domenica 15 febbraio 2015

ERIC SARDINAS – BOOMERANG




Scrivere una recensione sul nuovo disco di Eric Sardinas è la cosa più semplice del mondo.Un po’ aiuta il personaggio e così l’incipit è servito: Sardinas è il chitarrista più tazzorro della storia, così tazzorro che al confronto anche Slash appare come un virgulto odoroso di violetta. E un po’, anzi molto direi, aiuta il fatto che il quarantacinquenne bluesman originario di Fort Lauderdale fa sempre lo stesso disco, tanto che a oggi l’unica vera novità è il cambio della casa discografica, che segna il passaggio dalla Mascot Records alla Jazzhaus Records. Per il resto, restiamo nei confini già abbondantemente esplorati di un rock blues dalle tinte hard, suonato in modo muscolare (nonostante Sardinas sia dotato di una tecnica davvero notevole) e senza alcun compromesso di produzione. Canzoni tiratissime (salvo il delta blues di Morning Glory e pochi altri episodi), irruvidite da una vocione che ringhia senza posa, e caratterizzate dal consueto campionario di bottleneck, pedale wah-wah, spesso e volentieri pigiato a tavoletta, e chitarre resofoniche, elettrificate o acustiche, che sono le vere protagoniste delle dieci canzoni in scaletta. Il mentore di Sardinas, forse non sarebbe nemmeno il caso di specificarlo, è il grande Johnny Winter (venuto a mancare lo scorso anno), a cui il disco è dedicato; ma si sprecano anche rimandi a Hendrix, Howlin’ Wolf (di cui viene rifatta How Many More Years) e Canned Heat. Tutte canzoni che abbiamo già sentito centinaia di volte, tanto che, anche i brani più riusciti (la zampata letale di Bad Boy Blues o l’ottima cover di Trouble, il vecchissimo brano, a firma Leiber & Stoller, già portato al successo da Elvis) possiedono una familiarità contigua all’abitudine. Detto questo, è giusto anche sottolineare che, pur mancando di sorprese, Boomerang è comunque un disco ben lontano dalla routine: Sardinas ci mette cuore e forza bruta, non vuole stupirci, ma semplicemente fare ciò che gli viene meglio con la consueta, rozza, onestà. A volte, basta solo questo per fare un buon disco.

VOTO: 6,5





Blackswan, domenica 15/02/2015

5 commenti:

Arianna Marangonzin ha detto...

A me piace!
Buona domenica!

Granduca di Moletania ha detto...

Chitarra resofonica è un termine "sciccoso" che però faccio fatica ad imparare. Ai miei tempi lo chiamavamo dobro (che in qualche lingua slava significa qualcosa che non ricordo); ma ai miei tempi anche i messaggi si scrivevano con la macchina da scrivere. :)
Quindi la musica di Sardinas a me va più che bene : sarà anche ripetitiva ma, gira e frulla, il blues quello è .
All'incirca.

Un abbraccio.

Offhegoes ha detto...

rozzo ruvido e grezzo....cosi ci piace :)

Blackswan ha detto...

@ Arianna: pure a me ! :)

@ Granduca: credo che resofonica sia il termine corretto, mentre Dobro, che significa bello, è la marca di una resofonica Gibson. Poco importa: ha un suono fantastico ! Un abbraccio.

@ Offhegoes: grezzo ma intenso :)

Granduca di Moletania ha detto...

Giusto Black, tu hai tutte le ragioni: il termine è corretto. Ma se qualche tempo fa mi avessero detto "oggi vengo da te che suoniamo; io porto la chitarra resofonica", io avrei preparato i dischi in vinile da farci girare sopra.
Resofonica mi sa tanto da impianto stereo a valvole.

Non c'è niente da fare: non imparerò mai. So 'dde coccio. :)

Ciaooooooooooooo.