giovedì 31 gennaio 2013

MICA PIZZA E FICHI : VOTATE LE MIE CANZONI !


Tempo di contest, tempo di campagna elettorale. Avevo deciso di soprassedere dal pubblicizzare le mie scelte trash e quelle alternative rock, ma dal momento che altri amici blogger si sono avventurati nella sublime arte della propaganda, ho deciso di provarci anche io. Con l'intento, visto che ormai mancano pochi giorni alla chiusura della prima tornata di votazioni, di smuovere quanto meno il voto degli indecisi a mio favore. Se poi, non sarò premiato dall'urna, poco male : avrò riempito la pagina quotidiana con un post che viene facile facile come tracannare una birra ghiacciata sotto la canicola estiva.
Veniamo al dunque :
CATEGORIA ALTERNATIVE ROCK (il meglio del rock alternativo degli anni ' 00) :
1) BUASTELLE - UN ROMANTICO A MILANO
Loro mi piacciono poco o niente, e trovo Bianconi arrogante e indisponente a livelli da guinness.Insomma, davvero un pò  troppo alternativi per me. Però, questa canzone è una meraviglia: melodia impareggiabile, testo raffinato e un tocco di malinconico dandismo che spacca.
2) IL TEATRO DEGLI ORRORI - DIREZIONI DIVERSE
Il Teatro degli orrori, invece, mi piacciono da morire, e non potevo quindi esimermi da inserire un loro pezzo tra l'alternative best. Ho scelto questa ballata perchè la trovo inquietante (merito anche della faccia tagliata con l'accetta di Capovilla) e al contempo struggente.
3) LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA - PER COMBATTERE L'ACNE
Vasco Brondi è già arrivato al raschio del barile (sono pronto a ricredermi alla prima occasione), ma Canzoni Da Spiaggia Deturpata, album d'esordio da cui è tratta la canzone che ho proposto, è uno dei migliori dischi italiani di sempre : attitudine punk, poesia metropolitana e la ruvida produzione di Giorgio Canali.
CATEGORIA ITALIAN TRASH (le più brutte canzoni italiane di sempre)  :
1) PADRE GIUSEPPE CIONFOLI - SOLO GRAZIE
Ciofecone presentato a Sanremo nel 1982 dal finto prete di Erchie, di cui ci si ricorda con raccapriccio anche una partecipazione all'Isola dei Famosi. Quando l'Euchessina finisce, un ascolto di Solo Grazie produce miracoli in serie. Provare, per credere.
2) SQUALLOR - BERTA
Il top del trash, del demenziale, del nonsense. D'altra parte, cosa aspettarsi da chi ha intitolato i propri album Troia, Palle, Arrapaho, Cielo Duro, Tocca l'Albicocca e Scoraggiando? Per certi versi questa è arte sopraffina: loro erano consapevolmente goliardici. Veri geni del male.
3) PAOLO RIGOTTO - UOMO BIANCO
Lui invece, a vedere come posa stiloso e ammiccante, non sembrerebbe consapevole. Sulle note di un popettino-minimal-elettronico, passano immagini che un giorno saranno storia. Per il momento, in attesa del giudizio dei posteri, si sconsiglia la visione a persone sensibili o affette da patologie cardiache. Il meglio del peggio.

VOTA QUI 
 
 
Blackswan, giovedì 31/01/2013

mercoledì 30 gennaio 2013

ARBOURETUM - COMING OUT OF THE FOG



Genere : Alt-Rock
Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, si potrebbe affermare che questo 2013 si presenta fin da subito come un anno foriero di ottimi dischi. Una delle prime uscite importanti di gennaio è infatti l'ennesima ottima prova degli Arbouretum, band statunitense capitanata dal chitarrista Dave Heumann, qui al sesto lavoro in studio, dopo il riuscitissimo The Gathering del 2011. Il marchio di fabbrica che contraddistingue il rock degli Arbouretum resta pressochè immutato : una miscela intelligente di suoni taglienti e lente derive melodiche, la cui anima guarda prevalentemente al folk ma in una veste chitarristica che pesca a piene mani da certe sonorità anni '90, quali lo stoner e lo slow-core. Se i piatti cucinati restano identici, è anche vero però che hanno acquistato più gusto grazie al sempre più convincente affiatamento dei cuochi. Giova, infatti, al menù, oltre a qualche pizzico di spezia psichedelica (The Promise), la voce splendida di Dave Heumann, che molti paragonano addirittura a quella di Richard Thompson, una ritmica precisa, quadrata, quasi matematica, e ipnotici riff di chitarra che appena virano verso il ruvido producono palpiti non indifferenti (lo strabiliante hard blues di All At Once, The Turning Weather). Coming Out The Fog fila via senza un momento di stanca, fino almeno allo slow core della conclusiva title track che, pur dignitosa, appare come la meno ispirata del lotto. Le altre canzoni, invece, sono tutte di livello: oltre alla citata All At Once, The Turning Weather, meritano una menzione l'iniziale The Long Night, scintillante folk elettrico dall'incedere quasi ieratico, il country crepuscolare di Oceans Don't Sing e la graffiante The Promise, acida di morsura. Un ritorno, dunque, in grande stile, che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, lo stato di salute di una delle band più mature e intriganti del panorama alt-rock.

