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lunedì 31 marzo 2014

IL MEGLIO DEL PEGGIO - 25^ puntata






Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo


"Troppi dirigenti, troppo anziani. Ogni tre che se ne vanno in anticipo, potremo assumere un funzionario". Marianna Madia, dixit, quella che guardava Peppa Pig in tv con il figlio quando riceve la telefonata che la informava dell'investitura parlamentare, per intenderci. La ministra per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, che pare la personificazione di una "vergine botticelliana", propone un' "originale" quanto rivoluzionaria ricetta per rinverdire la Pubblica Amministrazione. Sei vecchio ? Fuori dalle balle, per dirla brutalmente. Una proposta che ha il sapore di un vago berlusconismo, in salsa piddina. Avanti i giovani, dunque. E se fossero pure avvenenti, meglio ancora, in ossequio al Berlusconi- pensiero che dell'immagine ha fatto un vessillo e con buona pace del Paese del Sol Levante, dove la funzione di leadership si armonizza con un sistema fondato sull'anzianità. Noi non siamo giapponesi e viviamo in un paese in cui una certa classe politica e dirigente ha alimentato una sottocultura fatta di giovanilismo, mediocrità, arrivismo, stoltezza e arroganza e che difficilmente sarà estirpabile. E anche se alla trasognata ministra Madia ha risposto seccamente la ministra dell'Istruzione, Stefania Giannini, puntualizzando che un sistema sano non manda a casa gli anziani per fare entrare i giovani, nessuno ha avuto il coraggio di spendere, ad esempio, una parola sulla necessità di mandare a casa i parassiti. Cara, Marianna Madia perchè non cominci col prepensionamento dei favoritismi, delle raccomandazioni e fidelizzazioni politiche?  E soprattutto, perchè non si
inizia a promuovere seriamente una cultura basata sul merito e sul rispetto della persona ? Non è certo con la marginalizzazione dal mercato del lavoro (e dalla società) di coloro che hanno varcato gli "anta" che si risolve il problema. E dove vanno a finire l'esperienza, la professionalità e l'autorevolezza di coloro che sono ancora nel pieno della potenzialità intellettuale? Domanda inutile, diceva una celebre canzone. Intanto, Matteo " Il Magnifico" snocciola una serie di supercazzole. Una supercazzola tira l'altra, come le ciliegie. Vi ricordate cosa disse Renzi, a dieci giorni dalle primarie del Pd, a proposito degli F-35 ? "Io ho proposto il dimezzamento, perchè la questione riguarda il diritto di ogni paese su che difesa avere". Ebbene, arriva Mr.Obama a Roma e dopo salamelecchi come: " Per noi non è solo il Presidente degli Stati uniti, ma una fonte di ispirazione..." Yes, we can", vale anche per noi", trovandosi ad affrontare il tema spinoso degli F-35, il nostro Premier cerca giri di parole garantendo il rispetto dell'Italia di tutti gli impegni con gli alleati. Peccato che, qualche momento prima, il presidente americano abbia sottolineato che quando si parla di difesa, ognuno deve fare la sua parte e, quindi, le sue spese. Come per dire, signori miei, ora mica potete tirarvi indietro. La questione F-35 pare averla archiviata il cereo capogruppo Pd, Roberto Speranza: "L'Italia non può non permettersi di non avere un sistema di sicurezza efficace. Gli F- 35 non sono inutili". Tradotto: gli F- 35 si acquistano. Altro barbatrucco renziano, la vendita on line delle auto blu. Se ne
venderebbero 151 fino al 16 aprile per fare posto, udite udite, ad altre 210 vetture nuove. Altro che il gioco delle tre carte. E il taglio ai compensi dei manager pubblici ? Il limite, fissato a 311 mila euro riguarderà solo i manager
delle società non quotate in borsa (il provvedimento non toccherà Enel, Eni, Finmeccanica e Fs). Morettistaisereno, dunque. E il taglio alle Province? Il Mago Renzi ha assicurato che, con l'approvazione al Senato del ddl Delrio,
saranno tagliati 3.000 posti ai politici. Ma questi escono dalla porta per rientrare dalla finestra. Pare, infatti, che ingrosseranno le fila dei consigli comunali. Insomma, Renzi, conferma di essere solo chiacchiere e distintivo.  

Davide Tripiedi (deputato M5S) nel prendere la parola alla Camera per un intervento sul provvedimento in materia di lavoro, suscita l'ilarità dell'aula: "Sarò breve e circonciso".

