Chissà che aria si respira ad
Athens, la cittadina della Georgia che ha dato i Natali ai R.E.M. e ad una
pletora di band che hanno assunto negli anni una certa importanza nel quadro del
rock americano. Tra queste i Drive-by Truckers, che dal 1996 sfornano onesti ed
appassionati dischi di un rock sudista (ma scordatevi nomi come Lynyrd Skynyrd
e Widespread Panic) dal sapore barricadero e politico. Chissà dunque che aria
si respira ad Athens, perchè proprio come i fratelloni R.E.M., senza i quali –
lo ricordo – gran parte del rock che a noi piace tanto sarebbe ancora a suonare
nelle cantine, anche questo American Band suona come un crocevia di
stili e canoni, quasi che in questa sperduta città tra le calde foreste della
Georgia l'america faccia un riassunto di ciò che il rock passa al momento (ed i
conti con se stessa).
Usciti dunque in maniera definitiva
dalla perdita (a mio giudizio enorme) di Jason Isbell, che alla storia dei
Drive-By Truckers ha dato penna, voce e chitarra, Patterson Hood e soci
continuano ad essere un caleidoscopio di ciò che si può costruire con il lavoro
artigianale di 5 musicisti che non saranno ricordati nella storia come talenti
sopraffini, ma certamente come onesti falegnami del rock sì. E dunque American
Band si ritrova ad essere un incrocio tra virate elettriche alla Neil Young
(l'opener “Ramon Casiano”) momenti di ispirazione folk-rock (“Guns of Umpqua”),
organi che cullano le chitarre (“Filthy and fried” dall'aria molto
Jayhawks) e anche, incredibilmente, una concessione funk nella bella “Ever
South”. Tutti questi elementi però non generano confusione, perchè i Drive-By
Truckers sono artigiani grezzi che sanno costruire una compattezza invidiabile,
e già al terzo ascolto American Band dimostra di avere dei punti
cardinali ben riconoscibili, ed il nostro navigare di ascoltatori diventa
confortevole.
Certo, l'impressione è che se il
pedale distorsore fosse un po' abbassato e la batteria fosse lasciata più libera
di viaggiare, forse il risultato finale sarebbe più ricercato e la platea di
ammiratori in poco tempo si potrebbe raddoppiare.
Ma va bene così, il disco suona
perfettamente Drive-By Truckers, fotografa bene l'America che tra i tanti
problemi si trova anche ad affrontare una elezione tra due candidati
palesemente antipatici, mentre il Sud va a fuoco, i poliziotti bianchi
uccidono i neri nelle strade e Trump vorrebbe tirar su un muro tra Texas e
Messico.
Consoliamoci però perchè nascerà
sempre qualcuno ad Athens che, senza fronzoli e con le idee chiare, ci
racconterà la vicenda attraverso una chitarra distorta e una visione chiara ed
onesta.
Probabilmente uno dei dischi più
veri e convincenti di questo 2016.
VOTO: 7
Melonstone, mercoledì 05/10/2016
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