"Sali che fra un pò inizia !", gridava dal balcone mia mamma. Io, tutto trafelato, sudato, sporco e impataccato come uno spazzacamino, pallone Tele, rigorosamente nerazzurro, ben saldo sotto l'ascella, facevo d'un fiato i cinque piani di scale che mi separavano dal mio appartamento.Come al solito, ero in giardino a giocare, anche se, a ben vedere, giocare è un eufemismo. A quell'età, avevo circa dieci, undici anni, il gioco per me, e per tutti i ragazzini della mia cricca, consisteva esclusivamente in epiche sfide a pallone che, nel fine settimana, prendevano inizio alle 10.00 del mattino, venivano interrotte da una rapidissima pausa pranzo, per concludersi solo a tardo pomeriggio, quando la luce del sole era così flebile che non riuscivi a vederti nemmeno le scarpette ( Tepa Sport, of course ).Due maglioni per parte a fare i pali della porta, bim bum bam, arimo, io sono Bonimba e io Facchetti ( ciao Cipe, ti voglio bene! ) E poi la domenica, beh, la domenica era veramente speciale.C'era il campionato, giocava la mia Inter, in giardino si stava comunque, ma ogni tanto le partite epiche venivano interrotte per incollare l'orecchio alla radio e ascoltare gli aggiornamenti dai campi.Livio Forma, Sandro Ciotti, Enrico Ameri.Una cantilena indimenticata, come Zoff, Gentile, Cabrini... Poi, verso le 17.00, quando la mamma chiamava, su di corsa a vedere " Novantesimo minuto". Nel mio splendido Tv in bianco e nero, che aveva due manopoloni enormi ( o almeno a me sembravano tali ), passava la sigla d'inizio ( Tanattattatanattattattta ta - ta! ta! ), e mentre il cuore batteva forte, all'improvviso compariva il bel sorriso aperto di Paolo Valenti. Ve lo ricordate ? Io amavo quell'uomo, mi ha insegnato più cose lui di calcio che tutti gli allenatori della mia vita ( non tecnica o tattica, certo, ma signorilità e umiltà ).Valenti fa parte del mio dna sportivo, così come ne fa parte quel calcio d'altri tempi, quando non c'era lo spezzatino televisivo, nè Sky, nè Mediaset, nè gli highlights o i plin! della fottutissima pubblicità a farti venire il coccolone nel bel mezzo di un contropiede.Guardare "Novantesimo minuto " non era solo seguire il calcio ( e "90°" era quasi tutto il calcio che potevi seguire in TV ), era semmai vivere una tradizione, un rito, come Carosello o il telefilm su Rai 1 delle 19.20. A quei tempi, grazie a "90°", nel mio immaginario di bambino ( un immaginario che ho trasportato quasi tutto in età adulta ) vivevano come figure mitologiche alcuni personaggi così stralunati, che ora mi sembra impossibile credere che con quelle facce lì potessero raccontarti ( e come la raccontavano ) un'intera partita di calcio. Personaggi che, non so come, mi sembravano anche antropologicamente in simbiosi con la città da cui si collegavano.Tonino Carino da Ascoli ( ogni volta che lo vedevo mi veniva voglia di abbracciarlo e di consolarlo ), Luigi Necco da Napoli ( con quel look dimesso che sembrava avesse appena interrotto una spaghettata alle cozze con gli amici ), Gianni Vasino da Milano ( che aveva il piglio di un impiegato del catasto in abbiocco post prandium ), Marcello Giannini da Firenze ( un incrocio fra una panzanella e Nosferatu ) o Carlo Nesti da Torino ( spento come un giorno di nebbia e stucchevole come un gianduiotto ).Questi personaggi della mia infanzia, ovviamente non ci sono più. Alcuni, addirittura, se ne sono andati per sempre, portandosi in cielo quella prosa un pò epica e un pò retrò con cui sapevano raccontare il calcio. Ma " 90° minuto " , pur con altri volti, aveva resistito al logorio del tempo e alle mode, era ancora il rito collettivo della domenica pomeriggio che univa l'Italia e le generazioni.Una trasmissione di costume, prima che di sport. Ora la Rai, fagocitata dalle malversazioni berlusconiane, ha deciso di sopprimerlo.Non ci sono più soldi, nessuno vuole più dare pubblicità ad una rete che per compiacere il nano ha azzerato i suoi programmi più seguiti, gli italiani, un pò scrocconi e un pò inviperiti per la censura, non pagano il canone. Ma se delle sorti di un servizio pubblico, diventato house organ arcoriano, non mi importa proprio nulla, aver saputo che Novantesimo Minuto non ci sarà più, mi ha stretto la gola in un groppo di magone.Perchè, nonostante i tempi siano cambiati e lo sport si sia trasformato solo in una questione di quattrini e diritti televisivi, quel programma mi riportava indietro nel tempo di trent'anni. Quando il calcio si giocava di domenica ed era ancora stupore negli occhi di un bambino.
Blackswan, mercoledì 30/11/2011