Silvio Berlusconi, a proposito dell'esclusione della Russia dal G8: "Trovo antistorica e controproducente la decisione dei leader riuniti all'Aja di escludere la Federazione Russia dal G8, ieri...Sono stato io, infatti, nel '94 a invitare per primo il Presidente Eltsin al G7 di Napoli e nel 2001 a trasformare il G7 in G8 con il Presidente Putin a Genova. E ancora nel 2002 a volere e a concludere l'alleanza strategica tra la Nato e la Russia celebrata al vertice di Pratica di Mare".

Silvio Berlusconi, ai giornalisti sul presunto "cerchio magico" attorno a lui: "Di magico in Forza Italia ci sono solo io che, ancora, dopo vent'anni di guerra che mi fanno, sono qui vivo e vegeto, con tanta voglia di combattere per
la libertà mia e di tutti
".

Vittorio Feltri (ex direttore de "Il Giornale") a "La Zanzara" : " Berlusconi sembra Bossi. Vive recluso in casa, prigioniero del cerchio magico. E' ostaggio di queste donne, Maria Rosaria Rossi, che riveste il ruolo di Rosy Mauro per Bossi e Francesca Pascale. Meglio essere prigioniero delle olgettine, che forse costavano anche meno della Pascale".

Antonio Razzi (senatore FI) , ospite a "La Zanzara": "Berlusconi? Un santo, è come Cristo, perchè qualsiasi cosa che tocca lui fa i miracoli". E su Grillo dice: "E' malat di capa". E confessa di avere pure delle ammiratrici: "Mi scrivono "ti voglio bene, sei un bel ragazzo, quando ci vediamo? Sì, ci possiamo pure vedere, ti offro la pizza, ma poi tu a casa tua e io a casa mia".





Cleopatra, lunedì 31/03/2014

domenica 30 marzo 2014

99 POSSE – CURRE CURRE GUAGLIO’ 2.0





Mai un disco in Italia ha rappresentato così bene il periodo storico in cui è stato concepito, nonchè i palpiti, le aspettative e la militanza di un’intera generazione, come fece Curre Curre Guagliò, opera prima dei 99 Posse, collettivo musicale nato dall’esperienza del Centro Sociale Officina 99 di Napoli. Era il 1993, l’Italia stava faticosamente uscendo dalla prima repubblica e dal caos di Mani Pulite, e ancora non si era perduta nel deprimente ventennio berlusconiano. I giovani, le cui coscienze di li a poco sarebbero state azzerate dallo tsunami tecnologico di playstation, social network e iphone, trovavano la forza di partecipare, di schierarsi, di combattere per ciò in cui credevano. Erano gli anni dei centri sociali come luoghi di aggregazione, dell’ attivismo politico e sociale, di piazze gremite e di un’ultima, nascente creatività (anche musicalmente parlando).  Impossibile, quindi, per quella gioventù, ancora forte, pensante ed entusiasta, non riconoscersi in una nuova musica che si sviluppava attraverso ritmiche raggamuffin dub e hip hop, e che si esprimeva con i testi icastici, taglienti e  barricaderi di Luca “O’Zulù” Persico. Erano parole che scuotevano le coscienze, che inducevano a pensare, che invitavano a schierarsi a favore dei deboli e degli oppressi con un’intransigenza e una coerenza politica che in seguito non trovò più domicilio alcuno, né in musica, nè tanto meno nella sinistra, anche radicale, italiana. 




Non è un caso quindi che il disco d’esordio dei 99 Posse vinse la Targa Tenco come miglior disco in lingua dialettale, che la title track fu scelta da Gabriele Salvatores come colonna sonora per il suo settimo film, Sud, e che in seguito il testo di quella canzone fu inserito in un’antologia della letteratura italiana per scuole superiori, Le Basi Della Letteratura, pubblicato lo scorso anno. Oggi, a vent’anni di distanza, Luca Persico ha rimesso mano a quel leggendario esordio, proponendone una versione aggiornata e rivisitata, grazie alla partecipazione e al contributo di molti amici, tra cui Alborosie, Mama Marjas, Caparezza, J-Ax, Clementino, Pau dei Negrita, Punkreas, Samuel dei Subsonica, Banda Bassotti, Francesco Di Bella dei 24 Grana, Ensi, Signor K e Bonnot,  Enzo Avitabile e i Bottari, Roy Paci e Valerio Jovine.  Curre Curre Guagliò 2.0, se da un lato mantiene intatta la forza dirompente dell’originale, dall’altro si arricchisce di nuovi punti di vista, di sonorità più fresche che potranno piacere anche a un pubblico giovane, e di quattro canzoni inedite scritte per l’occasione. Inutile sprecare altro tempo per un disco che, senza tanti giri di parole, è stata la colonna sonora di quando noi quarantenni eravamo la meglio gioventù e stavamo in strada e nelle piazze a combattere per un’Italia migliore: noi quelle canzoni le ameremo a prescindere, come amiamo la nuova versione che ne è stata data. Vale però la pena soffermarsi sull’ultima canzone in scaletta che, non a caso, è Ho Un Rigurgito Antifascista (nel disco originale era la quinta traccia), trasformata qui in una roboante patchanka che suona come un monito alle più giovani generazioni: attenzione, perché il fascismo, che oggi ha assunto anche le sembianze accomodanti di un leader politico pronto ad abolire il Senato per dare al Presidente del Consiglio poteri padronali, è ben lungi dall’essere sconfitto. Parole forti e senza compromessi (…l’unico fascista buono è un fascista morto) che forse ispireranno qualche ragazzo a chiudere facebook e a ritrovare dentro sè “quel calore… che brucia, arde e freme”.


