martedì 30 aprile 2013

UN'IMU DA APPLAUSI


Viene da ridere ad ascoltare Alfano che esclama :" Musica per le nostre orecchie ! ",quando Letta promette lo stop alla rata IMU di giugno. Le orecchie di riferimento, è quasi ridondante specificarlo, sono soprattutto quelle di Berlusconi. Infatti, ancora prima che il governo diventi operativo,  il nano dimostra a chi non se fosse accorto, chi sia il vero padrone del padrone Italia, e realizza, grazie al PD, uno scoop sensazionale : riuscire a mantenere una promessa fatta in campagna elettorale. Ma ancora più comico è guardare l'emiciclo festante che applaude, praticamente compatto, alla promessa di Letta di togliere l'odioso balzello. Che non è una tassa piovuta dal cielo per volere divino, meglio precisare. No, l'IMU l'hanno inventata loro. L'ultimo governo Berlusconi, per la precisione, che dopo aver tolto l'ICI per fini elettorali, si è trovato di fronte all'insurrezione delle amministrazioni comunali private della fonte di maggior sostentamento. Il sultano di Arcore, però, non riuscì a rendere operativa la tassa, visto che nel frattempo venne scalzato dallo scranno grazie a un golpettino istituzionale targato Napolitano. L'IMU venne quindi imposta, qualche mese dopo, per la gioia degli italiani onesti e contribuenti, dal governo Monti, sostenuto coram populo dagli stessi che oggi inciuciano alle spalle della nazione, e cioè PDL e PD. I quali, come spesso accade a questa inconsapevole classe politica, votarono, evidentemente a loro insaputa, un provvedimento che ha costretto alla fame una consistente fetta della popolazione.Ora, invece, estatici e ferventi come fedeli di fronte all'ostensione della Sacra Sindone, applaudono gaudenti ammiccando al pubblico consenso. Che è un pò come se uno si complimentasse con sè stesso per aver smesso di menarti con il tirapugni mentre sei seduto sulla tazza del cesso e si aspettasse pure un cenno di ringraziamento (sempre ammesso che ti restino le forze per respirare). Per accorgersi che la tassa sulla prima casa sia una porcheria inenarrabile non bisogna essere nè un genio e quindi tanto meno Letta. basta un normo dotato. Il problema, semmai, è capire dove sia possibile reperire le risorse per far fronte a un ammanco in entrata di circa 4 miliardi di euro. Andremo a batter cassa in Europa ? Ce li daranno con una mano e con l'altra ce li toglieranno (benzina, tabacchi, alcol e altre piccole gabelle assortite) ? Non si sa. Letta promette, obbligato dal padrone Berlusconi, ma non parla di sacrifici e non annuncia soprattutto quello di cui il paese avrebbe bisogno per recuperare i soldi necessari e tentare un briciolo di riscrescita : una legge draconiana che inchiodi senza pietà i corrotti e gli evasori. A naso, per la fiducia che mi ispira questo governo paravento, la sensazione è che alla fine a prenderla nel culo saranno sempre gli stessi. All'improvviso, certo, ma solo dopo essere stati cosparsi,  di un'abbondante dose di vaselina. Così i nostri parlamentari potranno applaudirsi, di nuovo, per la loro infinità bontà.
PS : ma in queste ore la tenuta del governo sul problema già vacilla... 

