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giovedì 19 dicembre 2024

Michael Kiwanuka - Small Changes (Polydor, 2024)

 


Piccoli cambiamenti, nessuna rivoluzione. Il nuovo album di Michael Kiwanuka, londinese di origini ugandesi, è meno avventuroso del suo predecessore (Kiwanuka, 2019) e meno originale del celebrato Love & Hate (2016), più vicino, semmai, per certe delicatezze sonore, al suo esordio Home Again (2012). Small Changes, però, è un gran disco, che dimostra, semmai ce ne fosse ulteriormente bisogno, la capacità del songwriter britannico di creare musica tanto emotivamente coinvolgente quanto tecnicamente sofisticata.

Non manca il mestiere, ovvio, la capacità di cesellare e rifinire ogni singola nota, di azzeccare melodie avvincenti, fruibili anche da coloro che si accostano per la prima volta alla sua musica; ma continua a stupire, tuttavia, la capacità di creare un legame intimo con l’ascoltatore, innervando le canzoni di autentico pathos, di condivisa malinconia. La miscela miele e liquerizia di soul, folk e rock, che l’ha reso celebre, accompagna così gli ascoltatori in un viaggio riflessivo che parte dall’intimo, ma diventa, ascolto dopo ascolto, universalmente riconoscibile. Un viaggio attraverso territori avvolti in un'ambientazione lussureggiante, quasi cinematografica, ma che non perde mai quel calore tracimante di sentimento e quella profondità introspettiva che sono diventati i tratti distintivi della sua musica.

Un suono caratterizzato da un'atmosfera retro-soul screziata da influenze blues e folk, in cui emerge un’abilità unica nel catturare emozioni veraci, stratificate, però, attraverso una strumentazione complessa, una ricerca melodica mai banale e testi colloquiali ma potenti, che, in questo specifico caso, parlano di crescita interiore e amore (la paternità di Michael ha influito non poco). 

Non c’è una traccia debole in Small Changes, ma una scaletta coerente e coesa nel suono, nella quale spiccano per bellezza e intensità alcune delle canzoni migliori scritte dal musicista londinese. La title track si muove lenta su una ritmica trattenuta, quasi sussurrata, gli archi avvolgono, le tastiere accarezzano, l’assolo di chitarra si concede un tocco di morbida psichedelia, il ritornello è sublime melodia.  La voce di Kiwanuka, densa di velluto soul, riflette sui cambiamenti graduali che definiscono le nostre vite, esortandoci a riconoscere come piccoli aggiustamenti possano portare a una profonda trasformazione. È una testimonianza dell'abilità di Kiwanuka nel scrivere canzoni: si concentra spesso su temi universali, ma la sua interpretazione è così personale che sembra una conversazione diretta con l'ascoltatore. Un riff di chitarra e una splendida linea di basso guidano il groove di "One and Only", ballata il cui morbido srotolarsi fra percussioni, archi e sgocciolanti note di pianoforte parla di amore e lealtà, sprigionando un calore e una sincerità che offre un messaggio di speranza sull’importanza dei rapporti affettivi.

"Rebel Soul", a parere di chi scrive uno dei vertici del songbook di Kiwanuka, segna il momento più sperimentale nell’album, con un ritmo trascinante, un avvolgente drive di pianoforte, circolare e discendente, e pochi, misurati tocchi di chitarra che evocano trame soul dal sapore settantiano. La canzone possiede un'energia innegabile che contrasta con le tracce più morbide e introspettive dell'album, dandole un tocco più avventuroso che si riconnette al precedente disco del 2019.

"Lowdown (Part I)" presenta una miscela armoniosa di blues e soul, e la voce di Kiwanuka porta con sé una sincerità che sembra quasi catartica. C'è un tono riflessivo qui, quasi sognante, esaltato poi da "Lowdown (Part II)", le cui tessiture psichedeliche rimandano immediatamente ai Pink Floyd e all’iconico suono di chitarra di Gilmour. 

Come dicevamo, pur senza concedersi particolari azzardi e navigando in acque sicure, Kiwanuka non sbaglia un colpo, e la scrittura è sempre ispiratissima, sia nel midtempo di "Follow Your Dreams" (brano più vicino a certe cose di Love & Hate), che invita a non temere alcuna paura inseguendo i propri sogni, sia quando si cimenta in un’altra ballata stellare come "Live For Your Love", canzone che cattura perfettamente la vulnerabilità che si prova ad amare qualcuno profondamente, e che si muove lentamente, fra la stratificazione d’archi orchestrali e qualche accenno jazzy, creando un paesaggio sonoro lussureggiante, che sembra al contempo moderno e senza tempo.

"Stay By My Side" è l’ennesima canzone che fa breccia nel cuore, grazie a una melodia che persiste a lungo anche dopo la fine di tre minuti e mezzo che rendono omaggio alla forza di un amore duraturo, e se "The Rest Of Me" racchiude la profondità e le sfumature che definiscono il talento artistico di Kiwanuka, grazie a un arrangiamento ricco e stratificato e una linea di basso spaziale che spinge un groove tanto morbido quanto seducente, "Four Long Years" chiude la scaletta con un tocco elegiaco e appassionato, che porta indietro nel tempo, agli anni sessanta e a certe meraviglie targate Motown.

Piccoli cambiamenti, nessuna rivoluzione. E forse di rivoluzioni nemmeno sentivamo il bisogno, ma di certezze, quelle, si. Small Changes non innova un songbook senza cedimenti, ma ne conferma l’assoluto valore, e testimonia della crescita artistica di un musicista che sa creare canzoni che risuonano a un livello profondo ed emotivo, che sa plasmare con intelligenza le influenze di svariati generi, pur mantenendo un suono distintivo, e non perde di vista uno degli obbiettivi principali che la musica si prefigge: toccare il cuore della gente ed emozionare.

Voto: 8

Genere: Soul, Folk, Rock

 


 


Blackswan, giovedì 19/12/2024

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