Non so bene, non so dire dove nasca quel calore

Ma so che brucia arde e freme

E trasforma la tua vita, no tu non lo puoi spiegare,

Una sorta di apparente illogicità

Ti fa vivere una vita che per altri è assurdità

Ma tu fai la cosa giusta te l’ha detto quel calore

Ti brucia in petto è odio mosso da amore

Da amore guagliò.



VOTO: 8






Blackswan, domenica 30/03/2014

venerdì 28 marzo 2014

SCOTT H. BIRAM - NOTHIN' BUT BLOOD

E' un tipo tosto Scott H. Biram, uno con la pellaccia dura. Quando il 25 marzo di undici anni fa (era il 2003), il suo veicolo impattò frontalmente contro un tir, nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla sua sopravvivenza. Si ruppe un femore, un braccio, i piedi, i denti e ebbe parecchie lesioni interne, tanto che dovettero asportargli un tratto di intestino (la cicatrice all'addome è in bella mostra mostra sulla copertina dell'album). Eppure, un mese dopo quell'incidente, Scott era nuovamente sul palco a suonare, roccioso come la sua chitarra, saldo come la roots music delle sue canzoni, tetragono come i muri di decibel che riesce a ergere quando si addentra in territori spigolosamente hard. One man band, come declamano orgogliosamente le note di copertina, undici album all'attivo, un consistente seguito di fans in patria, il chitarrista e cantante texano è uno di quei musicisti che vive sempre al confine, presidiando il punto esatto di frontiera in cui la tradizione americana si incontra con attitudini punk e hardcore. Potrebbe essere paragonato a Hank William III, se non fosse che Biram preferisce seguire le strade del blues, piuttosto che quelle del country. Ma la grinta, a tratti vestita di autentica ferocia, è più o meno la stessa. Nothin' But Blood riassume molto bene quale sia il credo musicale del bluesman texano: momenti di folk blues tradizionali (eccellente il brano d'apertura intitolato Slow & Easy), classici del blues strapazzati dalla voce di Biram, spesso assimilabile a un ringhio (una Back Door Man di Willy Dixon davvero notevole), sfuriate di distorsioni che si spingono ai limiti dell'hardcore o del metal (Around The Bend, Church Point Girls e Only Whiskey) e invenzioni stralunate che fanno intuire che nel cervello del ragazzo si annidi un piccolo germe di follia (Amazing Grace rifatta per voce e armonica). Pochi strumenti (prevalentemente chitarre), arrangiamenti essenziali, ma grinta da vendere. Tanto che, nonostante affiori qualche deja vu a dispetto dell'aura di "diversità" che l'artista si vuol dare, il disco finisce per produrre lo stesso effetto corroborante di una lunga sorsata di bourbon quando fuori infuria il temporale.
VOTO: 7





