ferito a parlare, anche se potrebbe benissimo essere il contrario (alla voce c’è il bassista della band, Benjamin Orr), che si rivolge alla propria amata, ponendo una serie d’interrogativi destinati a rimanere senza risposta: “Chi ti dirà quando sarà troppo tardi? Chi ti dirà che le cose non sono così grandiose? Non puoi andare avanti pensando che niente sia sbagliato. Chi ti riaccompagnerà a casa, stanotte? Chi ti rialzerà quando cadrai? Chi alzerà la cornetta quando chiamerai? Chi presterà attenzione ai tuoi sogni? Chi ti tapperà le orecchie quando urlerai?”. Ed è proprio questa serie reiterata di domande, l’escamotage letterario dell’interrogazione retorica, a rendere il brano così carico di pathos e così melodrammatico nei suoi intenti romantici. Perché, è del tutto evidente, che ciò che sottende alle domande, è l’impossibilità di ricostruire un amore perduto per sempre, eterno solo nei quattro minuti della durata della canzone.
Questo brano, così malinconico e triste, fu, poi, utilizzato l’anno successivo al Live Aid di Londra, come sottofondo musicale per un drammatico video sulle esiziali conseguenze della carestia in Etiopia. Dopo l’evento, la canzone ritornò a scalare le classifiche inglesi, attestandosi alla quarta posizione e fruttando ai Cars la bellezza di 160.000 sterline, tutte devolute alla causa dallo stesso Ocasek.
Un’ultima curiosità. Nel bel video clip di Drive, girato dall’attore Timoty Hutton, compare l'allora diciottenne modella e attrice Paulina Porizkova, che, di lì a poco, sarebbe diventata la moglie di Ric Ocasek.
Blackswan, martedì 08/06/2021
cavoli,
RispondiEliminache canzone mi rispolveri dal passato passato!
mitica, in effetti
@Alberto: un pezzo bellissimo da un disco che merita la pena di essere riscoperto. :)
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