venerdì 13 giugno 2025

Ricky Warwick - Blood Ties (Earache, 2025)

 


Un rocker di razza, uno di quelli duri e puri, insensibili alle mode e coerenti fino all’integralismo, convinto che per scrivere una buona canzone non esiste altro modo se non azzeccare un riff graffiante, un assolo supersonico e un ritornello accattivante. Ricky Warwick è un musicista consumato, con trent’anni di carriera alle spalle, vissuti a capo degli Almighty, quartetto che ha messo a ferro e fuoco gli anni ’90 con un hard rock d’impronta classica (cercatevi almeno quella bomba a mano che porta il nome di Powertrippin’) e nella line up degli storici Thin Lizzy, trasformatisi nel 2013 in Black Star Riders.

Questo Blood Ties, ottavo disco solista che fin dal titolo sottolinea l’indissolubilità del chitarrista con la sua storia e con quell’hard rock di matrice britannica che da sempre è il piatto forte della casa, non tradisce di certo le attese dei tanti fan del musicista nord irlandese.

Descritto come uno degli album più personali che abbia mai realizzato, Blood Ties è un disco attraversato da ottimismo, le cui liriche, semplici ma dirette, parlano di come la propria forza interiore riesca a combattere i demoni personali, rifiutando di farsi risucchiare in un gorgo di tristezza e depressione. In tal senso, l’opener "Angels Of Desolation" apre un immediato spiraglio alla speranza, è un hard rock tirato e arioso, che vanta uno dei migliori ritornelli dell’album e che invita tutti a non mollare di fronte alle difficoltà della vita, ma a rimboccarsi le maniche e reagire con le proprie forze.  

Warwick non si è lasciato sfuggire l’occasione, poi, di avvalersi anche di qualche ospitata di rilievo, come avviene nel rock più cupo, ma non meno elettrizzante, di "Rise And Grind", in cui Charlie Starr dei Blackberry Smoke offre una gran prova alla sei corde, nella successiva "Don’t Leave Me In The Dark", che a dispetto del titolo vede la solare presenza di Lita Ford (Runaways) in un duetto dalla melodia irresistibile, e in "The Hell of Me and You", in cui l’iconico Billy Duffy dei Cult si unisce a Ricky Warwick per un brano che trova il giusto equilibrio tra orecchiabilità e pesantezza e che fa battere il piede dall’inizio alla fine.

In generale, la seconda metà di Blood Ties ha un'atmosfera rock più dinamica, che si ritrova in "Crocodile Tears" e nel ringhio di "Wishing Your Life Away", mentre l’asticella si alza ulteriormente nella conclusiva "The Town That Didn't Stare", un altro esempio di come costruire una buona canzone rock, tra melodia di facile presa e volute di polvere sollevate dalla strada.

Sebbene la produzione sia levigata e manchi un po’ di sporco sotto le unghie, Warwick allestisce una scaletta compatta che si nutre della consueta autenticità e di quella passione di fondo che fa da collante tra momenti più morbidi e sferzante rock’n’roll. E anche se manca la canzone che fa girar la testa, l’ascolto fila via liscio e divertito, rendendo omaggio a tutti quei rocker che sentono indissolubile il legame di sangue con il proprio background musicale.

Voto: 7

Genere: Rock 




Blackswan, venerdì 13/06/2025

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