Diciamoci la verità: quanti di noi avrebbero scommesso
sulla riuscita di quest'album ? Quanti ci hanno creduto, fin da quando,
l'anno scorso, trapelarono le prime notizie sulla pubblicazione di Shadows
In The Night, che Dylan avrebbe potuto incidere un disco così tanto, apparentemente,
lontano dalla sua indole musicale? Che c'entra Dylan con il great
american songbook e Frank Sinatra, a parte il fatto che quei suoni e quelle
voci passavano per la radio quando il giovane Robert Zimmermann era ancora ben
lungi da diventare il menestrello di Duluth? Sono onesto: a queste domande non
sono stato in grado di rispondere, ma ero intimamente convinto che questo disco
non mi sarebbe piaciuto affatto. Invece...invece, poi, i dischi vanno
ascoltati, e rifletterci un pò su sarebbe sempre e comunque cosa buona e
giusta. Dylan e Sinatra sono due classici della musica a stelle e strisce, due
grandi padri a cui occorre guardare con rispetto filologico per capire molto
della cultura musicale del popolo a cui appartengono; ma sono anche due figure,
per quanto accumunate dalla medesima classicità, sostanzialmente agli opposti
per stile e genere. Forse, senza rischio di andar troppo lontani dalla
verità, possiamo dire che entrambi hanno sempre fatto di testa loro, a
modo loro, prendendo anche cantonate sesquipedali, ma mantenendo un sorta di
dirittura artistica impermeabile ai compromessi. Sotto questa prospettiva,
Shadows In The Night è l'ennesima scommessa di Dylan, il suo modo per
sparigliare le carte in tavola e cercare nuove strade. Consapevole di una grandezza
già indiscutibile, ma in grado di elevarsi ancora di un gradino, in un
ambizioso scatto finale di (ulteriore) affermazione. Come a dire che ci
sono due great american songbook: uno è quello di Sinistra, e uno è il mio,
talmente ampio e qualitativo da poter assorbire anche l'altro. Chi si aspettava
un tributo a quell'epoca e a quella musica, si sbagliava di grosso. Se
qui si assiste a un passaggio di testimone, è uno scambio a favore
dello staffettista che sa di portare a casa la vittoria nell'ultima frazione.
Dylan non si limita a rifare Sinatra, lo stravolge. Sceglie le canzoni giuste,
le priva delle orchestrazioni a cui davano lustro, le asciuga negli
arrangiamenti e le ripropone in punta di plettro immergendole in un mood
notturno. E' Dylan, con la sua voce aspra e mai così coinvolgente, l'unico che
può mandare a farsi benedire la filologia e il timore reverenziale dovuto a
Sinatra. Classe infinita e disco superbo: più great dell'american songbook.
VOTO: 8
Blackswan, mercoledì 11/02/2015
6 commenti:
Ti dirò la verità, lo trovo di una noia mortale che neanche lo inserisco in "classifica". Amo Dylan ma questo disco non fa per me. :)
I giorni corrono e il tempo passa per tutti. Così ci ritroviamo lo zio Neil che canta insieme all'orchestra e il Bobbone che rifà il verso a Franky.
Tutto se ne và: come acqua in una tazza bucata, come la notte di Natale, come i soldi dalle mie tasche.
Ma forse è giusto così. Il disco di Neil Young non mi è piaciuto, l'assaggino di Dylan invece sì. Non per la sua voce , che è sempre stata quello che è, ma per l'atmosfera.
Approfondirò.
Un abbraccio.
Il tuo parere per me è molto importante e per dare un giudizio estremamente positivo su questo disco devi essere veramente motivato.Il brano che ho ascoltato non mi coinvolge e neanche l'accostamento di due mondi che hanno poco in comune mi convince.
Però proprio per questo voglio ascoltare tutto l'album..
@ Silvano: Dylan è da un pò che mi delude e che lo trovo stanco. Questo, però, per me è un gran disco, suonato divinamente, con canzoni completamente rivitalizzate.
@ Granduca:Neil è piaciuto poco anche a me. Dylan,invece, qui fa grandi cose. E ti assicuro, che di Sinitra, non troverai assolutamente nulla. Un abbraccio.
@ Mr. Hyde: Sai, alla fine, contano anche molto i gusti. L'ultimo Dylan non mi aveva coinvolto. Shoadows In The Night l'ho ascoltato una decina di volte e non mi sono mai stancato.
a me sembra bello .... interessante: )
@ Offhegoes: uno dei migliori dischi di Dylan da molto tempo a questa parte.
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