Blackswan, martedì 30/04/2013

domenica 28 aprile 2013

IL BISCOTTO E’ SERVITO







Ciò che non può sfuggire anche agli occhi dei più distratti è che il governo appena varato da Napolitano abbia fondamenta a dir poco traballanti. E’ un dato di fatto inoppugnabile, infatti, che se M5S ha mantenuto le promesse fatte in campagnia elettorale (mai con questi partiti), finendo così all’opposizione, il PD, i cui dirigenti spergiuravano che mai si sarebbero alleati con B., le ha invece disattese tutte. Il risultato è che il primo partito italiano non esiste più, gli elettori democratici stanno pensando di trasferirsi in Svizzera e l’esecutivo appena nato è a tutti gli effetti il quinto governo targato Berlusconi. Il biscotto, bisogna ammetterlo, è stato però cucinato a dovere. La finta opposizione di Lega e Sel ha permesso di sottrarre a Grillo sia il Copasir e che la Vigilanza Rai, due commissioni strategiche che, ovviamente, non possono finire nelle mani di un partito non allineato. E anche la scelta dei ministri è stata fatta cum grano salis : nessun nome che avrebbe aperto la stagione dei forconi, ma tante facce (apparentemente nuove) con un tasso di impresentabilità ridotto al minimo. La dice lunga, in tal senso, quel Patroni Griffi al sottosegretariato della Presidenza del Consiglio. Chissà quanti infatti conoscono la vicenda della casa vista Colosseo, che l’ex ministro della Funzione Pubblica aveva acquistato dall’Inps a prezzo agevolato in base a una sentenza del Consiglio di Stato da lui stesso presieduto. Ma i numeri d’alta scuola non finiscono qui. Alfano vicepresidente e ministro degli Interni (l’accoppiata ai vertici dell’esecutivo è roba da Scemo e più Scemo) è la dimostrazione che a reggere le fila di tutto è di nuovo il nano, che è riuscito a piazzare in un colpo solo a capo del governo il suo braccio destro (Gianni Letta) e quello sinistro (il segretario del PDL). Una meraviglia, poi, l’inutile Cancellieri alla Giustizia, un banchiere all’Economia (Saccomanni) e l’adorabile Emma Bonino (una che dava del terrosista islamico a Gino Strada e che ha retto il sacco a B. per parecchi anni) agli Esteri. Sfilano poi, in ordine sparso, altri “impresentabilini”. Gaetano Quagliariello, secondo fimatario della legge sul processo breve salva B., Flavio Zanonato, l’ex sindaco di Padova che fece costruire il muro di via Anelli, Dario Franceschini, definito “inutile” da De Mita e “una boutade dadaista” dalla Guzzanti, Beatrice Lorenzin, trombata dal PDL per la corsa alla regione Lazio e qui riciclata per la gioia di tutte le shampiste, e, udite udite, Nunzia De Girolamo, quella che mandava a Berlusconi pizzini porno e che ora è sposata con il deputato PD e braccio destro di Enrico Letta, Francesco Boccia (che l’altro ieri voleva espellere tutti i dissidenti dal partito, cioè quelli che non gli avrebbero votato la moglie).  Quando si dice l’importanza della famiglia…Ma l’ingrediente fondamentale per la riuscita del biscottone sono anche i nomi di due persone perbene : Josefa Idem allo sport e Cecile Kyenge all’integrazione. Una sportiva e una donna di colore. Se avessero nominato il solo Balotelli (senz’altro più in linea con la demenzialità dell’esecutivo) almeno risparmiavamo uno stipendio.



Blackswan, domenica 28/04/2013

sabato 27 aprile 2013

HOT LUNCH - HOT LUNCH



Se è (più o meno) vero che in ambito rock nulla si crea e tutto si recicla, quelli che svettano dall'anonimato finiscono per essere soprattutto i bravi riciclatori. Non parlo dei copioni, ben inteso, ma di quelli che conoscono sufficientemente bene la materia da poterla plasmare e darle nuove forme.  E' il caso di questi americani Hot Lunch, all’esordio con un full lenght distribuito negli States dalla Tee Pee Records (quella dei Night Horse e Graveyard) e in europa dalla tedesca Who Can You Trust? Records, che mescolano le carte del citazionismo con cialtronesca grinta e un pizzico di ruvida classe. Tra vagonate di fuzz e distorsori a palla, gli Hot Lunch assemblano a modo loro acid rock, anni '60, proto-heavy, garage e un bel pò di scorie punk attitudinali. I ragazzi partono a testa bassa e non si fermano fino alla fine, suonano con selvaggia irruenza, e nonostante un certo classicismo nella struttura dei pezzi, hanno la briglia sciolta e l'incoscienza giovanile di quelli che dicono "buona la prima e chi si è visto s'è visto ".  Grezze e rumorose, ma suonate con rinvigorente trasporto (questo è rock allo stato brado), le dieci canzoni che compongono la scaletta del disco,(e che mancano, meglio chiarire, di ogni seppur lontano bagliore di originalità), sono quantomeno concepite con un attento approccio filologico. Ne deriva che le numerose citazioni sono pescate tutte dal medesimo periodo, i ruggenti anni '60, e possiedono tutte la stessa anima scorbutica. Nulla è piazzato lì per caso, nemmeno la cover di Knife Edge degli Emerson Lake & Palmer che finisce per integrarsi con naturalezza in un contesto agli antipodi da quello in cui è stata concepita. Così saltano fuori, in bella sequenza, rimandi a Louie Louie dei Kingsmen, ai Blue Cheer di Vincebus Eruptum, agli MC5 più rumorosi e perfino agli Stooges. Schitarrate selvagge, una ritmica potente ma non quadrata, stacchi vertiginosi, ripartenze adrenaliniche e una discreta puzza di kerosene sono il meglio che potrete trovare in questo cd. Su cui domina, il ringhio urlato di Eric Shea, uno che quando canta sembra il frutto dell’innesto fra Howling Wolf e il fratello incazzato di Lemmy. Così, tanto per completare il riciclaggio.

