Quando i tedeschi Bonfire iniziarono la loro carriera, era il 1972, è molto probabile che la maggior parte dei nostri lettori, compreso il sottoscritto, portasse i calzoncini corti o manco fosse nato. Se sommiamo gli anni in cui la band è stata attiva sotto il nome di Cacumen e poi, sotto quello attuale di Bonfire, allora il gruppo è in circolazione da ben cinquantatré anni. Inevitabile, quindi, definire il quintetto teutonico come una vera e propria leggenda, quanto meno per l’importante dato anagrafico e la straordinaria longevità.
Questo nuovo Higher Ground
è, tenetevi forti, l'incredibile ventisettesimo disco pubblicato dal
gruppo, l’ultimo di una carriera segnata da numerosi cambi di line up
(il membro anziano, presente dal 1985, è il chitarrista Johann Ziller,
oggi sessantaseienne), e da una discografia fortemente radicata nel
metal, ma aperta ad esperimenti (l'opera rock The Räuber basata
sulla pièce teatrale The Robbers del drammaturgo Friedrich Schiller), e
a un paio di fuori menù (un doppio album di cover intitolato Legends e un doppio album quasi completamente unplugged intitolato Roots).
La band, come accennato, è tuttavia più nota per il suo mix di heavy
metal melodico e hard rock ad alto contenuto energetico, ispirato in
particolare a sonorità derivate dagli anni Settanta e Ottanta.
I Bonfire, a dire il vero, sembravano aver esaurito le energie in alcune pubblicazioni del passato recente, ma, alla fine, hanno sempre tenuto duro, riuscendo in qualche modo a mantenere un discreto livello qualitativo e a produrre album, alcuni decenti, altri decisamente buoni. Higher Ground è quello che potremmo definire un buon album rock, senza particolari picchi creativi, ma suonato, comunque, da una band che conosce il mestiere a menadito e capace di rendere credibili e divertenti anche i ricorrenti deja vù: oltre al citato chitarrista Johann Ziller, la line up presenta il bassista americano Ronnie Parkes, un tempo membro dei Seven Witches, il chitarrista tedesco Frank Pané, il batterista italiano Fabio Alessandrini, noto per le sue scorribande con i giganti canadesi del thrash metal Annihilator, e il bravissimo cantante greco Kostas Matziaris.
Una
formazione composta da musicisti di diversa estrazione, che, tuttavia,
in meno di tre anni sono riusciti a creare un solido collante che rende
la performance armoniosa e ispirata.
Prova immediata è il primo singolo "I Died Tonight" che in realtà esprime l'opposto del suo titolo e suona fresco, energico e, soprattutto, incredibilmente in linea coi tempi. Il secondo singolo "I Will Rise" apre il disco in modo simile, ed è una bella botta, che offre tutto ciò che i fan del melodic metal e del rock potrebbero desiderare, dal suono di chitarra catchy ai passaggi di basso pompanti, dai pattern di batteria diversificati a una bella voce potente e squillante.
Due episodi che sottolineano come i Bonfire abbiano mantenuto inalterato lo spirito delle loro origini, riuscendo a suonare più vitali di molte band più giovani.
In
scaletta, altri sono i momenti riusciti, come la power ballad "When
Love Comes Down", che parte morbida prima di evolversi in un epico hard
rock, "Fallin'", che attiva la macchina del tempo per tornare
direttamente agli anni ottanta, con un mix melodico a metà tra l'heavy
metal di ispirazione commerciale e l’Aor, e la rilettura conclusiva, in
chiave più decisamente pop, della loro "Rock'n'Roll Survivor”, già
pubblicata nel 2020.
Higher Ground non è certo un disco indimenticabile e, a ben vedere, ripete spesso alcuni tropi del genere che andavano per la maggiore negli anni settanta e ottanta. Tuttavia, l’album è godibilissimo, la carica energetica non è mai messa in discussione, e il quintetto non fa altro che suonare con passione una musica che conosce alla perfezione, rispettandola e offrendola ai fan nella miglior veste possibile.
Voto: 7
Genere: Hard Rock
Blackswan, martedì 08/04/2025
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