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sabato 29 ottobre 2011

JACKSON BROWNE - LATE FOR THE SKY


Nick Hornby, nel suo saggio " Trentun Canzoni ", fa ammenda verso sè stesso per aver volontariamente trascurato " Late For The Sky " per tanti anni ed averlo scoperto solo di recente, in età adulta. Questione di stupido snobismo, sostiene : l'aspetto dimesso, i buffi capelli a caschetto, il fatto di ritrovare i dischi di Browne nelle discografie delle compagne di liceo e l'indomita propensione verso il punk, impedirono allo scrittore inglese di godere di un disco che, cito testuale: "è molto, molto migliore di quanto avrei mai immaginato". L’atteggiamento di Hornby verso il terzo album del cantautore californiano ricalca  più o meno il mio. In giovane età, mi avvevano regalato " Running On Empty " e, salvo la celeberrima " The Road ", non mi piaceva affatto, lo trovavo ( io che allora ritenevo, ingiustamente,  l'Inghilterra il cuore pulsante del mondo musicale ) troppo smaccatamente americano.Col passare degli anni, invece, trovai quel disco , prima molto piacevole, poi decisamente bello.Comprai allora " Late For The Sky ", con la curiosità di approfondire un autore troppo frettolosamente catalogato e altrettanto frettolosamente messo da parte. Fu amore a primo ascolto, un amore semplice, reciproco ( io do qualcosa di me a Jackson e lui contraccambia in note ) e diretto, fatto di tante tenerezze e struggimenti malinconici. Perchè  " Late For The Sky ", una volta accantonato tutto lo snobismo post adolescenziale, suona alle mie orecchie esattamente per quello che è: un capolavoro. Affermazione apodittica, ne converrete, ma come sono spesso le affermazioni apodittiche, mossa esclusivamente da appassionata e febbrile dedizione. Otto in tutto le canzoni del disco, e una più bella dell'altra. Basterebbe questo semplice e facilmente constatabile rilievo artistico per giustificare l’apparente assolutismo di prima. Ma c'è di più.  " Late For The Sky " è il disco che parla del divorzio di Jackson Browne dalla sua prima moglie .E' un lavoro  pervaso da tristezza, rammarico, risentimento, dolore.Eppure, non c'è una nota di esasperazione, nessuna iperbole, nessuna traccia di melodramma.Ogni singola canzone è dipinta con i colori tenui del pastello.C'è una delicatezza nell'esposizione che lascia basiti, come se l'urgenza di esprimere una sofferenza immensa, trovasse nella musica un sorta di romito intimista, di sussurro dell'anima che spiega senza necessariamente voler convincere.Canzoni che potrebbero essere strazianti, ma che risultano essere invece solo consolatorie.Mai sopra le righe, Browne esprime la propria fragilità, si mette a nudo, con pudore e timidezza, parla della fine di un amore con le parole e i sentimenti che tutti abbiamo provato in circostanze analoghe .L'amore, che non c'è più, anche se vorresti non fosse così ; il male che lei/lui ti ha fatto, il risentimento per questo dolore e la nostalgia dei bei momenti che non torneranno.Otto canzoni che scavano sommessamente nel lato oscuro dei sentimenti, senza però che il rancore prenda il sopravvento, lasciando al cuore il tempo per rigenerarsi, in una catarsi emotiva che tutto risolve in un sorriso amaro, certamente triste, ma vitale. La title track è una delle canzoni più belle della mia vita, ogni volta che l'ascolto mi commuovo alle lacrime. "Guardandoti dritto negli occhi” ,canta sommessamente Browne, “non ci vedevo nessuna faccia conosciuta. Che vuota sorpresa sentirsi da soli. Adesso certe parole vengono fuori facili. Ma so che non significano poi tanto se penso alle cose che si dicono  due amanti quando si toccano". Si può esprimere meglio il disagio per un'amore finito, per una persona che ti ha accompagnato per anni e che ora sembra un'estranea? Quanto è sobrio e delicato, Browne, nel descrivere la pena, con quell'incipit per pianoforte e chitarra, miracolosamente fuse in un unico dolcissimo lamento. E poi, l'assolo centrale di chitarra di David Lindley, che penso, e difenderei a spada tratta questa mia opinione contro il mondo intero, sia uno tra i dieci più belli della storia della musica.Tecnicamente ineccepibile, misuratissimo, pregno di una sincera emozione che cresce ad ogni tocco di plettro.Così come è strepitosamente bella ed altrettanto commovente la successiva " Fountain Of  Sorrow", il cui testo  parte dalla descrizione di una fotografia per raccontarci di una fontana di tristezza da cui nascono le incomprensioni che porteranno al successivo abbandono.Poche e strazianti note di pianoforte che ti piazzano un groppo in gola ad ogni nota suonata. " Farther On " si sviluppa su una complessa linea di canto che si scioglie nei ricami sinuosi della chitarra di Lindley ( c'è, è tutto, e quasi non te ne accorgi ) conducendo per mano l’ascoltatore in una dimensione sonora quasi eterea, impalpabile.E quanti al mondo sono stati in grado di scrivere una canzone come " For a Dancer ", così semplice, quasi dimessa, eppure così deliziosamente orecchiabile, con i controcanti ed il violino, che si muovono con la leggerezza di foglie  in balia del vento ? Scrivo di questo disco e nel contempo lo ascolto. Confesso che come al solito vengo travolto da un’ondata di emozioni difficilmente controllabile. Ha ragione Hornby quando dice che questo è un disco che non si può capire ed amare quando sei giovane. Occorre, cito di nuovo testualmente, " aver vissuto un pò per comprendere la profondità dei sentimenti che ha dato forma a queste canzoni". Ma alla mia età, all'età di Hornby e alla vostra, se avete superato la quarantina, so che non vi sarà difficile comprendere la perfetta bellezza del capolavoro del cantautore americano più triste e lontano dagli schemi.Tutto sommato, quando si tratta di muisca, non è mai troppo tardi per il cielo. 

