Questa musica ti prende
alle spalle, è un evento inaspettato, un’epifania improvvisa che ti coglie di
sorpresa quando meno te lo aspetti. Magari perché non sai assolutamente chi
siano Chris Cacavas e Edward Abbiati (ed è probabile, se non hai cavalcato in
lungo e in largo per le sconfinate praterie del rock); oppure semplicemente perché,
pur conoscendoli, pensi sia impossibile che due mondi tanto distanti riescano a
venire a contatto fra loro senza confliggere, ma creando qualcosa di unico,
bellissimo. Non sono poche le cose, infatti, che separano questi due artisti,
anche anagraficamente assai lontani. Chris Cacavas è una vecchia volpe del rock,
uno che ha scritto pagine importanti di storia, e che a metà degli anni ’80 dava
lustro, con i suoi Green On Red, a quel movimento auto-definitosi Paisley
Underground: genere che pescava nel roots e nella psichedelia per ridefinire le
coordinate dell’american music. Abbiati, invece, ha radici diverse e una storia
più recente: di origini anglo-italiane, dal 2007 è a capo del progetto Lowlands,
combo pavese di folk- rock che trae ispirazione tanto dalla tradizione
americana che da quella inglese. Certo, i due avevano già collaborato in
passato, visto che Cacavas ha mixato i primi due dischi della band nostrana; ma
l’idea di un disco insieme, nasce un po’ casualmente, più per intuito che per
un’effettiva e condivisa progettualità. Racconta Abbiati : “Ho invitato Chris a Pavia, ma non pensavo da
subito di arrivare a un album. L’unica regola era che nessuno dei due avrebbe
scritto una nota o parola prima di trovarci; avremmo improvvisato. Io non avevo
neanche mai composto con altri, sono abituato a lavorare da solo, ma le canzoni
sono nate in modo spontaneo, scrivevamo e registravamo subito sul mio iPhone
per non dimenticare nulla, passavamo al pezzo seguente. Un piccolo miracolo.”
Il risultato finale, effettivamente, ha qualcosa di miracoloso: dieci canzone
perfette, palpitanti, genuine, senza una nota fuori posto, suonate
splendidamente con il contributo di un gruppo di artigiani dello strumento,
quali il bassista e chitarrista Mike “Slo-Mo” Brenner (Jason Molina) e il
batterista Winston Watson (Warren Zevon, Bob Dylan). Nel disco confluiscono non
solo i gusti e le esperienze dei due musicisti, ma anche uno spettro di
sonorità variegatissimo che spazia dal country al rock e al soul, il cui
prodotto finale è una miscela in cui si percepiscono reminiscenze che portano a
Neil Young, Nick Cave, Afghan Whigs, addirittura Cure. Me And The Devil,
registrato in cinque giorni in un granaio alla periferia di Pavia, è un disco che
però non paga dazio al deja vu e suona inusuale e attualissimo, immerso in una
penombra emotiva che caratterizza il mood dell’intera scaletta. Against The
Wall, il brano con cui si apre il disco, è sostenuto da una ritmica ossessiva e
potente e sfocia in un cupo ritornello che sembra pescato dal repertorio di Greg
Dulli. La title track mette in bella evidenza l’armonica e gioca con
suggestioni funky blues. Oh Baby, Please ruffianeggia con il sax di Andres
Villani sostenuto dal solido lavoro di Cacavas al piano elettrico in un
crescendo di notturna sensualità. I due minuti e mezzo di The Week Song,
delicata ballata con la lap steel di Brenner in bella evidenza, introducono uno
dei capolavori del disco, Hay Into Gold, mid-tempo dal sapore anni ‘90, con un malinconico
ritornello che mi ha fatto pensare ai Dinosaur Jr suonati dai Cure. La nerboruta
Long Dark Sky possiede il piglio elettrico dei Crazy Horse che replicano in
chiave rock certa new wave targata Eurythmics. Can’t Wake Up è il country che
sbarca sulle rive del Po’, la splendida The Other Side è una ballata elettrica
tra Neil Young e Pearl Jam, I’ll See Ya è intimismo da pelle d’oca alla Elliott
Smith, mentre Rest of My Life è la chiosa “vedderiana” per un disco intenso, che
non ha un momento di stanca e coinvolge fin dalle prime note. In una stagione
che fino a ora non ha riservato eclatanti sorprese, per quanto mi riguarda,
questo è un album che probabilmente entrerà nella top five delle cose migliori
del 2014.
PS: Il booklet contiene i testi delle canzoni tradotti in italiano. Incredibile,
vero ?
VOTO: 8,5
Blackswan, lunedì 11/08/2014
1 commento:
Mi hai decisamente incuriosito!
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