Quando
Lev Tolstoj, nel 1888, ascolta per la prima volta la sonata per violino e
pianoforte di Ludwig Van Beethoven detta a Kreutzer, conosce perfettamente il
concetto per cui spesso l’arte altro non è che una replica della vita. Ma certo
non può immaginare che quella musica, così meravigliosamente sensuale, finirà proprio
per rispecchiarsi nella sua di vita, in un intreccio indissolubile di realtà e
finzione, di letteratura e verità.
Durante
l’esecuzione della sonata, a fianco di Lev Nikolaevic sono seduti il pittore
Repin e e l’attore Andreev Burlak. Tutti e tre rimangono così ammaliati dal
potere di quel brano tanto seducente e carnale, che decidono di rendere l’impressione
suscitata dalla musica attraverso gli strumenti della loro arte. Tuttavia, Repin
mollò subito il colpo, mentre Burlak decedette nel maggio del 1988, senza avere
il tempo di realizzare alcunché. Solo Tolstoj rispettò l’impegno preso e
scrisse di getto la prima stesura del romanzo, che vedrà la pubblicazione qualche
anno più tardi, nel 1891, con lo stesso titolo della sonata di Beethoven.
La
storia raccontata nel breve romanzo è, ad un primo piano di lettura, il più
classico dei melodrammi della gelosia. Il protagonista, Pozdnyšev,
presenta alla propria moglie, appassionata di pianoforte, un avvenente musicista,
che in poco tempo inizia a frequentare con assiduità la casa della coppia. Lentamente,
ma inesorabilmente, si fa largo nell’immaginazione del marito il dubbio che fra
la moglie e l’uomo stia nascendo una tresca. All’inizio sono solo sospetti, che
però prendono le sembianze della consapevolezza quando Pozdnyšev ascolta i due, lei
al pianoforte e lui al violino, eseguire la Sonata a Kreutzer di Beethoven. Tuttavia,
convinto che il musicista stia per partire ed uscire per sempre dalla sua vita,
Pozdnyšev si assenta di casa alcuni giorni per curare i propri affari in
provincia. Una lettera della moglie, ricevuta due giorni dopo la partenza,
riaccende la gelosia dell'uomo: il violinista non è partito e le ha già fatto
visita. Pozdnyšev ritorna precipitosamente a casa, dove arriva in piena notte.
Trovandola a tavola con il musicista, in preda alla rabbia, l'uomo pugnala la
moglie.
Se il tradimento vi sia effettivamente stato non è dato di sapere, e a
Tolstoj poco importa, dal momento che a tal proposito nulla dice. Lo scopo del
grande romanziere russo è semmai quello di raccontare, attraverso il potere
evocativo della musica, l’ingannevole deriva imboccata dalle suggestioni della
carne e della gelosia, ma anche, e soprattutto, la vita di due persone all’interno
del matrimonio, luogo di rancori, prepotenze e prevaricazioni ( vedasi anche La
Morte di Ivan I’lic ), in cui la donna è sottomessa all’uomo da un vincolo
molto simile a quello della prigionia. La gelosia non è più una questione di attrazione
non corrisposta e di amore, ma più semplicemente di possesso, di proprietà. Quella
del matrimonio come contesto di sottomissione della donna all’uomo non è per Tolstoj
un’idea nuova ( il brogliaccio che ispirò Sonata a Kreutzer risale a metà degli
anni ’60 ), ma qui finalmente viene sviluppata in tutte le sue squallide
dinamiche e e nelle esiziali conseguenze che ne derivano.
L’arte, però, come dicevamo all’inizio,
replica la vita. E allora forse non è un caso, che più o meno il medesimo
episodio narrato nel romanzo, accadde veramente allo scrittore russo, quando,
molti anni più tardi, la moglie Sofia, depressa per la morte del figlioletto Vanja,
si invaghi del musicista Sergej Ivanovic Taneev, che per qualche tempo
frequentò la casa dei coniugi Tolstoj.
Ma cos’ha di tanto ammaliante la sonata di Beethoven ? Perché travolge
di sensualità, accende di passione, brucia letteralmente la carne? Provate ad
ascoltarla e mentre lo fate vestite i panni dell’uxoricida Pozdnyšev che, già
disturbato dal sospetto, assiste all’esecuzione
dei due presunti fedifraghi. Il pianoforte è la donna, il violino è l’uomo; da
un lato, le forme arrotondate del piano e una distesa di tasti da sfiorare, dal’altro
la forma allungata del violino e il movimento inequivocabile delle mani che si muovono
rapide sulla tastiera e tengono in mano l’archetto. Sono già gli strumenti a
richiamare la sensualità.