VOTO : 7,5




Blackswan, mercoledì 30/01/2013

martedì 29 gennaio 2013

NEIL YOUNG JOURNEYS - A FILM BY JONATHAN DEMME


A volte mi viene da pensare quanto diverso (e sicuramente meno soddisfaciente) sarebbe stato il mio percorso musicale se non fossi cresciuto (ormai sono trent'anni) ascoltando le canzoni di Neil Young. Quello per il rocker canadese è sempre stato amore vero : di lui ho preso tutto in blocco, i dischi favolosi e quelli pessimi, l'epica della sua chitarra essenziale e scorbutica, l'approcio verboso alla cavalcata elettrica e le fregole di uno sperimentalismo dai risultati talvolta grotteschi (Trans e Everybody's Rockin'). Jonathan Demme, regista noto ai più per Il Silenzio Degli Innocenti e Philadelphia, deve pensarla più o meno come il sottoscritto, dal momento che ha dedicato gli ultimi sei anni a raccontare la vita di Young attraverso un documentario diviso in tre parti (Neil Young: Heart of Gold del 2006 e Neil Young Trunk Show del 2009), di cui Journeys è l'ultimo (?) capitolo. A metà tra road-movie e vero e proprio live, Journeys si distacca completamente dai due episodi precedenti per un'estetica essenziale che dribbla ogni connotato agiografico. Demme cerca l'uomo più che la rockstar, scava nell'intimo e nei ricordi e racconta un Neil Young molto lontano dalla grandeur di Heart of Gold.




Ne scaturisce un ritratto vero come la vita, in cui l'approcio colloquiale durante il viaggio in macchina che porta Young fino alla Massey Hall di Toronto (già scenario di un leggendario concerto del 1971), e l'uso insistente di primissimi piani, rendono la pellicola un unicum rispetto ai soliti, e più convenzionali, film musicali. Non mancano, tuttavia, le canzoni, visto che parte del documentario riprende il chitarrista dal vivo durante un concerto tratto dalla tournèe di La Noise (2010). Musica e immagini vivono in perfetta simbiosi : tanto asciutta è la regia di Demme, tanto i brani sono proposti in una veste adamitica, nudi e crudi, gli arrangiamenti ridotti all'osso, l'essenza enucleata. Il solo Neil Young e le sue chitarre, acustica ed elettrica, per una scaletta composta da molte canzoni tratte dal citato La Noise, un paio di inediti, e alcuni grandi classici del repertorio del canadese, fra cui una rabbiosa versione di Ohio, in cui il regista indugia sul ricordo delle vittime della Kent State University. In attesa di leggere l'autobiografia del rocker, in uscita in questi giorni nelle librerie italiane, Journey è una chicca imperdibile per quelli, come me, cresciuti a pane e zio Neil.




Blackswan, martedì 29/01/2013

lunedì 28 gennaio 2013

SI VOTA ! (SUL BLOG DELL'ORABLU')



Amici followers, è tempo di verdetti per LA MUSICA E' SEMPRE PIU' BLU!

Ha infatti inizio oggi la seconda fase della gara, nella quale le canzoni proposte si batteranno in uno scontro all'ultimo voto per aggiudicarsi i posti per la finale! 213 canzoni totali, ma soltanto 12 accederanno alla finale, e come ogni festival che si rispetti il giudizio spetta al popolo; il popolo della rete ovviamente...

Per ogni categoria saranno scelte le 3 canzoni più votate, canzoni che approderanno alla finale di sabato 16 febbraio, può votare chiunque, senza necessariamente essere iscritto al contest, e per farlo basta andare sul blog dell'Orablù, lì troverete i sondaggi nei quali potrete scegliere i vostri pezzi preferiti. I sondaggi permettono una scelta multipla fino ad un massimo di 9 preferenze per ogni categoria; la votazione per ogni categoria è permessa una sola volta per ciascuno, onde evitare ondate di votazioni che inficerebbero il risultato finale. Da questo momento hanno inizio ufficialmente le votazioni per le categorie "12 anni di musica alternativa" e "Italian Trash", i sondaggi si chiuderanno sabato 2 febbraio per lasciare spazio alle votazioni per le successive categorie.

