venerdì 30 settembre 2011

AD FIGAM

 
Sono vent'anni che il paese ristagna nella melma presidenziale del governo del fare (quel cazzo che pare e piace a lui).Una suburra inquietante formatasi ad immagine e somiglianza delle fantasie erotiche di Silvio Patonzoloni.Visione una e trina di come governare un paese: una, la figa, che poi diviene trina, nel nome del culo,delle tette e della coscia tornita.Amen.Maneggi per procacciarsi quantità industriali di figa,reati commessi per gustarsi figa in età scolare, contropartite istituzionali per ricompensare fighe compiacenti o ricattanti,  e reati assortiti per oliare il giro della patonza. E ad ogni giro di patonza, una legge ad figam in regalo.Lavorano così i legulei di fine impero:mentre l'Italia affonda nello spread, tra la beatificazione di un mafioso e la compravendita di un peones, ogni tanto fan saltar fuori una leggina o un ddl pro bono gnoccae.La maggioranza che non cè,  e che barcolla ( ma non molla ) tutte le volte che si tratta di amministrare il paese ( è di ieri l'ennesima grottesca debacle sull'8x1000 ),  si rivitalizza non appena c'è da difendere lo scranno. E lo scranno, si sa, non si difende governando,  ma invocando la fiducia ( quante sono ? 50? ), sputazzando la costituzione e gestendo al meglio la satiriasi del Nano.Pertanto,Avanti Poppe alla Riscossa !, e via con il ddl Alfano sulle intercettazioni, una porcata indegna perfino di Pinochet, che non serve a tutelare la privacy,  ma che ha come unico scopo quello di non far irritare qualche culona inchiavabile o di consentire un tranquillo spatonzolamento telefonico con spacciatori di droga e troioni in odore di Consiglio Regionale.Chi potrà impedire lo scempio ? Il Vaticano Ici-dipendente ? Il soporoso Napolitano ? Gli ignavi del PD, ben pronti a sacrificare ai Penati di famiglia ( o tempora o mores ! ) il diritto all'informazione ? Ci sono tante spalle su cui piangere, amici miei, ma, temo, nessun braccio disposto a combattere al nostro fianco.Se il ddl passa, ce la dovremo cavare da soli.Dovremo scendere nelle piazze, manifestare, convincere tutti, amici e nemici, bloggers e  lettori, gente di destra e di sinistra, che difendere la libertà di scrivere, di dire e di informarsi, equivale a difendere il futuro della democrazia, il futuro delle nostre vite e di quelle dei nostri figli.E soprattutto, dovremo continuare a gestire i nostri blog, a pubblicare, a commentarci.Si rischierà, certo.Ma non dobbiamo consentire a nessuno di rettificare i nostri pensieri.Perchè un giro di patonza bunga sono Euro 5.000,00 con mastercard.La libertà non ha prezzo.

Blackswan, venerdì 30/09/2011

giovedì 29 settembre 2011

CETTO E' FRA NOI

Chi non ricorda l'indimenticabile Cetto La Qualunuque, esilarante caricatura di certi politici nostrani, partorita dalla verve comica di Antonio Albanese ? Quello che si pensava fosse un personaggio di fantasia esiste veramente.Scilipoti ? No,amici, molto meglio.Si tratta di Ubaldo Biondi, primo cittadino di Catenanuova, ridente località in provincia di Enna.
Gustatevelo in tutta la sua magnificenza.


LA COSCA VERDE


 

