Guy Kyser - Vocals and Guitar
Johanna Kyser - Keyboards, Vocals and Percussion
Cary Rodda - Bass
Paul Takushi - Drums and Percussion
Paul Takushi - Drums and Percussion
Se mai un
disco è stato invocato e desiderato, questo dei Mummydogs, entra di diritto
nella Top Ten “Fan in crisi d’stinenza”. Anche perché l’attesa si era prolungata
per più di 10 anni. Anche perché Mummydogs è la sigla dietro la quale si cela
Guy Kyser, chitarra, voce, e anima dei Thin White Rope.
I TWR, con Dream
Syndicate, Rain Parade, Green On Red, Long Ryders e tante altre straordinarie band
che per brevità non citerò hanno tessuto la trama del cosiddetto “Paisley
Underground” e contemporaneamente reinventato il Rock stelle e strisce ripartendo
là dove Punk e New Wave s’erano messi di traverso. Il Country Rock, l’Acid e la
Psichedelia della West Coast che impudicamente invitano al proprio talamo le
intellighenzie “Art" della costa opposta.
Wikipedia ci
rammenta che il termine “Paisley Underground”
fu coniato da Mike Quercio dei Three O'Clock (Paisley, ornamenti decorativi orientali mutuati
dall’artwork dei ‘60) e divenne sigla contenitore di tutto quell’esaltante
movimento musicale. Entusiasmante oltre ogni modo la ricetta. Eccola: miscelare
accuratamente parti uguali di Byrds, Cash & Young, condensare q. b. con
Velvet e Beefheart, acidificare il tutto con dosi variabili di Television e Jim
Carroll. Mescolare, assaggiare, correggere alla bisogna con un pizzico di Pere
Ubu. Per contorno Nuggets a volontà.
Facile,
fatto.
Ecco a voi
il “Paisley Underground”.
Ecco a voi i
Thin White Rope la più grande band americana della seconda metà degli anni ’80.
La loro parabola artistica dura 6
anni, dal 1985 al 1991, durante i quali daranno alle stampe 5 album e un paio
di EP, “Moonhead” del 1987 è il capolavoro che si ritaglierà di diritto un
posto importante tra le migliori produzioni dell’intero decennio. “The Ruby Sea” conclude la vicenda.
Negli anni di inattività che
seguirono, Kyser, oltre a curare le uscite di alcune raccolte e un live dei
TWR, si distinse per l’assenza fino a scomparire dalla scena musicale. Il
Thomas Pynchon del Paisley Underground.
Molti e
inverosimili gli avvistamenti. Commesso in un negozio di dischi a Tacoma,
barman in un ristorante esclusivo di Anversa, esperto botanico in una
università californiana, insegnante di chitarra di un manipolo di surfisti strafatti
di cannabis a Seattle, in studio con Jim Morrison per le registrazioni di “An
American Prayer II”.
Una cosa è
certa, nel frattempo ha messo su famiglia.
Ed è proprio
con Johanna, sua moglie, che decide di tornare artisticamente per l’esordio
discografico dei Mummydogs. L’album esce nel marzo del 2002. Etichetta sul
disco, la solita, quella della Frontier di Lisa Fancher.
La mia copia
mi fu regalata da un amico di Ragusa. Faceva e fa il medico di famiglia.
E’ il medico
più Rock’n’Roll di tutta la Regione Sicilia.
Un rinnovatore
illuminato nella somministrazione delle cure.
Hai
l’influenza? Aspirina e Ramones 2 volte al dì.
Ti fa male
la pancia? Buscopan e Pretty Things prima dei pasti.
A Ragusa, in
certe farmacie, è più facile trovare una rarità di Frank Zappa che non il
Voltaren.
Ora, a
pensarci bene, del disco non mi va di parlarne più di tanto. A me, era piaciuto.
E mentre lo riascolto dopo tanto tempo riaffermo l’impressione dell’epoca. Dark
Green Car e Red Bandana sono due pezzi splendidi che non avrebbero sfigurato
nel repertorio di un tempo e, verso la fine del disco, Zulu Time è carezzevole
come non mai.
Anche
Johanna era stata brava.
Le
recensioni invece non furono per nulla accondiscendenti, qualcuno scrisse che i
due sembravano la brutta copia di John Doe e Exene Cervenka. Gli inevitabili
raffronti con i TWR non aiutarono a sollevare l’asticella del giudizio di
critica e pubblico. Insomma, a detta di tanti, disco mediocre da non perderci
troppo tempo.
Da allora
nulla più. Guy è risceso giù dal palcoscenico per scomparire nuovamente e
stavolta definitivamente. Neppure un avvistamento in Tibet, che ci sta sempre
bene.
Non può
finire così.
Sono certo
che Guy è da qualche parte che fischietta una nuova canzone visionaria e
ammaliante come solo lui sa fare.
Sono certo
che prima o poi vorrà riaccendere gli amplificatori.
Cosa ti
costa, eh Guy?
I figli
saranno cresciuti e probabilmente ascolteranno solo rap & hip hop.
Non stargli
addosso, son ragazzi, passerà.
Chiama i
vecchi amici di un tempo Stephen, Jozef, Roger.
Quelli son
25 anni che ti stanno aspettando.
Vogliamo
fare come i Sonics?
Andiamo,
scegli 10, 12 pezzi tra le decine che ti sei fischiettato in questi anni, che
si riparte.
Johanna
potrebbe suonare il tamburello.
Il nuovo
disco dei Thin White Rope sarà un capolavoro.
E se non lo
sarà, non importa.
Sarà in ogni
caso “l’ultimo dei Thin White Rope” da raccomandare a squarciagola a questo brutto
mondo di apericene e dj set nell’attesa che ne arrivi un altro e un altro
ancora.
Porter Stout, giovedì 28/01/2016
4 commenti:
Non conoscevo questo disco ,la tua recensione mi ha incuorisito , vengo dagli anni del progressive che non è proprio il genere di Guy Kyser e dei TWR, però questo disco mi è piaciuto molto, sound accattivante e mai banale, n disco completo , grazie a te per avermelo fatto conoscere , ciao a presto ....
Grazie a te Massimo, sei un amico!
Curioso di sapere chi è il medico di Ragusa
Grazie Massimo. Il disco lo ascolto spesso e mi piace sempre di più e faccio di tutto per evitare un inutile e stucchevole paragone con i TWR. Anch'io sono un medico, di un'altra grande isola, appassionato di rock sin dai primi anni '60. La musica che amo mi fa sentire vivo. Salvatore Uleri
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