In un'ipotetica tenzone fra i gruppi più sconosciuti in terra italica, i Microdisney concorrerebbero senz'altro per aggiudicarsi le prime
posizioni. Certo, qualche momento fugace di celebrità l'hanno avuta anche
loro, a metà degli anni '80 ma comunque mai
al di fuori dei confini del Regno
Unito. Si trattò di ben poca cosa
però, e non proporzionata agli effettivi meriti della band ( con il
disco di cui si parla oggi conquistarono comunque il primo posto della classifica indie
britannica ), che nonostante una discografia qualitativamente altalenante, quando giunse al top della forma, sfornò un pugno
di canzoni pop connotate da una verve compositiva che suona ancora
originalissima. Vale la pena,
dunque, salvare dall'oblio questo "The Clock Comes Down The Stairs ",
che forse non sarà un disco imprescindibile e seminale,
ma che di sicuro racconta molto bene un periodo musicale in cui inizia a prendere forma il brit
pop che poi, qualche anno più tardi, troverà la sua più alta espressione attraverso
band come Blur, Oasis, Pulp, Suede e soprattutto nell'unico, e questo si
irrinunciabile, omonimo disco dei La's. La storia dei Microdisney,
che nascono come duo e diventano in poco tempo un quartetto, sviluppa la sua trama su quel canovaccio di
casualità e colpi di fortuna che ha accomunato tante giovani band in cerca di
notorietà. Il cantante Cathal
Coughlan e il chitarrista Sean
O'Haglan ( quest'ultimo,
in seguito, formerà gli High Llamas
) giungono a Londra dalla natia Irlanda ( Cork ). I due, che suonano in piccoli locali underground della
città, vengono notati dal
guru John Peel, che completa il combo
con il bassista John Fell e il
batterista Dave Galvin, e lo manda in sala
di incisione a registrare le prime canzoni. Il suono un pò ruvido e grezzo degli esordi viene progressivamente
ammorbidito, si fa più melodico e " charts oriented ",
fino a confluire, in forma finalmente
organica, in The Clock Comes Down The
Stairs, che può definirsi, a buon
ragione, il miglior lavoro dei Microdisney oltre che una piccola gemma dell' indie-pop ( il disco è pubblicato dalla
mitica Rough Trade, casa discografica resa celebre per aver abbinato il
proprio marchio ai lavori degli Smiths ).
Le dieci canzoni in
scaletta fondono alla perfezione il suono brit
della tradizione ( Beatles,
Kinks ), le sensazioni
musicali del momento ( Prefab Sprout e Smiths ) e
soprattutto infuenze americane,
con aperture melodiche che richiamano
alla mente qualcosa dei Beach Boys e molto dei coloratissimi giri di
chitarra che erano il marchio di fabbrica
del suono Byrds. Il tutto incorniciato nelle liriche argute, raffinate e volutamente non sense di Cathal
Coughlan. Piacevolmente frizzanti e talvolta intrise di una malinconia dimessa e
colloquiale, le canzoni di The Clock Comes Down The Stairs scivolano sul
velluto di emozioni leggere, che non lasciano segni in profondità, ma solo
un buon sapore fruttato sulle labbra. Dall'ironia iniziale di Horse Overboard al singolo
giocoso Birthday Girl, dall'incedere incalzante di Genius fino all'intermezzo dai chiaro-scuri melodrammatici ma mai invasivi di Are You Happy ?
che gioca a rimpiattino con la lingua
smithsiana, il pop dei Microdisney segue il filo di un cromatismo
assai eterogeneo ( eppure non confuso ), e fotografa una creatività
compositiva che in seguito ( Crocked Miles e 39 Minutes ) non sarà mai più così
sincera. The Clock Comes Down The Stairs non avrà di certo cambiato il corso della
storia, ma di sicuro resta un gran bel disco ( votato nel 1989 dal quotidiano irlandeese The
Sunday Tribune miglior album del decennio), grazie
alla semplicità degli
arrangiamenti e alla fascinosa freschezza delle composizioni. Dispiace,
quindi, che di quest'opera non si ricordi quasi più nessuno e che i
Microdisney siano solo il
ricordo di una meteora nel bagaglio
musicale di qualche incallito melomane, qual è il
sottoscritto.
Blackswan, giovedì 05/07/2012
7 commenti:
una piccola grande band ,grandi anche gli high llamas
La mia ignoranza a tal proposito è devastante! La cosa da notare è che moltissimi gruppi noti o meno hanno preso un'infinità di sfumature dai Beach Boys , band quasi sempre sottovalutata.... ciao Grande Black!
Nella vita non si può sapere o conoscere tutto: mai visti, sentiti e neanche sentiti nominare. In compenso, però, ti dirò che non appena ho ascoltato le note della prima canzone, me n'è venuta subito in mente un'altra.. http://www.youtube.com/watch?v=PlWl2XWjVs8&feature=related
Quando hai tempo, voglia e vuoi sorridere un pò, guardati il link :D !
Magari, hanno preso ispirazione proprio dai Microdisney :)
In ogni caso, il mio orecchio “basic” non riesce ad apprezzarli..sorry :(
Notte :)
Me li ero dimenticati, ma li conoscevo! Bravi, proprio per i motivi che asseriscibtu!
Ti sto scrivendo dal balcone di casa mia, sono col piccì portatile, e piove a dirotto dalle 5 di stamattina, con tuoni e lampi e ... Mi arrivi tu con i Microdisney e mi rendi la giornata soleggiata!
@ Face : anche gli High Llamas infatti mi piacciono un casino :)
@ Nella : nei confronti dei Beach Boys c'è un fraintendimento marchiano : si pensa abbiano fatto solo canzonette, e invece hanno rivoluzionato la storia del rock.
@ Mary : effettivamente c'è qualche assonanza.Peccato non ti piacciano,sono molto basic pop :)
@ Adriano : grande ! sei uno dei pochi privilegiati :)
@ Nora : spero che ora il sole splenda dalle tue parti più che mai :)
Come si fa a dimenticarli.
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