La Chiesa esce finalmente dal limbo di silenzio in cui si era nascosta da settimane.Lo fa con Monsignor Babini, colto in pieno delirio omofobo, e con il Presidente della CEI, Bagnasco, le cui dichiarazioni sottilmente ambigue, prestano il fianco alle fantasiose interpretazioni della maggioranza ( le parole di Bagnasco non si riferiscono a Berlusconi, ma a tutta la classe politica ).Chi, invece, non smette più di parlare è Bossi, un vecchio rimbambito, che vive in una realtà parallela in cui il mondo è un'osteria della bergamasca e lui è il ras del quartino. Parole in libertà, quelle del leader del Carroccio, che a Somma Lombardo aveva dato del somaro a chi espone il tricolore e degli stronzi ai giornalisti, mentre da ultimo, dopo un'attenta quanto appronfodita analisi, si esprime a favore di Grilli per la sucessione a Draghi in Bankitalia, perchè " Grilli almeno è di Milano ".Su una cosa, però, mi trovo d'accordo col vecchio ciucchettone,e cioè che Brunetta è il più pirla di tutti. Un ragionamento, questo, così lapalissiano, che è riuscito a farlo perfino Bossi.D'altra parte è lo stesso Mini-stro della Pubblica Amministrazione che non fa nulla per smentire l'assunto.Anzi.L'altro giorno, il tappo veneziano spiega al paese quale sia la sua ricetta per la crescita ( e Brunetta che parla di crescita è già un bella contraddizione in termini).Per crescere, sbrodola Nano Secondo, occorre semplificare, aggredire la burocrazia." Ottimo !",ti viene da pensare. Vuoi dire che finalmente l'autocandidatosi al premio Nobel per l'Economia sia riuscito a dire una cosa normale ? Manco per sogno. Per semplificare, secondo Brunetta, bisogna eliminare il certificato antimafia, e cioè quel documento che viene rilasciato dalla Prefettura e che certifica che il privato o l'impresa che vuole lavorare con la Pubblica Amministrazione non abbia entrature con la mafia o pendenze penali per associazione mafiosa.Un cagata pazzesca, che come tale ha fatto trasecolare l'opinione pubblica, i magistrati che combattono la criminalità organizzata e, ovviamente, molti politici. Tra cui Maroni, il pirletta con l'occhialino fashion, prossimo patriarca della Lega e, secondo i rumours, papabile candidato a premier ( è in lizza con Tiramolla e Paperoga ). Maroni, che si riempie spesso la bocca della parola legalità, detiene però alcuni record inquietanti. Non solo, infatti, è l'unico caso al mondo di Ministro degli Interni pregiudicato per resistenza a pubblico ufficiale, ma è anche l'unico caso al mondo di  Ministro degli Interni che quando Bossi parla di secessione, invece di mandare la polizia a fare piazza pulita degli eversori, è sul palco ad applaudire.E poi, si indigna per la proposta di abolire il certificato antimafia. Lui, che è l'unico caso al mondo di un Ministro degli Interni che nega la sfiducia a un altro ministro, Saverio Romano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, e salvato ieri in Parlamento, oltre che dai compari di cosca, proprio da picciotto Maroni e dalla sua degna accolita di affiliati in camicia verde.I quali, pur di restare imbullonati alle poltrone, pagano il pizzo alla mafia. Alla faccia di Roma Ladrona.
 
