In copertina David Crosby guarda lontano, verso la
luce. E' lo sguardo fiero di chi, nonostante tutto (la dipendenza dalle droghe
e dall'alcol, il trapianto di fegato, la vita travagliata), è ancora in piedi,
con dignità e orgoglio. E' lo sguardo di chi è consapevole che il suo tempo non
è trascorso invano, e che se anche il suo contributo alla storia della
musica si fosse limitato alla carriera solista (al netto quindi delle leggendarie
militanze nei Byrds e nei CS&N), avrebbe comunque lasciato ai posteri
un disco (anzi, il disco) come If I Could Only Remember My Name, baluardo
poetico, psichedelico e visionario della grande stagione californiana. Oggi,
Crosby torna a noi con un nuovo album (distante ben vent'anni dalla sua ultima
fatica solista del 1993, Thousand Roads) e quello sguardo fiero non solo è il
racconto di una vita vissuta sempre in prima linea, nel bene e nel male, ma
è anche l'anteprima fedele di ciò che è contenuto in
queste undici canzoni (tanti sono i brani che compongono la scaletta di
Croz) che sanno ancora stupire ed emozionare, quando forse ormai più
nessuno se lo sarebbe aspettato. Sarebbe però ingeneroso verso Crosby,
nonchè fuorviante verso il lettore, paragonare il nuovo disco
alle grandi opere del passato. Negli anni '60 e '70, la meglio gioventù
americana voleva cambiare il mondo, pervasa da quel surplus creativo che
nasceva dalla possibilità di riempire immensi spazi ancora vuoti, di
sperimentare, di rielaborare in nuovi suoni gli stimoli infiniti che
arrivavano dalla militanza politica e antimilitarista, dalle droghe come
strumento di illuminazione, dai costumi sessuali che si facevano sempre
più liberi e disinibiti. Croz è invece lontano anni luce da quell'epopea
che ha riempito i libri di scuola, è semmai l'opera di un artista che ha
vissuto in prima persona quegli anni magici e ora, di nuovo, guarda avanti,
senza rimpianti, cercando un nuovo stile per raccontarsi. Il mondo è cambiato,
Crosby è cambiato: riproporsi nello stesso identico modo sarebbe stato
anacronistico, addirittura grottesco. Ecco, allora, che in Croz il vecchio
David utilizza gli strumenti che sono consoni alla sua età (saranno settantatre
ad agosto), tiene lontano i suoni dal cuore di Laurel Canyon, optando invece
per un cantautorato raffinato e dal sapore vagamente jazzy; sostituisce la
psichedelia, gli impeti rock e l'audacia strumentale, con uno stile più
colloquiale e malinconico, grazie al quale cesella con perizia artigianale una
serie di ballate intense, riflessive, equilibrate. Canta e
suona magnificamente, David, coadiuvato dal figlio James Raymond (autore
di alcuni dei brani del disco) e da un gruppo di amici che non si risparmiano
per dar lustro a questo ultimo capitolo di una discografia a dir poco
leggendaria. Così, la chitarra scintillante di Mark Knopfler impreziosisce la
deliziosa What's Broken, posta in apertura del disco, mentre Wynton Marsalis
regala la sua tromba alla conclusiva Find A Heart, il brano più jazz e strutturalmente
complesso dell'album. In mezzo, solo ottime canzoni che, nonostante
l'omogeneità degli arrangiamenti che fa da collante alla scaletta, spaziano con
eclettismo fra vari generi. Cito per tutte l'ariosa Radio, così
smaccatamente melodica, Morning Falling, intensa ballata dai contenuti
antimilitaristi, e il rock in punta di plettro della superlativa Set That
Baggage Down, l'unico brano legato a doppio filo con gli anni d'oro dei
CS&N. Insomma, un filotto di canzoni fresche e coinvolgenti, che non deluderanno
le aspettative dei vecchi fans o di tutti coloro che amano la musica di
qualità. A dimostrazione che Crosby, a questi livelli di ispirazione, non
ha alcun passato da rimpiangere ma può volgere tranquillamente lo
sguardo al futuro, con fierezza e orgoglio. Bentornato, Croz.
VOTO: 8
Blackswan, giovedì 06/02/2014
4 commenti:
Comprimari di prima grandezza e si sentono tutti...certamente non stona nel panorama musicale, anzi si aggiunge a tanta "monnezza"che ascoltiamo da sempre ...
Si, il bentornato ci sta bene!!
Ciao Blacky+++++
Se al primo ascolto mi ha lasciato abbastanza indifferente, poi, ascolto dopo ascolto, mi ha preso come succede con i grandi dischi. Bello e profondo.
bella canzone, malinconica al punto giusto per uno della sua età
bella canzone, malinconica al punto giusto per uno della sua età
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