Nate nel 2009, le Thundermother, rock band svedese tutta al femminile, sono la creatura della chitarrista Filippa Nässil, unico membro originale della band e vera e propria depositaria di un suono ormai immutabile da quindici anni. Dirty & Divine è il sesto album in studio del gruppo, e il primo della loro attuale formazione, dopo l'uscita di tre quarti dei membri precedenti.
Un vero e proprio cataclisma, che ha visto la cantante Guernica Mancini, la batterista Emlee Johansson e la chitarrista/bassista Mona Lindgren mollare il colpo (pare in modo non proprio amichevole) per dare vita al progetto The Gems, power trio dalle sonorità affini a quelle dell’ex casa madre. La Nassil si è rimboccata le maniche, e forte del suo verace desiderio di rock’n’roll e del suono distintivo della sua sei corde, vera e propria macchina da guerra di riff hard rock old school e di assoli al fulmicotone, ha assicurato la sopravvivenza della sua band di fronte a una battuta d'arresto che avrebbe portato molti gruppi a fermarsi.
La
chitarrista ha, dunque, arruolato la cantante Linnea Vikström Egg, la
batterista Joan Massing, e la bassista Majsan Lindberg, che aveva giù
fatto parte in passato della line up e, strano ma vero, questo
stravolgimento ha messo in pista quella che è la versione migliore di
sempre delle Thudermother.
La band suona coesa e agguerrita come non mai, e Dirty & Divine è un album che incorpora un hard rock groovy, potente, crudo e rumoroso, che non manca però di mostrare uno sfacciato tiro innodico e melodie irresistibili, che trasformano la scaletta in autentico e chiassoso divertimento.
Sebbene la band sia svedese, fatta eccezione per la nuova batterista Joan Massing, il suono del disco richiama tanto la scuola britannica quanto il Sunset Strip di West Hollywood degli anni '80, e non le gelide regioni nordiche che il quartetto chiama casa. La scaletta, quindi, propone la celebrazione di un sound antico, che viene però riletto con piglio moderno, tanto che Dirty & Divine, pur palesando in modo sfacciato le proprie fonti d’ispirazione, possiede smalto da vendere, è un’opera vibrante e coesa, figlia del desiderio di far casino e divertirsi tutta la notte, finchè il sole non sorge all’orizzonte. Un disco, inoltre, che trasuda positività dall'inizio alla fine, lasciando la sensazione molto indicativa di una band determinata a lasciarsi alle spalle i recenti problemi e a guardare a un futuro più luminoso.
Questo
stato d'animo è ampiamente racchiuso nella traccia di apertura "So
Close", un brano che incita a non arrendersi mai, trainato da un bel
riff rock blues, da una sezione ritmica agguerrita e, soprattutto, dalla
voce incredibile di Linnéa Vikström Egg, una vera e propria erinni, che
ama il ringhio e la sporcizia, e la cui estensione e potenza schizza
fuori dal mix, non importa quanto rumorosamente tu possa suonare.
Solo trentaquattro minuti di musica, prodotti magnificamente da Soren Andersen, che spingono l’ascoltatore a un headbanging capace di mettere a dura prova il rachide cervicale. Tutto già sentito, ovviamente, ma suonato con un trasporto che innerva adrenalina a profusione: "Speaking of the Devil" possiede un taglio quasi radiofonico e decolla con un ritornello dalla melodia implacabile, "I Left My License In The Future" sgomma alla grande su una linea di basso tonitruante, "Take The Power" è un deragliamento punk rock alla Motorhead, in cui Linnéa Vikström Egg dà vita a una performance urticante, "Can You Fell It" si diverte a riproporre il classico sound AC/DC, mentre la traccia finale "American Adrenaline" si apre con ed è guidata per tutto il tempo da un ritmo di rullante propulsivo in stile treno ad alta velocità e fa tornare alla mente certe cose dei Motley Crue.
Dirty & Divine non è altro che una tirata rock’n’roll, che non molla dall'inizio alla fine. Pur con tutti i limiti della proposta (la mancanza di qualche ballata, che avrebbe potuto alterare le dinamiche della scaletta, il debito pagato alle proprie fonti d’ispirazione, e la conseguente mancanza di originalità), la Thundermother sanno esattamente cosa fare e lo fanno benissimo. Si sente la passione, si sente la voglia di divertirsi divertendo, si sente l’amore dalla mamma per il proprio figlio: un rock che all’anagrafe sarebbe quasi in età pensionabile, ma che, nonostante gli anni, si è mantenuto in una forma decisamente invidiabile.
Voto: 7
Genere: Rock, Hard Rock
Blackwan, mercoledì 19/03/2025
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