Blackswan, giovedì 29/09/2011

mercoledì 28 settembre 2011

THE JEFF HEALEY BAND - LIVE AT GROSSMAN'S - 1994


Adoro i dischi live, ma li acquisto sempre con somma circospezione.L'incognita è quella di trovarsi di fronte ad un prodotto patinato, ritoccato adeguatamente in fase di mixaggio, ripulito da sbavature sonore, e che ripropone, senza palpiti e col metodo copia-incolla ,canzoni già ascoltate negli album registrati in studio.Non è certo il caso di questo postumo di Jeff Healey,risalente al 1994 ( quando Healy era al crocevia della propria carriera ), e fedele riproduzione di un'esibizione live al Grossman's Tavern di Toronto, al cospetto, ritengo con un certo ottimismo, di un centinaio massimo di spettatori.Un contesto molto minimal, quindi,dove,che la cosa faccia piacere o meno, il pubblico,necessariamente, sta sugli strumenti tanto quanto i musicisti.Si respira all'unisono,insomma.Ed è proprio questa l'atmosfera che si rivive ascoltando l'ora e un quarto scarsa del live act : nessuna barriera, il palco fra la gente,le chiacchiere degli avventori,una band in stato di grazia, esaltata dal calore degli spetttori e dalla splendida resa sonora della location.Healey è in una forma smagliante : suona prevalentemente seduto ( il chitarrista era cieco dall'età di un anno ),ma la sua chitarra dardeggia,infiamma,è rigogliosa di suoni e sferragliante come un treno in corsa.Non sono da meno i suoi comprimari, Joe Rockman al basso e Tom Stephen alla batteria.Special guests d'eccezione, uno strepitoso Pat Rush ( già nelle line up di Johnny Winter e Buddy Guy ) alla chitarra ritmica e alla slide, e l'armonicista Michael Pickett ( leader dei canadesi Whiskey Howl ).L'ensamble è stellare e affiatatissima.Si parte con "I'm going home " di Alvin Lee e " Killing Floor " di Chester Burnett e sono subito fuochi d'artificio.La sezione ritmica è possente e quadrata ( ascoltatevi l'apertura del primo brano ) e Healey e Rush,il primo che strapazza la sei corde di assoli e il secondo che produce riff seriali e pompa adrenalina funky, ci danno dentro alla velocità della luce.Poi,i tempi si dilatano un poco, e parte il notturno blues di "As the years go passing by " di Deadric Malone,in cui la chitarra di Healey miagola straziante e malinconica come una gatta in calore.Il r'n'b' sguaiato di " Ain't that just like a woman " inserisce nuovamente il turbo alla chitarra di Healey,che si brucia letteralmente le dita sulla tastiera in assoli di velocità fulmicotonica.In scaletta c'è anche una solidissima versione di " Yer Blues " dei Beatles, consumato standard dei palcoscenici blues, qui però suonato con un approcio tanto intenso quanto nerboruto.E piace tantissimo anche la rilettura di " Crossroads " di Johnson,durante la quale Healey evita di puntare sullo sferzante riff iniziale ( tipo Lynyrd Skynyrd,per intenderci ) e  si gioca la carta del crescendo funky.Il finale,tutto anima e core,è dedicato a due superclassici del rock," Voodoo Child " di Hendrix e " All Along the Watchtower " di Dylan ( con un accenno di " Layla " di Clapton ),che il chitarrista canadese reinterpreta con stile proprio per un totale di venti minuti di fremente passione.Ma la gemma assoluta è "Who's been talking ",in cui Healey dialoga con l'armonica di Pickett, come fossero Blackmore e Gillan in versione blues, e durante un assolo, giuro non avuto le traveggole, fa letteralmente sghignazzare la chitarra.Uno fra i tanti colpi di scena che costellano un disco, che ricorda ai posteri l'immenso patrimonio tecnico di cui era dotato Healey e che purtroppo una breve,sfortunata e sottovalutata carriera,non ha saputo esaltare come avrebbe dovuto.Un disco imperdibile per chi ama la chitarra,il blues e i dischi live.
VOTO : 9
Blackswan, mercoledì 28/09/2011

