Così ci
risiamo. A ogni nuovo disco del Boss si rinfocola la diatriba tra i fans
di Springsteen, pronti a incensare senza troppa obbiettività qualsiasi cosa esca
dalla penna dell’amato blood brother, e i detrattori, che sostengono
aprioristicamente l’assunto che ormai il rocker sessantaquattrenne non azzecca
un disco decente da decenni (balle: ricordatevi almeno di The Rising). Meglio
fare subito chiarezza, allora. Perché se è evidente che Springsteen, pur
essendo un grandissimo artista, è in una fase discendente della parabola-
carriera (almeno per quanto riguarda i dischi in studio), è altrettanto vero
che High Hopes non è un disco di scarti o un’opera da raschio del barile, bensì
un buon disco rock, che alterna momenti brillantissimi ad altri decisamente
raccogliticci. Quali dunque i difetti del nuovo album ? In primis, direi che
non sempre è azzeccata e puntuale la
collaborazione con Tom Morello che, pur essendo un gran chitarrista, ha un
suono e un approccio troppo invasivo per le canzoni del boss. Un brano
meraviglioso come The Ghost Of Tom Joad, ad esempio, è devastato nel finale da un assolo che sarebbe ottimo per brano dei Rage
Against The Machine ma che nello specifico risulta assolutamente fuori
contesto. Poi, ci sono le canzoni, alcune delle quali sono davvero di una
bruttezza disarmante. Prendo come esempio la seconda traccia dell’album, Harry’s
Place, scartata durante le sessioni di The Rising (e si capisce perché) e qui
ripresa con un suono cupo e zeppo di synth, in cui nemmeno il sax di Clarence
Clemmons (la canzone era stata in parte registrata con il saxofonista ancora in
vita) riesce a rivitalizzare una creatività davvero ai minimi termini. Bruttina
assai è anche Frankie Fell In Love, forse un po’ troppo leggera per il contesto
in cui è stata inserita. Fatti questi doverosi appunti, è innegabile che il resto
dell’album però suoni decisamente bene. Certo, alcuni brani sono piacevoli ma
non memorabili, come la divertita cover di Just Like Fire Would degli
australiani Saints o This Is Your Word, folk rock impreziosito dal suono delle
cornamuse che aprono e accompagnano il brano. L’auto-cover di American Skin (41
Shots), che compariva unicamente nel Live In New York del 2001, è una di quelle
canzoni che ti fanno comprendere la grandezza del boss ed è talmente bella che
anche la chitarra sbrodolona di Morello non riesce a intaccarne la perfezione.
Sono notevoli anche la cover di Dream Baby Dream dei Suicide (gruppo venerato
dal boss fin dai tempi di Nebraska), il gospel rock di Heaven’s Wall o l’intensa
Down In The Hole, con Patty Scialfa alla voce e con l’organo di Danny Federici in diretta dal
Paradiso. Ma è quando parte The Wall, penultima traccia del disco, che si
comprende con immensa gioia che il boss è capace di sfornare ancora, almeno uno
per disco, autentici capolavori. Voce, chitarra, organo e assolo di tromba
finale per una ballata triste sul Vietnam che si può accostare senza timore a
grandi classici come The River e Racing In The Street. Toccante, commossa,
superba.
Per qualche soldino in più, è
possibile acquistare il disco con un bonus dvd, in cui Springsteen, durante il
concerto di quest’estate all’Hyde Park di Londra, ripropone per intero la
scaletta di Bon In The Usa: un’ora e poco più per rendere onore al disco che nel
1984 fece entrare l’amato Bruce nell’Olimpo degli dei. Ballerina d’eccezione in
Dancing In The Dark, la mamma del boss.
Voto: 7 (voto dvd: 7,5)
Blackswan, domenica 19/01/2014
8 commenti:
Sono curioso di ascoltarlo, mi sa tanto che ci farò un giro su Spotify.
Sai come la penso.
"It's Only Rock'n Roll, But I Like It".
Aloa!
"High Hopes non è un disco di scarti o un’opera da raschio del barile"
E il premio per la battuta dell'anno va a...
Blackswan!
:D
Già il fatto che ti sei preso il tempo
di ascoltarlo bene prima di recensirlo
è un aspetto positivo.
Molti di quelli che l'hanno stroncato
se ne sono usciti quindici secondi
dopo che i files giravano
in rete. Ma come si fa?
Sul voto finale direi che più o meno (per me qualcosina in meno, ma sono dettagli) ci siamo.
Caro Nicola mi sa che davvero stavolta l'amore pedissequo per il tuo , ma anche mio, idolo ti ha fatto vedere e sentire quello che non c'è proprio.Ho già ascoltato l'album tre volte e mi è difficile non concordare con Marco Cannibal.
Oltre alle cover ed ai brani riciclati come American skin, ci sono canzoni inedite che tu incensi ma che sono imbarazzanti dal punto di vista dell'originalità compositiva.hai Sentito che Down in the hole è un rifacimento di I'm on fire? Ti sei accorto che la strofa di Heaven's Wall è Stranamore di Vecchioni? Riconosci che la melodia di base di The wall ( chiarissimo nell'assolo di tromba) rimanda a Fields of gold Di Sting? In conclusione The ghost of Tom Joad non mi è mai piaciuta, ma devo dire che con la chitarra di Morello diventa un pezzo ascoltabile.Morale tutto è soggettivo ....
@ james : per il boss ne vale sempre la pena :)
@ Silvano : siamo in due :)
@ Marco : un oscar dal Cannibale non è certo da tutti.:)
@ Monty : Basta leggere i commenti al post e si capisce la relatività del tutto. I dischi vanno ascoltati, con attenzione e purtroppo quasi più nessuno lo fa.Ma il mondo ormai funziona così : giudizi tranchant su tutto. mezzo ascolto di un pezzo e via !
@ Euterpe : la vediamo in modo diverso, caro Gio. Io continuo a riascoltarlo e mi pare più convincente delle sue ultime prove. Certo, il grande boss è andato per sempre,ma questo disco, riascoltato ancora oggi due volte, mi è sembrato un buon disco rock.Poi, le tue critiche, sempre puntuali e motivate, ci stanno. E qui scatta la soggettività. O la mia poca obbiettività :)
Io l'ho soprannominato "HIgh Flops".
Adoro il Boss ma quest'album proprio non si può ascoltare in alcuni punti. La questione Morello poi...lasciamo stare.
Springsteen ha bisogno di un buon produttore, tutto qui.
al prossimo convegno della mezza sega, con le mezze seghe (tu sai di chi parlo)questa sarà la colonna sonora.scherzo nick un abbraccione.ciao
Posta un commento