Nota importante: La categoria Italian Trash contiene il peggio del peggio della musica italiana selezionata dai partecipanti, quindi ricordate che va votato il pezzo peggiore!

Su questo, come sugli altri blog che partecipano al contest, potete trovare i gadget per ascoltare tutte le canzoni in gara, non vi resta che prestare bene orecchio e fare la vostra scelta!

E che vinca il migliore (O il peggiore...)!

domenica 27 gennaio 2013

sabato 26 gennaio 2013

SUPER SEX – MORPHINE



Se non fosse stato per Carlo Verdone, grande appassionato e intenditore di musica rock, in Italia, i Morphine sarebbero passati quasi del tutto inosservati al grande pubblico. Invece, per un breve ma intenso periodo, il gruppo capitanato da Mark Sandman ebbe un picco di notorietà anche da noi grazie a Viaggi di Nozze, nella cui colonna sonora il regista romano volle inserire due brani tratti da Yes, terzo album della scintillante discografia della band americana (Honey White e Super Sex), e uno (I know you -Part I) tratto dal loro disco d’esordio, Good . Quel film, che quasi tutti hanno visto almeno una volta nella propria vita, non era un granchè. Eppure ebbe un incredibile successo commerciale, dovuto in gran parte all’episodio in cui Carlo Verdone e Claudia Gerini interpretano una  coppia di borgatari romani (Ivano e Jessica) con il pallino del sesso estremo (‘o famo strano?) e delle canzoni rock. C’è una sequenza, in particolare, in cui i due attori, in una camera d’albergo di Firenze, danno vita a un sensuale balletto sulle note di Super Sex.




Basta quell’ascolto a comprendere quanto, anche alla luce del panorama musicale degli anni ’90, la musica dei Morphine rappresentasse un unicum per originalità e innovazione. Quando Mark Sandman era chiamato a definire il suono della band, parlava spesso, e non a caso, di “baritone experience”. Tra brume jazz e urgenza blues, il rock dei Morphine era infatti marcato da sonorità profonde e accordi in minore, che si muovevano, con passo cadenzato, attraverso atmosfere cupe e fumose. Una musica vissuta sempre al limitare della notte, a volte diluita in rarefazioni trasognate, più spesso accelerata nelle extrasistole ipnotiche di una ritmica ricca di spettrale drammaticità. L’idea alla base di questo suono innovativo stava soprattutto nella strumentazione del gruppo, lontana anni luce dalle convenzioni dello show biz. Il sassofono baritono, misurato eppure multiforme, di Dana Colley, il drumming, spesso sincopato e sempre straniante, di Jerome Deupree, e soprattutto la voce profonda e il basso fretless di Mark Sandman, che modificò lo strumento, lasciando solo due corde (l’ispirazione gli venne vedendo suonare alcuni strumenti africani), il Mi e il La, a volte pizzicate, in altre occasioni suonate slide. Un genere davvero indefinibile, nel quale blues, jazz, new wave e rock, vengono abilmente miscelati e rivisitati, e cinque dischi, alcuni a dir poco superbi (recuperate almeno Good e Cure For Pain), sono il lascito dei Morphine alla storia.
Quando il 3 luglio del 1999, Mark Sandman e soci salgono sul palco del festival rock di Palestrina (Roma),  intitolato Nel Nome Del Rock, i Morphine sono all’apice del successo. Dopo aver suonato qualche brano, Mark Sandman si avvicina al microfono per presentare Super Sex : “Grazie Palestrina. E' una serata bellissima, è bello stare qui e voglio dedicarvi una canzone super-sexy!". Sono le sue ultime parole. Dopo averle pronunciate, Sandman si accascia a terra,  stroncato da un infarto. Muore a soli 47 anni e l’avventura Morphine si conclude con la pubblicazione del postumo The Night (2000), scritto, composto e registrato solo qualche giorno prima il decesso del cantante. Un’ulteriore dimostrazione del talento infinito di Sandman, le cui canzoni, ricche di romantico spleen e di paesaggi malinconici, hanno reso ancora più bella questa lunga e meravigliosa avventura che siamo soliti chiamare Rock.