Blackswan, 29/10/2011

15 commenti:

  1. O come Nick e basta,cioè,me medesimo :)

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  2. :) quante volte pure io ho voluto (e continuerò a fare mi sa) lo "snob", ma l'importante è trovare una giusta scusa quando ti chiederanno: "ma come? non dicevi che non l' avresti mai ascoltato??"

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  3. Con certa musica faccio sempre una gran fatica a rapportarmici e non so il perchè,e Browne fa parte di questa musica.C'ho provato,e ci provo,ad ascoltare questo tipo di musica,ma c'è sempre qualcosa che non quadra

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  4. @ Novalis : ho come l'impressione che se conforntiamo la nostra top 30 di sempre,la metà dei dischi li abbiamo in comune :)

    @ Marco : sei forte,Marco :) prometto che fra le prossime pietre miliari ci metto qualcosa di punkissimo :)

    @ Massi : penso che la cosa importante nella vita sia provarci sempre.La curiosità è tutto,poi un artista può anche non piacere.Ma le passioni,a prescindere dai gusti, si nutrono proprio di curiosità.

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  5. però! che bel posto il tuo!

    love, mod

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  6. non lo ascolto manco se mi ammazzano

    gianf

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  7. @ Gianf : non farti ammazzare,non ne vale la pena.

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  8. @Blackswan:Musicalmente sono sempre stato molto curioso,ed in questo il mio essere chitarrista mi ha aiutato parecchio:essere continuamente alla ricerca di suoni e tecniche nuove mi permette di non avere i paraocchi che molti miei colleghi più giovani hanno,e mi permette di non partire prevenuto verso un artista(a meno che non si tratti di porcheria immonda come d'alessio o tokyo hotel)

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  9. @ Massi : un giorno mi piacerebbe fare la top ten della porcheria immonda :)

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  10. Bè, che altro dire? Hai già detto tutto tu....

    Il piacere delle scoperte e delle riscoperte è qualcosa di eccezionale secondo me, soprattutto quando si parla di musica....

    Anch'io con la musica di Browne ho sempre avuto un rapporto strano, un po' tira e molla diciamo, ma sempre sempre piacevole....

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  11. @Blackswan:Putroppo non bastarebbe una top ten

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  12. @ Lozirion . quando sarai vecchietto come me,probabilmente ti piacerà di più :)

    @ massi : prima o poi,però,un post sulle ciofeche lo faccio .)

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