martedì 27 settembre 2011

SUPERTRAMP - BREAKFAST IN AMERICA

La cameriera tettona in copertina è una delle immagini che ha colorato la mia adolescenza ed il cui potere evocativo gli anni non sono riusciti a cancellare.Sarà che questo disco l'ho ascoltato un migliaio di volte e l'ho compulsato proprio tutto,cover inclusa.La tettona,sullo sfondo New York costruita con tazzine,saliere,posate e toasts, e quell'immagine sul retro,colorata e folle e dal tipico sapore anni 70.
Il primo vinile della mia vita è stato proprio “Breakfast in America”,comprato con i risparmi di tante paghette e suonato alla consunzione per la gioia delle mie orecchie e,dopo un pò,lo stordimento di quelle altrui. Ma che ci volete fare ? Era il primo disco,l’unico peraltro della mia nascente discografia,ed era pop,facile facile e deliziosamente accattivante.Anzi,mi permetto di affermare che “Breakfast in America “ sia, sic et simpliciter, il disco più pop che la storia ricordi e,senza temere esagerazioni,anche il disco pop più bello di sempre.Strana l'evoluzione dei Supertramp,il cui percorso discografico è esattamente il contrario di quello intrapreso da tanti gruppi dell'epoca,abili a trattare il progressive ed in caduta libera al primo accenno di aspirazione commerciale. I Supertramp,invece,abbandonati gli scenari ambiziosi ( più che altro,pretenziosi ) delle rock-suite,dopo una sequenza di modestissimi album ( a parte il dignitoso “ Crime of the Century “ ),abbandonano orpelli e barocchismi e puntano dritto alla melodia e alla canzone dalla presa immediata.Tutto è perfetto in “Breakfast in America”,tutto è colorato,vitale,semplice e,al contempo stranamente lirico.Non c'è una canzone moscia,non c'è un assolo fuori posto,non c'è una nota che non stia lì,proprio dove deve stare.Prendete, ad esempio la struttura ad incastro di “Gone to Hollywood”:una chitarra molto mainstream si innesta sul crescendo di pianoforte, fino a quando non parte un primo assolo di sax,intenso e malinconico.Le voci di Hodgson e Davies si intersecano alla perfezione,l'una dal timbro marcatamente pop,l'altra decisamente più bluesy.Un altro assolo di chitarra,non invadente,ma incisivo come pochi,e subito dopo ancora il pianoforte che cresce  sulle spalle della chitarra verso la conclusione del brano,figlia di un progressive finalmente elementare e sapiente.
Tutto l'album è costellato di gemme.Chi non ricorda " The logical song" ,vademecum su come scrivere la perfetta canzone pop ? Ritornello di bellezza angelica,col contrappunto d'archi a renderlo immortale e ripartenza veloce,aggressiva,in cui un travolgente assolo di sax, vibrante come pochi, va a spegnersi,non si sa come, in un  finale tutto fischietti,handclapping,trilli di sveglia e scanzonata allegria.Che dire? Una vera gioia per le orecchie.Se poi si pensa che la canzone successiva si intitola " Goodbye stranger " ed è l'ennesimo capolavoro che risuonerà per mesi in tutte le radio del mondo,si può pensare davvero ad un imprimatur divino sul disco.Che non smette di stupire,infatti,fino all'ultima nota: la title track,"Lord is it mine","Child of vision","Take the long way home" si rincorrono per intuizioni,colpi di genio,fantasia e spregiudicatezze melodiche,senza tuttavia mai cadere,nemmeno per un attimo,nel banale o nella furbizia imparentata alle vendite.
Dopo più di quarantanni,questo è un cd che,talvolta, metto ancora nel lettore e lascio suonare proprio come allora,ininterrottamente,abbandonandomi alla cascata di emozioni e ricordi che suscita.E, che al confronto di tanto pop di plastica che attualmente gira per radio,non perde il proprio salvifico tepore di lenimento al logorio della vita moderna. 

Blackswan, 27/09/2011

lunedì 26 settembre 2011

MEGLIO PORCI CHE GAY



Strano,rifettevo tra me e me, l’Italia è diventato un postribolo a cielo aperto e la Chiesa se ne sta zitta zitta, non lancia nemmeno uno straccio di anatemuccio,nemmeno piccolo piccolo.Poi, come un fulmine a ciel sereno, ci pensa il vescovo emerito di Grosseto, Monsignor Babini, a rompere il muro del silenzio.Finalmente,si saranno detti in molti, era ora che il Vaticano condannasse la suburra arcoriana.Peccato,però, che il preclaro sacerdote abbia la mira scarsa e sbagli completamente bersaglio.Che non è certo Berlusconi, del quale invece imbastisce una grottesca difesa,ma Vendola.Sentite un po’ il ragionamento di Babini: << Certo, Berlusconi non mi sembra un modello, ma oggi la politica spesso si  fa con le mutande e non con la testa. Tuttavia, sarebbe  bene accertare realmente che Berlusconi abbia fatto cose malvagie e i Baccanali. Non é pensabile condannare una persona solo per sentito dire. Se cade Berlusconi siamo nei guai. Non é il massimo, ma non vedo politici degni dietro di lui>>.Il crescendo di puttanate continua : <<Se proprio bisogna attribuire alle colpe, queste dovrebbero ricadere su certi giornalisti "spesso giovani, che con una penna in mano o un microfono, cercano la popolarità e dimenticano il senso della prudenza >>. Ma c’è di meglio : <<Io non ne posso più della retorica inutile di Vendola. Credo, da cattolico, che l’omosessualità praticata sia un peccato gravissimo e  contro natura, certamente peggiore di chi va con l'altro sesso. Alla luce dei fatti, senza stilare classifiche, Vendola pecca molto di più di Berlusconi >>.Una meraviglia,non trovate ? Certo,con gente di questo calibro diventa impossibile impostare un dialogo che preveda  concetti come quello della libertà che ognuno di noi ha di autodeterminare la propria vita affettiva e sessuale.Ed è addirittura superfluo ricordare a Monsignor Babbioni che Vendola è un gentiluomo d’altri tempi,un amministratore colto e preparato, che fa politica utilizzando il ragionamento e non le mutande, e che peraltro non ha mai ostentato,ma semmai difeso, le proprie,comunque legittime,preferenze sessuali.Si potrebbe invece far notare all’esimio vicario che nella sua personalissima classifica di degradazioni morali, al primo posto dovrebbe esserci il mercimonio della carne, abiezione che nello specifico berlusconiano è aggravata pure dal fatto di veder coinvolte delle ragazzine minorenni. Ma evidentemente Babini certe cose non poteva dirle.Non sentirete mai infatti un autorevole esponente della più grande multinazionale specializzata nello stupro di bambini parlare male di un collega.