Eppure non basta solo questo rendere folli, ad
accecare tanto da legittimare l’omicidio come plausibile soluzione di un
tradimento. C’è la musica, soprattutto, i cui fraseggi ricalcano perfettamente
il rituale del corteggiamento amoroso. Ascoltate: entra subito il violino, e si
presenta con bandalzosa gentilezza, col portamento raffinato del gentiluomo che
si accosta con discrezione alla donna, con una scusa banale ma efficace. Lei,
la donna (e il pianoforte ), risponde con ritrosia, si schermisce e arrossisce
di timidezza. Superato il primo momento, nel quale si intrecciano imbarazzo e
una certa malcelata eccitazione, ecco che l’uomo si fa più spavaldo e si lascia
andare a una battuta di spirito. Lei, ancora irresoluta tra desiderio e
convenzione sociale, sorride appena e si fa un pò più ciarliera, abbandonando i
primi freni inibitori e dimostrando di apprezzare le attenzioni del
corteggiatore. Inizia un crescendo. Violino e piano, uomo e donna, fotografati in un dialogo che si fa sempre più brioso e
serrato, tra ammiccamenti, sfioramenti, ilarità, doppi sensi, frivolezze, languori,
sguardi che lentamente avvampano di passione e presagi di una voluttà che bussa
alle porte del futuro ma che le note invece rendono già concretamente presente.
C’è da perderci la testa, quel tanto che basta a spianare la strada al folle
disegno della gelosia. Proprio come accade all'uxoricida Pozdnyšev.
Blackswan, giovedì 28/06/2012
8 commenti:
un Must
musicale e letterario che non può che arricchire. La mia passione.
Un inchino
Fitzcarraldo
Eccomi. Ho letto il tuo post in tarda mattinata, ma avevo bisogno di un po’ di tranquillità per poterlo commentare come merita. Inizio con il dirti che, non so se sia la stagione che ti piace particolarmente, o se sei semplicemente più ispirato del solito, ma qualsiasi cosa sia, nell'ultimo periodo, mi stai regalando dei post splendidi. Un post più bello dell'altro. Sono post che arricchiscono, che insegnano e che offrono una prospettiva sempre nuova o diversa.
Oggi, ad esempio mi sono mangiata le mani per non aver ancora letto La Sonata a Kreutzer. E’ sempre stato uno di quei libri che mi sono ripromessa di leggere, se non altro perché Tolstoj mi piace molto e perché so che questo romanzo è stato visto e rivisto più volte prima di essere pubblicato. Ora la mia curiosità è a 1000, e risulta indispensabile porvi rimedio :)
La sonata di Beethoven è meravigliosa, intensa, coinvolgente. Ne hai fatto una descrizione che ho letto tutta d’un fiato, non potevo fare altrimenti, e con le note di sottofondo, giuro che mi hai portata davvero ad immaginare di vestire i panni dell’uxoricida Pozdnyšev…e guarda che ce ne vuole, perché ho una vera fobia nei confronti del sangue e credo che seppur in stato di necessità, non potrei mai uccidere qualcuno pugnalandolo :)
Mi inchino alla tua bravura !
Io in generale tutta la musica classica la collego agli omicidi, compresi i passionali, per colpa della colonna sonora de L'ispettore Derrick. In alternativa mi ricorda il natale.
Ad ascoltare questa però immagino un balletto, sarà perché tu hai descritto la scena..
Il libro invece non lo conoscevo, ma dopo la Karenina aspetto ancora un po' prima di leggere di altri (sospetti) tradimenti finiti in tragedia :)
Uno dei tanti meravigliosi post di Blackswan... Commento solo con una frase e non l'ho certo detta io : L'amore non crea la musica, ma dalla musica si crea l'amore!!!!
Insomma come la giri giri (sempre in modo eccellente vorrei sottolineare) io a passare di qui mi sento ignorantella assai. Vorrei però dirti che sai rendere interessante anche cose a cui non ho mai dato molto peso Black. Complimenti davvero
@ Fitzcarraldo :due bellissimi momenti di cultura dai quali, anche a mio avviso, non si può prescindere :)
@ Mary : grazie, cara Mary, sei sempre molto gentile.
@ Elle : Ahaahaah,sei fortissima :)Questa dell'ispettore Derrick non me l'aspettavo :)
@ Nella : mai frase fu più azzeccata :)
@ Maraptica : provo le stesse sensazioni leggendo i tuoi post,che sono sempre emozionantissimi :)
Ho letto "La sonata a Kreutzer" per la prima volta a 14 anni ed uno di quei libri che continuo a portare con me. Rileggendolo di tanto in tanto, con occhi diversi..
Ho letto il libro di Tolstoj ed ascoltato per la prima volta il brano di Beethoven. Due grandissimi. Da rileggere il libro e riascoltare il
brano
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