VOTO : 6,5





Blackswan, sabato 26/04/2013

venerdì 26 aprile 2013

VARIOUS ARTISTS - SOUND CITY : REAL TO REEL

Nel 1969, a Los Angeles, nella San Fernando Valley, apre il Sound City, un piccolo studio di registrazione che diventa meta di pellegrinaggio della meglio gioventù musicale di quegli anni. Il posto, a sentire le storie di chi vi ha messo piede, è un buco puzzolente e umido. Eppure, gli artisti fanno la fila per registrare lì dentro, perchè i proprietari vi hanno installato un banco di registrazione all'avanguardia, una console Neve 8028 che è garanzia di precisione e morbidezza. Lì dentro, negli anni '70, Neil Young ci registra After The Gold Rush e i Fleetwood Mac il loro capolavoro, Rumours. Ma è soprattutto dopo gli anni '80, quando l'avvento dell'elettronica produce un invasivo appiattimento dei suoni, che i musicisti di razza sgomitano per registrare al Sound City : i guru Johnny Cash e Ry Cooder, ma anche gli alfieri dei nuovi movimenti, i Queen Of Stone Age (stoner), gli A Perfect Circle (post metal), i Rage Against The Machine (nu metal). Nel 1991, in quel piccolo angolo maleodorante di Los Angeles, grazie a un'intuizione del produttore Butch Vig, ci approdano anche i Nirvana che registrano il disco della leggenda, Nevermind. Quando nel 2011 il Sound City chiude i battenti, David Grohl non si dimentica dell'esperienza vissuta, acquista la mitica console e la porta nel suo studio, il 606. E siccome l'ex batterista dei Nirvana non è solo il fratello più scemo di Kurt Cobain (cos'altro mai dovrà fare ancora quest'uomo per scrollarsi di dosso l'ingombrante passato?), se ne esce con un'idea davvero niente male : restituire il favore a quel banco di registrazione, omaggiandolo con  un documentario e con una colonna sonora originale suonata dai Sound City Players, band composta per l'occasione da alcuni degli artisti che si sono avvalsi dei servigi della Neve 8028. Il risultato è un buon documentario e un ottimo disco, zeppo di canzoni che starebbero in piedi a prescindere e che in alcuni casi si rivelano gioiellini di notevole caratura. E' il caso di You Can't Fix This, la migliore del lotto, che gode del contributo vocale di un'inquietante (ma quando mai lo è stata veramente ?) Stevie Nicks, o Cut Me Some Slack, in cui sir Paul Mc Cartney si abbassa di trent'anni l'età anagrafica per dimostrare a Grohl, Novoselic e Smear che Helter Skelter è la madre di tutte le canzoni del loro repertorio. Un disco intenso e godibilissimo in cui le diverse esperienze dei musicisti coinvolti confluiscono in una miscela eccitante di power rock, punk, garage, grunge e stoner. Quasi un vademecum per chi pensa che gli anni '90 siano stati l'ultima grande stagione musicale della storia.
 
VOTO : 7
 
 
 
 
 