Blackswan, lunedì 26/09/2011

GUITAR HEROES : JACK WHITE



All’inizio di “ It Might Get Loud “, documentario del 2009 su tre generazioni di chitarristi, Jack White ( gli altri due rocker presi in considerazione sono Jimmy Page e The Edge ) costruisce in pochi minuti una chitarra elettrica perfettamente funzionante con una bottiglia di coca cola,un fil di ferro e poche tavolette di legno.In questa piccola opera di artigianato c’è tutta l’essenza della concezione musicale di White : l’amore per le radici, la ricerca di suoni primordiali, la riscoperta del blues del Delta così come era suonato dai grandi padri. Sbaglia chi ritiene che White sia un chitarrista tecnicamente modesto.Di tecnica White ne ha da vendere,ma la nasconde,la mette al servizio di una ricerca filologica volta a far riemergere il blues delle origini,che viene poi attualizzato in un contesto che oggi chiamiamo alternativo.Ed è proprio questo il merito del chitarrista: essere stato uno dei pochi ad aver portato il blues fuori dai circuiti specializzati, trasformandolo in musica che fosse alla portata delle nuove generazioni, senza perciò tradirne lo spirito e l’essenza originari.Eco spiegato il motivo  per cui i suoi White Stripes ( pace all’anima loro ) suonano così spartani, perché al centro del suo rock ci sono i riff e non gli assoli, perché batteria e chitarra, se adeguatamente amalgamati, possono creare un devastante wall of sound.E’ lo stesso Jack a raccontarlo : <<Tutto quello che occorre sono due persone.La musica arriva dalla chitarra o dal piano e il ritmo è dato dall’accompagnamento di Meg ( l’altra metà degli Stripes ).Non serve altro.>>.White inizia ad approciarsi alla musica molto giovane,suonando inizialmente la batteria e passando progressivamente alla sei corde.Il suo retroterra di formazione è composto dai grandi del blues,come Robert Johnson e Son House, ma anche da molto garage rock ( Sonics, Monks ).E’ del 1999 l’esordio discografico con i White Stripes e l’inizio di una decennale carriera che lo porterà a riscrivere le coordinate del rock altenativo statunitense.Oltre alla casa madre dei WS, Jack tiene in piedi altri due notevolissimi progetti paralleli ( i Raconteurs e i Dead Weather ) e ha collaborato con numerosi artisti dai backgrounds più disparati,quali ad esempio Wanda Jackson e Danger Mouse.La chitarra preferita di White è una Airline bianca e rossa, un modello economico da grandi magazzini degli anni sessanta, di cui abbassa l’intonazione per sopperire alla mancanza del basso.Il modo di suonare di Jack è caratterizzato dal frequente uso del dito mignolo per compensare la parziale immobilizzazione dell’indice della mano sinistra,fratturatosi a seguito di un incidente d’auto nel 2003.



