Se
è (più o meno) vero che in ambito rock nulla si crea e tutto si recicla, quelli
che svettano dall'anonimato finiscono per essere soprattutto i bravi
riciclatori. Non parlo dei copioni, ben inteso, ma di quelli che conoscono
sufficientemente bene la materia da poterla plasmare e darle nuove forme. E' il caso di questi americani Hot Lunch, all’esordio
con un full lenght distribuito negli States dalla Tee Pee Records (quella dei
Night Horse e Graveyard) e in europa dalla tedesca Who Can You Trust? Records,
che mescolano le carte del citazionismo con cialtronesca grinta e un pizzico di
ruvida classe. Tra vagonate di fuzz e distorsori a palla, gli Hot Lunch
assemblano a modo loro acid rock, anni '60, proto-heavy, garage e un bel pò di
scorie punk attitudinali. I ragazzi partono a testa bassa e non si fermano fino
alla fine, suonano con selvaggia irruenza, e nonostante un certo classicismo nella
struttura dei pezzi, hanno la briglia sciolta e l'incoscienza giovanile di
quelli che dicono "buona la prima e chi si è visto s'è visto ".
Grezze e rumorose, ma suonate con rinvigorente trasporto (questo è rock
allo stato brado), le dieci canzoni che compongono la scaletta del disco,(e che
mancano, meglio chiarire, di ogni seppur lontano bagliore di
originalità), sono quantomeno concepite con un attento approccio
filologico. Ne deriva che le numerose citazioni sono pescate tutte dal medesimo
periodo, i ruggenti anni '60, e possiedono tutte la stessa anima
scorbutica. Nulla è piazzato lì per caso, nemmeno la cover di Knife
Edge degli Emerson Lake & Palmer che finisce per integrarsi con naturalezza
in un contesto agli antipodi da quello in cui è stata concepita. Così
saltano fuori, in bella sequenza, rimandi a Louie Louie dei Kingsmen, ai Blue
Cheer di Vincebus Eruptum, agli MC5 più rumorosi e perfino agli Stooges.
Schitarrate selvagge, una ritmica potente ma non quadrata, stacchi vertiginosi,
ripartenze adrenaliniche e una discreta puzza di kerosene sono il meglio che
potrete trovare in questo cd. Su cui domina, il ringhio urlato di Eric Shea,
uno che quando canta sembra il frutto dell’innesto fra Howling Wolf e il
fratello incazzato di Lemmy. Così, tanto per completare il riciclaggio.
VOTO
: 6,5
Blackswan, sabato 26/04/2013
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