Se di un disco ne parlano tutti e ne parlano tutti in
modo estremamente lusinghiero, forse vale la pena procurarselo, non sia mai che
uno si perda qualcosa di davvero valido. Per questo motivo, dopo aver visto un
pò ovunque la copertina del disco, ho deciso di mettere mano al portafoglio e
acquistare l'album d'esordio delle Ibeyi. Per chi ancora non lo sapesse, sotto
il moniker Ibeyi (Gemelli) si celano due sorelle gemelle franco cubane, Naomi
Diaz e Lisa Kainde Diaz, figlie del noto percussionista Anga Diaz,
che ha fatto parte del progetto Buena Vista Social Club e ha suonato con gente
del calibro di Steve Coleman, Ry Cooder, John Patitucci, prima di lasciarci,
giovanissimo, nel 2006. Naomi e Lisa, sono nate a Cuba e vivono a Parigi,
hanno solo diciannove anni, ma per certi versi possiedono idee già assai
chiare, riuscendo a far convivere i propri gusti personali (hanno dichiarato
come fonte di ispirazione Frank Ocean e James Blake), con il patrimonio
musicale lasciatogli in eredità dal padre, un ibrido fra latin jazz e Santeria.
Che le carte in regola per stupire ci siano tutte, lo si capisce fin dal
packaging del cd, una sorta di custodia a incastro con la quale è
possibile abbinare le foto attuali delle due ragazze con quelle di quando erano
bambine. Una tale premessa visiva ben introduce i contenuti della scaletta del
disco, che incastra, in un complesso puzzle musicale, tradizione e
modernità, Cuba e Africa, elettronica e soul, jazz e pop. Appare chiaro, dopo
soli pochi ascolti, che Naomi e Lisa tradiscono una maturità artistica inusuale
per la loro giovane età: non solo il livello qualitativo delle
composizioni è davvero alto, ma sono soprattutto la libertà
espressiva e la volontà di superare gli steccati convenzionali della forma
canzone a lasciare stupefatti. Vi è in queste due ragazze un'ambizione
smisurata che le porta a sacrificare l'urgenza espressiva dei vent'anni,
quell'urgenza che spesso conduce a canzoni imperfette ma sincere, alle necessità
dettate dalle trame sofisticate di una visione adulta (e
futuribile) di world music. Libertà espressiva, si diceva, e un'indubbia
fascinazione sonora, che non riescono tuttavia a convincere fino in fondo.
C'è una sovrabbondanza e, a volte, anche una ridondanza, di idee, che
finisce per tarpare le ali a composizioni che, asciugate dal desiderio di
sperimentare tout court, potrebbero volare altissime. Invece, il disco, pur
nella sua coerenza formale e, come si diceva, nonostante l'alto livello compositivo,
procede altalenante tra episodi che ci conquistano il cuore (Mama Says)
o in cui la visione musicale delle sorelle Diaz trova un perfetto
compimento stilistico (Oya), ad altri che ci lasciano indifferenti e anche un
filo infastiditi (Stranger/Lover). In ogni caso, ce ne fossero di dischi così:
questo esordio è infatti una delle cose più interessanti ascoltate in
questo inizio 2015 e le indubbie capacità delle due ragazzine devono solo
essere affinate dall'equilibrio di una buona dose d'umiltà. Hanno appena
diciannove anni e il tempo è dalla loro parte.
VOTO: 7+
Blackswan, lunedì 09/03/2015
2 commenti:
Concordo a pieni voti con la tua recensione. E' buon disco e... se il buon giorno si vede dal mattino, aspetteremo il pomeriggio.
@ Silvano: disco super interessante, non c'è che dire.
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