Blackswan, lunedì 26/09/2011


domenica 25 settembre 2011

KENNY WAYNE SHEPHERD BAND – HOW I GO


Non mi stancherò mai di tessere le lodi di questo ragazzo della Luisiana, che insieme a Joe Bonamassa, rappresenta il meglio della nuova ondata di chitarristi rock-blues.Una simpatia istintiva, la mia, non solo motivata dalle indubbie capacità tecniche di Sheperd, ma soprattutto dal suo approcio sanguigno ( e forse anche un po’ tamarro ) al live act, che finisce inevitabilmente per richiamare alla mente le pirotecniche performance del grande Stevie Ray Vaughan.Erano sette anni che Kenny Wayne non rilasciava un disco di canzoni originali e, a parte il travolgente “ Live ! In Chicago “ del 2010,  ne avevamo  quasi completamente perso le tracce. Coadiuvato dal buon Jerry Harrison ( ex-Talking Heads ) in cabina di regia, e con il consueto supporto dei fedeli Noah Hunt ( superbo vocalist ),Chris “ whipper” Layton ( ai tamburi ), Tommy Shannon ( al basso ) e,soprattutto, lo strabiliante Riley Osbourne ( alle tastiere ), il nostro da alle stampe questo notevole “ How I Go “, che nella special edition, contenente quattro bonus tracks, raggiunge la chilometrica lunghezza di 75 minuti.Una durata che potrebbe apparire eccessiva,ma che fortunatamente,grazie alla varietà dei contenuti, scorre intensa e divertentissima.Non tutto però è centrato e a tratti affiorano momenti non particolarmente brillanti.Succede quando Sheperd imbocca la strada che conduce al passaggio radiofonico: i due singoli “ Never Lookin’ Back” e “Come on Over “ suonano troppo hard-rock cafone, trascinanti finchè vuoi, e lo sono davvero,per carità, ma banalotti assai.Così anche il lentone “ Show me the way back home “, molle,  sdolcinato e parecchio scontato.Ma quando il biondo chitarrista fa il suo, e cioè suona il blues, non ce n’è per nessuno.Le tre cover presenti,ad esempio,sono figlie di un funambolismo chitarristico che fa sognare : “ Oh, Pretty woman”, il grande classico di Albert King, è a dir poco travolgente,  lo swing di “Backwater Blues” ( Bessie Smith ) fa girare la testa e muovere il culo, mentre “Yer Blues “ dei Beatles è vestita delle visioni in acido di Hendrix. Ma ci sono ottimi momenti anche a firma dello stesso Shepherd : la cavalcata funky di “ Dark Side of love “ ( come non ripensare a Stevie Ray Vaughan ? ) è una di quelle canzoni da ascoltare in loop, così come il blues psichedelico dell’ottima “ Heat of the sun “,che ci porta addirittura dalle parti dei Pink Floyd. La migliore del lotto per intensità e bellezza è però “ Anywhere the Wind Blows “, ballatone epico dal sapore seventies, in cui la chitarra di Sheperd esplode letteralmente in un assolo memorabile, prova definitiva che anche questo ragazzo, come molti suoi predecessori, ha venduto l’anima al diavolo.

VOTO : 7,5

Blackswan, domenica 25/09/2011

sabato 24 settembre 2011

MEGLIO LADRI CHE GAY

Tremonti fa l’unica cosa giusta della sua impalpabile militanza in questo governo politicamente impalpabile, e si defila per non essere costretto a votare contro l’arresto di Milanese, salvato invece dalla cosca di mafiosi che si arricchisce sugli scranni di Montecitorio.Immediate le reazioni sdegnate del padrino e dei picciotti che trovano indegno ogni comportamento che non sia apertamente contra legem.” Tremonti è immorale ! “,tuona, subito dopo il voto, un Berlusconi terreo in volto, forte della sua particolare concezione di moralità.In men che non si dica,la maggioranza allestisce la vendetta e gli ingranaggi del cosidetto metodo Boffo si mettono in moto anche per Tremonti.Quale migliore occasione di questa per sfoggiare il variegato corredo omofobo di cui può vantarsi la cricca del nano ? Detto e fatto:da un paio di giorni iniziano a circolare insistenti voci sulla presunta omosessualità del Ministro del Tesoro.Lo fa intendere in un’ intervista lo stesso Milanese, in veste di fidanzato tradito, e rincara la dose addirittura la sorella di Tremonti, Angiola, che, intervistata durante il programma “Un giorno da pecora” su RadioDue, suggerisce una tresca fra il ministro dall’erre moscia e il suo più stretto collaboratore.Il presupposto di questi rumours è sempre lo stesso:l’italico popolo accetta senza batter ciglio che un criminale venga salvato dall’arresto ma si indigna profondamente quando un uomo,invece di far girare la patonza,opta per una diversa concezione di sessualità.Che l’apparato etico del nostro paese sia questo, lo si capisce bene anche dalle ultime esternazioni di Emilio Fede, vecchio corruttore di minorenni e lenone per vocazione, che attaccando il leader di SEL,con i consueti modi garbati, così lo apostrofa:” Vendola ? Chi? Quello con l'orecchino sul coso che pendola, sul pendolo? E' uno che va capito davanti e di dietro “.Come dare torto al vecchio zerbino ?Lui di culi se ne intende,visto che è abituato a leccarli da quando è nato e peraltro,oserei dire,con una discreta perizia.Ma Fede, per quanto volgare e inattendibile, altro non è che la cartina di tornasole dell’Italietta di fine impero : rubare è moralmente accettabile,essere gay no.E’ per questo che fa scalpore la lista ( pubblicata su un blog registrato in California ) di dieci politici italiani, i quali, nonostante la praticata, ma celata, omosessualità, si presentano pubblicamente come integerrimi difensori del rigore dei costumi.Questa “ Lista Outing “ ,come viene chiamata dai suoi stessi autori, dovrebbe mettere alla berlina coloro che,sempre secondo i delatori, predicano bene ma razzolano male,anzi malissimo.Una fatica inutile a mio avviso e peraltro del tutto priva di senso.Per attaccare  gente come Calderoli,Gasparri,Formigoni e Letta ( Gianni,non Enrico ) non sarebbe sufficiente raccontarne la storia politica senza censure, corredandola al limite con un bel servizio fotografico dei loro stolidi faccioni? Si,sarebbe sufficiente.Ma come chiunque dotato di un minimo di buon senso avrà già compreso,all’italico popolo bue interessa poco se questi rubano e malversano,mentre si divertirà un sacco,d’ora in avanti, a chiamarli froci.