Blackswan, sabato 26/01/2013

venerdì 25 gennaio 2013

MICK JAGGER. GLI ECCESSI, LA PAZZIA, IL GENIO – CHRISTOPHER ANDERSEN



Di Mick Jagger si è detto e scritto tutto. O quasi. A settant'anni suonati questo ex bad boy del rock seduce ancora con l'epopea
di una esistenza vissuta al di là di ogni limite. Genio e sregolatezza,sensualità e carisma sono i punti cardinali di un artista la cui vita è sinonimo di eccesso, un artista esagerato come le dimensioni delle sue labbra da cui esce la linguaccia ( disegnate da John Pasche), logo identificativo dei Rolling Stones. "Gli eccessi,la pazzia e il genio" è il sottotitolo della biografia " Mick Jagger " scritta dal giornalista Christopher Andersen che racconta  Jagger attraverso le interviste di mogli,amanti,parenti e collaboratori. Che alcune siano verità o leggende non è affatto da escludere,tuttavia, quel che è certo è che ogni particolare descritto nel libro ti fa pensare che quest'uomo non si è fatto mancare proprio nulla. Da studente modello nato in un sobborgo di Londra ad una delle rockstar più blasonate ed eclettiche della storia della musica,Andersen ne traccia il percorso di vita attraverso una narrazione efficace e trascinante. E' il lontano 26 luglio del 1943 quando Michael Philip Jagger nasce a Dartford ( Londra ) da una famiglia borghese. Il padre Basil Fanshave (detto Joe) Jagger, insegnante di educazione fisica in un liceo e studioso della filologia dell'esercizio fisico,si mostra tanto ambizioso e capace da diventare uno dei più autorevoli esperti nazionali di discipline fisiche.
La disciplina sull'esercizio fisico quotidiano dei figli ( Mick ha un fratello di nome Christopher) trasmette,soprattutto nel piccolo Mick,quella disinvoltura e teatralità nei movimenti che si materializzerà nel corso degli anni in quello stile inconfondibile sul palcoscenico. Flessioni e sollevamento pesi associato ad un rigore nella disciplina scolastica trasformano il giovane Mick,manco a dirlo,in uno studente modello. Amante dello sport,in particolare del basket,si narra che un infortunio alla lingua dovuto ad un contrasto di gioco ne abbia modificato la fonetica. L'amicizia con Keith Richards segna la svolta. Tanto diversi,quanto complementari. Un rapporto di amore-odio, si dice. Opposti nella estrazione sociale ( il padre di Keith era " l'uomo con meno ambizioni al mondo" ) ma soprattutto nel carattere: brillante,ambizioso uno ( Mick ),introverso e complessato l'altro ( Keith era soprannominato" scimmia" dai coetanei, per via delle orecchie a sventola) ma dotato di una grande predisposizione a suonare la chitarra. Fu proprio la passione precoce per la musica a suggellare questo rapporto complesso e duraturo fra i due. "Fratelli nati per sbaglio da genitori diversi", appunto.




 
Dal sodalizio personale e artistico con Richards e con la band dei Rolling Stones prende forma l'innata vocazione di Jagger per la musica e l'esibizione, per l'edonismo,la vanità e la provocazione. Mick Jagger è tutto e il contrario di tutto : da Don Giovanni impenitente (pare abbia avuto oltre 4.000 donne, due matrimoni e sette figli ),a icona di uno stile fashion dove ambiguità mista ad una certa propensione alla promiscuità sessuale ( per un certo periodo,si narra di un particolare gradimento verso un look decisamente effeminato e persone del suo stesso sesso ) fanno da padroni. Corre l'anno 1967 e tendenze come l'androginia e la bisessualità sono manifestazioni narcisistiche incoraggiate e sperimentate dai più. In questo contesto non si sprecano le dicerie ( vere o presunte ) su relazioni particolarmente " affettuose " con il manager Andrew Oldham, David Bowie e perfino Eric Clapton.
La contraddizione è certamente il carattere distintivo della sua personalità : da consumatore abituale di droghe a fiero e tenace oppositore all'uso di stupefacenti,da abile interprete nel ruolo di ragazzaccio di strada a perfetto gentleman frequentatore dei salotti buoni e a proprio agio nel mondo dell'aristocrazia inglese ( Mick Jagger è stato,infatti,insignito del titolo di baronetto dal principe Carlo di Inghilterra nel dicembre del 2003 ). Da rockstar spavalda,ribelle e sprezzante ad abilissimo uomo d'affari in grado di gestire le complesse finanze della band accumulando un patrimonio personale di oltre 400 milioni di dollari. Tutto questo è Mick Jagger che si è definito così : " Sono una delle cose migliori che l'Inghilterra abbia prodotto. Io e la regina ".
Chissà se la regina è d'accordo...





CLEOPATRA, venerdì 25/01/2013