Blackswan, venerdì 26/04/2013

giovedì 25 aprile 2013

UNA STORIA GIA’ LETTA



Le grandi manovre hanno avuto inizio. In un tripudio convergente di consensi, Napo Orso Capo ha conferito a Enrico Letta il mandato per formare il primo governo del biscottone. Se la scelta è ricaduta proprio sull’implume e inoffensivo portaborse democrat (ha la mia età, ma sembra mio padre, e bacia culi a raffica : mitico il pizzino a Monti con cui si offriva di fargli da scendiletto), un motivo ci sarà. Anzi, più d’uno. Il più evidente, è che Letta ha la personalità di un soprammobile : non dispiace a nessuno perché fa parte dell’arredo, gli dai una bella spolverata e lo sposti da una mensola all’altra senza che nessuno se ne accorga. Ne derivano, quindi, altre due considerazioni. La prima è che il nuovo reggente del PD è il personaggio ideale per un governicchio ad alta implosione e con un’attesa di vita di qualche mese. Anche se lo si brucia, poco male : come soprammobile potrà poi essere reciclato senza impegno, perché tanto nessuno si ricorda chi cazzo è. La seconda è che Letta, proprio in virtù del deficit di personalità (è uno dei massimi esponenti della cordata della mediocrità che dirige a ogni latitudine il paese) è il megafono perfetto per i moniti tramite i quali, con viva e vibrante soddisfazione, il Capo dello Stato tirerà le fila dell’inciucio. Ultima, ma forse la più importante delle riflessioni, è che Enrico Letta altri non è che il nipote di Gianni Letta, il potentissimo cardinale Richelieu, amato da destra e da sinistra e praticamente di casa in Vaticano, che da anni trama all’ombra del sultano di Arcore determinando il destino della politica e delle istituzioni italiane. Immagino quindi con quanto entusiasmo il costituente esecutivo andrà ad affrontare e risolvere i grandi problemi che affliggono la nazione : corruzione, evasione e conflitto d’interessi. Seppur prematuro (avremo le idee più chiare nei prossimi giorni), concludo con un breve accenno al toto-ministri. Se corrisponde al vero il ventaglio di nomi sottoposti all’attenzione del premier in pectore,  non c’è altro da fare che mettersi le mani nei capelli e gridare forte : Alfano, Gelmini, Brunetta, Schifani, Sacconi, Lupi, Monti, D’Alema e Amato, cioè la crema di quelli che hanno mandato in rovina il paese. Complimentoni ! In attesa, pertanto, di conoscere la trama dell’ennesimo film horror, non resta altro da fare che augurare a tutti i lettori un rabbioso 25 aprile. Che non sia solo festa di liberazione, ma soprattutto progettualità per una nuova resistenza.

Blackswan, giovedì 25/04/2013

martedì 23 aprile 2013

JOE BONAMASSA - AN ACOUSTIC EVENING AT THE VIENNA OPERA HOUSE



Joe " prezzemolino " Bonamassa è probabilmente l'artista rock più prolifico del momento. Negli ultimi due anni ha sfornato a proprio nome due dischi in studio e due live, con i Black Country Communion (ma questo dovrebbe essere ormai un capitolo chiuso) ha rilasciato un full lenght (Afterglow) e un live, insieme a Beth Hart sta per uscire il nuovo album ( See Saw, seguito di Don't Explain del 2011) e per non farsi mancare proprio nulla ha fondato i Rock Candy Funk Party con cui si diletta a giocare col groove (We Want To Groove del 2013). Ciò che il chitarrista americano ancora non aveva pubblicato era un disco dal vivo e interamente acustico. Registrato nel tempio della lirica viennese, An Acoustic Evening… è davvero un disco sui generis rispetto alla consueta produzione di Bonamassa. Non solo per l'inconsueta location votata normalmente a concerti di musica classica, ma soprattutto per la presenza come accompagnamento di un quartetto folk composto da Gerry O'Connor (Banjo e Fiddle), Mats Wester (Mandola), Arlan Schierbaum (Harmonium e Accordion) e Lenny Castro (percussioni). Con la conseguenza che le canzoni a forte concentrato blues del repertorio di Joe, qui suonano in modo "diverso", meno rumorose, essenziali ma non troppo, e vestite di un abito acustico che, forse parrà un controsenso, accentua l'energia di certi brani che risultano nello specifico addirittura più travolgenti che nella versione elettrica (la possente Dust Bowl). Oltre a classici del repertorio del chitarrista, nei due cd che compongono la raccolta compaiono alcune azzeccate covers, tra cui Jockey Full Of Bourbon di Tom Waits in versione Kurt Weil, un classico del blues come Stone In My Passway di Robert Johnson e un’ intrigante Jelly Roll di John Martin. Un live assolutamente inaspettato, lontano dalle consuete coordinate e tuttavia coinvolgente, in cui l’assenza di elettricità mette ulteriormente in evidenza, se mai ce ne fosse stato bisogno, la gran voce di Bonamassa e quei virtuosismi chitarristici talvolta sacrificati sull'altare di un travolgente piglio rock blues, talvolta troppo tranchant. In attesa di scoprire quali saranno i futuri (e, molto probabilmente, numerosi) progetti del nostro eroe, ascoltare (magari in cuffia) questo suntuoso live è un ottimo modo per ingannare il tempo e fonte di goduria totale. Roba da leccarsi i baffi, insomma.

VOTO : 7,5





 
Blackswan, martedì, 23/04/2013