C’era un tempo, i più giovani di voi stenteranno a crederlo, in cui non esistevano cellulari, computer, giochi elettronici e pay tv. Non esistevano nemmeno Mediaset, La7, Dazn, Prime, Netfix e Sky, e i canali televisivi si contavano sulla punta delle dita della mano di un monco: Rai1, Rai2 e la Svizzera Italiana (solo successivamente si aggiunsero Rai3 e Capodistria). Il palinsesto era quantitativamente modesto, ma la qualità della programmazione era decisamente di ottimo livello. Poche cose, ma di spessore. L’unicità dell’evento e la programmazione diluita nel tempo, poi, creavano ricordi indelebili e contribuivano fattivamente alla formazione di un giovane, cosa che oggi non avviene, considerate l’inflazione della proposta, il martellamento mediatico e la velocità (e voracità) del consumo. Quante serie tv sono in programmazione, oggi? Così tante, che a volerle vedere tutte non basterebbero una decina di vite. Di quante ci ricordiamo qualche mese dopo la messa in onda? Di poche, quasi nessuna, oserei dire. E non perché sono brutte (alcune sono decisamente avvincenti), semplicemente perché sono troppe.
Un tempo, le serie tv si chiamavano telefilm, e prima degli anni ’80, decennio in cui prese piede la televisione commerciale, erano un appuntamento circoscritto ad orari prestabiliti. Rai, ore 19.20 tutti i giorni e, poi, un diverso palinsesto la domenica, quando, ad esempio, andava in onda l’irrinunciabile appuntamento con Attenti A Quei Due (era il 1974). La serie, interpretata da due star del cinema internazionali del livello di Tony Curtis e Roger Moore, era il più classico dei polizieschi per famiglie: nessun efferato omicidio, nessuna scena grandguignolesca, nessun genio della scientifica che risolve il caso analizzando peli pubici, ma scazzottate, inseguimenti, qualche, vagamente allusiva, chiappa al vento e soprattutto molto humor.
I protagonisti erano il nobile inglese Brett Sinclair (interpretato dallo 007 Roger Moore), raffinato, colto, elegante e dotato di britannico aplomb, e il ricco self made man americano Danny Wilde (uno strepitoso Tony Curtis), che al contrario del suo partner era estroverso, caciarone, rissoso e un po’ grezzo. La trama gialla, in realtà, era solo un pretesto, e il telefilm si reggeva soprattutto sull’interazione/contrapposizione tra Wilde e Sinclair, i cui antitetici caratteri, il diverso ceto sociale di provenienza e gli opposti stili di vita erano sempre motivo di scanzonato antagonismo e gustosi siparietti.
Tutti quelli che hanno seguito con passione il telefilm (che oggi potreste trovare su qualche canale dedicato alla nostalgia di quegli anni), non avranno dimenticato, e come mai potrebbero?, la leggendaria sigla iniziale: le foto di Roger Moore e Tony Curtis che scorrono affiancate una all’altra a riassumere i momenti salienti delle reciproche esistenze, sulle note malinconiche di The Persuaders, composizione a firma di John Barry. Un nome, questo, che, se non siete addetti ai lavori, vi dirà poco, salvo poi scoprire che lo straordinario compositore britannico (ci ha lasciati dieci anni fa), oltre a The Persuaders, compose anche la musica per dodici film della serie di James Bond e vinse ben cinque Oscar per le migliori colonne sonore: due nel 1967 per Nata Libera, uno nel 1969 per Il Leone D’Inverno, uno nel 1986 per La Mia Africa e uno, l’ultimo, nel 1991, per Balla Coi Lupi.
Scritta da Barry nel 1971, The Persuaders venne registrata utilizzando il Moog, sistema di sintetizzatori molto in voga in quel periodo (chiedere a Emerson Lake & Palmer per conferma), e il Cimbalon, strumento musicale a corde battute o pizzicate, originario dell’Ungheria. Una strumentazione anomale per una canzone che fu un singolo di successo in molti paesi europei (tra cui Francia, Germania e Paesi Bassi), contribuendo allo status di culto della serie in Europa. Una curiosità: il lato B del 45 giri conteneva un’altra canzone di Barry, The Girl with the Sun in Her Hair, un altro brano strumentale, che venne utilizzato come jingle per lo spot televisivo dello shampoo Sunsilk.
Blackswan, mercoledì 16/06/2021
Wow, che meraviglia, e che dolce nostalgia.
RispondiEliminaNon conoscevo il palmares dell'autore della musica,ma mi si è aperto un baule di ricordi.
"Quei due" erano formidabili.
Grazie, mi hai fatto aprire bene la giornata.
@ Ricordo indelebile :)
RispondiEliminaPoche cose, ma di spessore
RispondiEliminaLa televisione generalista di oggi propone molte cose, quasi sempre di nessun interessea, a qualsiasi ora, intervallate con notevoli quantità di pubblicità. Il tempo dedicato alla pubblicità è ormai superiore a quello per i programmi e la qualità delle pubblicità è spesso, anch'essa, superiore.
Anche i miei cassetti dei ricordi si sono aperti e la nostalgia, seppur dolce, mi fa sentire come quelli che si lamentano dei tempi perchè i loro erano "migliori". Tuttavia, bisogna riconoscere che ieri come allora, i telefilm e le serie sono interpretate da bravi attori e dirette da registi notevoli.
Post godibile e interessante... come sempre. Grazie
Sono epoche non paragonabili, se non nell'ottica del "novellare del nostro buon tempo antico", che hai giustamente menzionato.
RispondiEliminaA me sembra già miracoloso che ogni tanto escano produzioni tv di buona qualità, al punto che pensando al livello culturale medio del nostro paese mi chiedo chi le guardi...
@ Berica: E' facile cadere nella trappola del "ai miei tempi si stava meglio". Lo è per alcune cose, senza dubbio, non per altre. Di sicuro oggi è tutto troppo e troppo veloce. Il tempo sembra fuggire senza punti di riferimento che creino ricordi. Le cose esistono solo se sono in rete e sul telefonino.
RispondiEliminaGrazie, come sempre :)
@Unkwown: si, ci sono ancora cose di qualità, senza dubbio. Per un pubblico sempre più ristretto, temo.
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