Blackswan, sabato 24/09/2011

venerdì 23 settembre 2011

MA COME CAZZO STAVANO MESSI QUESTI QUI?

Tollero poco tutto quello che riguarda economia e finanza.All’università,l’ultimo esame che sostenni, prima della laurea,fu Economia Politica,primo esame del primo anno.18 scarso e benedizione accademica.Anche oggi,che leggo tre quotidiani al giorno,salto a pie’ pari la pagina economica, perché,come sosteneva Mordecai Richler, i giornali finanziari sono la lettura preferita di chi non ha una propria vita interiore.Però,almeno per evitare di scrivere su questa pagina delle boiate pazzesche, quattro cose in croce le ho imparate.Ad esempio, so cos’è “ Standard & Poors “ e quale attività svolga un’agenzia di rating.Niente di eclatante,ovviamente, solo le normali conoscenze necessarie a capire cosa succede nel mondo.Io, però,non sarei nemmeno tenuto a questo sforzo, dal momento che sono un normale cittadino che potrebbe anche infischiarsene delle avventure economiche del paese.Io.Lui,invece, che è tenuto a sapere certe cose a menadito,non sa un cazzo.Guardo questa faccia,sulla quale un paio di occhiali neri non riescono a coprire l’espressione a metà fra uno stolido smarrimento e l’arroganza furbetta tipica di questi improvvisati della politica e mi prudono le mani.Non gli stanno chiedendo di tradurre Tacito all’impronta e senza vocabolario, né di discettare sul tema del fantastico nella poetica di Borges.No,gli stanno chiedendo quello che per un politico è il minimo sindacale. Fra qualche centinaio d’anni,quando archeologi internauti ricostruiranno tramite youtube vent’anni di berlusconismo e reperiranno questo filmato di Scilipoti,una domanda sorgerà loro spontanea: “ Ma come cazzo stavano messi questi qui ? “


Blackswan, venerdì 23/09/2011

GLORY DAYS

Se un giorno mi chiedessero di rinunciare a tutta la musica ad eccezione di un solo artista o un gruppo, sceglierei lui, senza pensarci un secondo.Non solo un mito, uno dei pochi che ho coltivato nella mia vita, ma una specie di fratello maggiore, di amico del cuore,che da più di trent'anni accompagna il ritmo delle mie giornate.Gioie, dolori, amori, amicizie, vacanze ,lavoro, tutto, ma proprio tutto, è ( stato ) scandito dalle sue canzoni. Note e parole che mi hanno formato e cambiato e per le quali gli sarò riconoscente per sempre.


