Gli anni '80 sono stati per Neil Young gli anni della
sperimentazione estrema e gli anni, diciamolo francamente, dei dischi di
merda. Iniziati discretamente, con un controverso album dai suoni molto tradizionali
e dagli accentuati contenuti politici (Hawks & Doves del 1980) e finiti
anche meglio con Freedom (1989), quello che da tutti i fans e dalla critica
viene considerato il disco della rinascita artistica. Ma in mezzo, tante,
troppe ciofeche. Un pugno di dischi che andavano a esplorare nuovi
orizzonti creativi, distanti anni luce da un suono diventato marchio di
fabbrica, e per il quale la Geffen, nuova casa discografica di Neil dopo
l'abbandono della Reprise, aveva investito un bel pò di quattrini. Ma Neil in
quel periodo non voleva sentire ragioni e faceva di testa sua: una libertà
creativa, questa, che lo porto a un contenzioso giudiziario proprio con la
Geffen, la cui dirigenza sosteneva che il chitarrista producesse
volontariamente musica non rappresentativa della propria arte, al solo scopo di
danneggiare la casa discografica. E ad ascoltare la produzione di quegli anni,
qualche dubbio viene. Un album mediocre, Re- Ac- Tor (1981), ultimo con la
Reprise, e poi tanti lavori ai limiti della iconoclastia di un mito: il
rockabilly di Everybody's Rockin' (1983), il soporifero country stile Nashville
di Old Ways (1984), le incomprensibili derive synth di Trans (1982) e Landing
On Water (1986). Ed è proprio al tour di quest'ultimo disco che
si riferiscono le registrazioni di Born To Rock, colte dal vivo dalla
Westwood One Fm, durante alcuni concerti americani del novembre di quell'anno.
Neil Young, che nel 1987 pubblicherà Life (ultimo disco per la Geffen
che peraltro segna il ritorno del pigmalione artistico coi Crazy Horse
(Sampedro, Talbot, Molina), si fa accompagnare in tour proprio dalla sua
storica band. Il risultato di questo live ricorda molta da vicino quello del
mitico Live Rust: una band potente e rumorosa che rockeggia senza compromessi
ai confini del grunge, un'oasi acustica con Neil alla chitarra, armonica
(Heart Of Gold, Sugar Mountain, The Needle & The Damage Done) e piano
(After The Gold Rush), la solita scaletta di grandi classici (Like A Hurricane,
My My Hey Hey, Down By The River, Cinnamon Girl, etc.) e alcune canzoni
tratte dal repertorio più recente (Computer Age, Violent Side, etc.). Il
packaging scarnissimo e privo di crediti relativi ai luoghi e alle date
dei singoli live, è compensato da un'ottima resa qualitativa delle
registrazioni, di gran lunga superiore a quella di un semplice bootleg. In
definitiva, Born To Rock è un'interessante fotografia su uno dei periodi meno
fortunati della carriera di Young (a ricordarcelo ci sono vaccate come Sample
And Hold), il quale, dal vivo, sapeva però mantenere (pressoché) intatta
la sua aura di leggendario rocker. Per super fans.
VOTO: 7
Blackswan, martedì 24/03/2015
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