Blackswan, venerdì 28/03/2014 

mercoledì 26 marzo 2014

RUFUS WAINWRIGTH - VIBRATE: THE BEST OF RUFUS WAINWRIGHT




Dopo vent'anni di attività, nove album in studio e un numero considerevole di collaborazioni sia in ambito musicale che cinematografico, è arrivato il momento per Rufus Wainwright di celebrare una discografia senza sbavature. Così, in questi giorni, la Universal lancia sul mercato Vibrate: The Best Of..., greatest hits che esce sia in versione singola che in formato deluxe, quest'ultimo impreziosito da un ulteriore cd, contenente il materiale più stuzzicante della raccolta. Il primo cd spazia, senza mantenere un ordine cronologico preciso, attraverso tutta la discografia del cantante canadese. E' chiaro che vi siano pesanti omissioni e che molti potranno lamentarsi per non aver trovato in scaletta la propria canzone preferita. Ma questa è la logica di un best of: le canzoni le scelgono gli altri e i fans devono solo abbozzare. Per quanto mi riguarda, salta immediatamente all'occhio la mancanza anche di un solo estratto da All Days Are Nights: Songs For Lulu, il mio album preferito di Wainwright e probabilmente un'opera talmente complessa e omogenea (eseguita interamente per pianoforte e voce) che spezzettarla sarebbe stato un autentico delitto. Fatto questo (probabilmente) inutile appunto, bisogna ammettere che le sedici canzoni contenute nel disco sono ben assemblate e risultano di una qualità talmente alta da mantenere intatta la visione d'insieme su uno dei più grandi protagonisti della scena pop mondiale. Oltre a grandi e notissime canzoni (Cigarettes and Chocolate Milk, The Art Teacher, The One You Love), la raccolta contiene anche la cover di Halleluja di Leonard Cohen tratta dalla colonna sonora di Shrek (sentito omaggio di Rufus all'amico Jeff Buckley) e un inedito, la splendida ballata, scritta a quattro mani con Guy Chambers, Me And Liza. Di sicuro, più interessante è il bonus cd della special edition, che contiene altri due discreti inediti, Chic And Pointless e WWIII, alcune cover davvero notevoli (Across The Universe dei Beatles e Chealsea Hotel N°2, ancora Cohen), e otto tracce eseguite dal vivo fra il 2010 e il 2012 (Memphis Skyline e One Man Guy ci sono). Se la special edition, considerati i due inediti e le otto versioni live, è appetibile soprattutto per i completisti, il cd singolo è consigliatissimo a quanti vogliano accostarsi a un'artista non facilmente omologabile e abilissimo nell'esplorare con intelligenza i territori meno convenzionali del pop. In ogni caso, o una bella sorpresa o una splendida riconferma. In attesa del prossimo album in studio.

VOTO: 8





Blackswan, mercoledì 26/03/2014

martedì 25 marzo 2014

THE ALLMAN BROTHERS BAND - PLAY ALL NIGHT: LIVE AT BEACON THEATRE 1992



Tutto troppo semplice, troppo ovvio, troppo prevedibile. Se mi pagassero a recensione, rifuterei di essere ricompensato per quello che mi sto accingendo a scrivere. Sai che sforzo: sono gli Allman Brothers Band e questo è l'ennesimo cd che recupera una loro storica esibizione live. Che cosa potrei scrivere per guadagnarmi il guiderdone? Nulla che tutti gli appassionati di classic rock già non conoscano a menadito. Perchè il gruppo capitanato da Gregg Almann e Dickey Betts (nello specifico di queste esibizioni, orfana da almeno vent'anni del grande Duane) è la più grande jam band del pianeta (affermazione superflua e volutamente apodittica) e ogni suo disco dal vivo ha ragione d'essere solo perchè un certo tipo di musica è impossibile ascoltarla suonare meglio. Così, è davvero inutile cincischiare troppo con le parole, dal momento che, chi sa esattamente di cosa sto parlando, questo ennesimo live di effervescente southern rock lo compra a scatola chiusa, senza bisogno di leggere una mia frusta recensione. Per tutti gli altri, forse un paio di cose, ma proprio solo un paio, vale la pena raccontarle. Play All Night si compone di sedici canzoni, distribuite su due cd, registrate dal vivo le sere del 10 e 11 marzo del 1992 al Beacon Theatre di New York, innanzi al consueto tutto esaurito di un pubblico di fans entusiasta e rumoroso. La line up dell'epoca, oltre a Gregg Almann e Dickey Betts, comprendeva anche Butch Trucks, Mark Quinones, Jaimoe, Allen Woody e il grande Warren Haynes, questi ultimi due destinati, di lì a poco, a formare i Gov't Mule. Un'esondazione sonora di quasi due ore e mezza, in cui vengono alternati i grandi successi della band ad altre canzoni più recenti, in cui a farla da padrone è il perfetto interplay fra la chitarra di Betts (dal suono più fluido e colorato) e quella di Haynes (dal suono più poderoso e arrembante) che si sfidano in tumultuose cavalcate che sembrano non aver mai fine. Splendide le versioni di Jessica, di In Memory Of Elisabeth Reed (venti minuti di autentica goduria) e di Dreams, addirittura da capogiro quella di Blue Sky, impreziosita da una serie di assoli da brivido. Convince ed emoziona, infine, una super cover di Hoocie Coochie Man, preceduta da un funambolico intro di chitarra di Warren Haynes, che canta anche il brano con roco trasporto. Altro da aggiungere alla recensione più farlocca della storia? Direi proprio di no. Quindi, se amate la buona musica, fiondatevi nel negozio di dischi più vicino a casa e acquistate questa autentica gemma. Consigliatissimo.

VOTO: 9





Blackswan, martedì 25/03/2014