Tanti auguri,Boss! Come te nessuno mai.



giovedì 22 settembre 2011

LICENZIARE I PADRETERNI - GIAN ANTONIO STELLA & SERGIO RIZZO




I politici politicanti italiani, quelli che un liberale cristallino come Luigi Einaudi attaccò scrivendo che occorreva "licenziare i Padreterni", sono sordi.Non riescono a capire. Non riescono a vedere, chiusi nel loro fortilizio autoreferenziale, l'insofferenza montante dei cittadini di un Paese in affanno che vive, come dice Giorgio Napolitano, "un angoscioso presente". Sono così abituati ai privilegi, all'abuso del potere, all'impunità, da non rendersi conto che la loro sordità mette a rischio non solo il decoro e la credibilità delle istituzioni ma alla lunga il nostro bene più prezioso: la democrazia. Quattro anni dopo La Casta, gli autori che prima e più di tutti ne hanno denunciato gli sprechi, le ingordigie e le prepotenze smascherano punto per punto i tradimenti delle promesse di sobrietà. E l'inadeguatezza di una classe politica che, nonostante l'impegno e la generosità di tanti parlamentari e amministratori perbene e generosi, non r iesce a essere davvero classe dirigente. E offre segnali di un distacco rischioso tra chi governa e chi è governato.Un'invettiva civile d'amore per l'Italia e per la politica migliore. Nella speranza di un riscatto.

Spesso siamo pervasi da una rabbia generica per quelli che,a ragione, riteniamo gli inaccettabili privilegi di una politica sempre più lontana dagli effettivi bisogni del cittadino.Ma è un'indignazione,la nostra,sempre assolutizzata e generica.Poi, si leggono libri come questo,si spulciano i numeri,si conoscono nomi e cognomi, e quella rabbia istintuale prende forma definitiva,si veste di consapevolezza.Se le notizie che apprendiamo in queste 180 pagine di documentatissime nefandezze fossero passate per una settimana,tutte le sere,dai nostri telegiornali,è molto probabile che le piazze si riempirebbero di forconi e ghigliottine. Altro che crisi,manovre finanziarie,lacrime, sangue e cinture da stringere.Lo sfacelo dell'Italietta del magna magna sta tutto negli sperperi allucinanti di questi satrapi dall'inesauribile appetito e dal rabberciatissimo corredo etico.Rizzo e Stella, tra i pochi a potersi fregiare del titolo di giornalisti senza essere spernacchiati, lo sanno bene e non ci risparmiano nulla.Non gli sperperi dovuti all'incompetenza,nè l'ingordigia di parlamentari che arraffano senza freno,nè le malversazioni di amministrazioni,tanto di destra che di sinistra, che usano il denaro pubblico per interessi che di pubblico non hanno proprio nulla.Tra gli aneddoti riportati ( l'anedottica però corrisponde alla triste realtà e non a roumors o leggende metropolitane ),alcuni meritano una rapida citazione,che potrebbe ingolosire la lettura.Lo sapevate,ad esempio,che Vincenzo Fortunato,Capo di gabinetto di Giulio Tremonti guadagna all'anno il doppio di Barak Obama, il cui stipendio fisso è di 275.000,00 euro annui ? E che Berlusconi ha fatto ritoccare, alla modica cifra di Euro 70.000,00 un gruppo marmoreo di Marte e Venere,presente a Palazzo Chigi e risalente al 175 d.c.,finchè le dimensioni del marzial pisello non fossero di suo gradimento ? E che Luca Barbareschi,pessimo attore e strepitoso voltagabbana, pur dichiarando circa 700.000,00 euro all'anno,a chi gli faceva notare un eccessivo assentismo dagli scranni parlamentari,candidamente spiegava " Sono assente perchè non ce la farei a vivere con il solo stipendio da politico "? E che il leghista Ballaman, presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia,utilizzava autoblu e autista per cenette intime e partite di calcio,oltre a farsi rimborsare Euro 3.200,00 al mese per spese di viaggio effettuate con auto propria ? Questi e molti altri sono i quadretti edificanti raccontati da un libro che,sebbene infarcito di numeri,si legge tutto d'un fiato,come un avvincente thriller.Di cui,ahinoi,la fine è tristemente nota.E a proposito di costi, vi segnalo che il prezzo del volume è assolutamente nazional-popolare: solo Euro 9,00, praticamente pochi cent a bestemmia.

Blackswan, giovedì 22/09/2011