A
settantatre anni appena compiuti, Rita Coolidge è quella che si può
definire una sorta di leggenda vivente. Quasi cinquant’anni di carriera,
più di trenta dischi pubblicati, due Grammy Award vinti in coppia con
l’ex marito Kris Kristofferson, la voce prestata ad alcuni dei dischi
più seminali della storia (Mad Dogs And Englishmen di Joe Cocker, tanto
per citarne uno) e quell’iconico soprannome, Delta Lady, derivatole da una splendida canzone a lei dedicata da John Russell, sono le stigmate di una fama che questo nuovo Safe in the Arms of Time si appresta a ravvivare.
Registrato
presso i Sunset Sound di Los Angeles (gli stessi studi in cui la
Coolidge aveva registrato il suo primo, omonimo, album solista, nel
lontano 1971), il disco è il primo lavoro scritto dopo la tragica morte,
avvenuta nel 2015, dell’amata sorella Priscilla, un evento che ha
segnato profondamente la songwriter originaria di Lafayette e che ha
ispirato in modo evidente le dodici canzoni in scaletta. Un
coinvolgimento emotivo che trapela anche dalle parole della stessa
Coolidge: “I’ve written so many songs assuming a role like an actor,
but this time I got to write from experience. This is the best record
I’ve ever done. I’m extremely proud of it.”
Per
l’occasione, Rita ha coinvolto in fase di scrittura artisti di prima
grandezza della scena statunitense (Keb’ Mo’, Stan Lynch, Jill Colucci,
Chris Stapleton e Graham Nash), ha chiamato a produrre Ross Hogarth, e
si è circondata di una backing band favolosa, composta dal chitarrista
Dave Grissom (Joe Ely, John Mellecamp, Allman Brothers, etc.) dal
bassista Bob Glaub, da John “J.T.” Thomas alle tastiere, e dal
batterista Brian MacLeod.
Da
un punto di vista musicale, la formula è quella collaudata da tempo, e
cioè un amalgama di folk, country e rock che guarda agli anni ’60 e ’70 e
nella quale confluiscono gli echi di un leggendario passato, quello
condiviso con stelle di prima grandezza quali Kris Kristofferson, Joe
Cocker, Leon Russell, Bob Dylan, Harry Chapin, Eric Clapton e Delaney
& Bonnie.
Ecco, allora, che si passa dall’opener Satisfied, malinconica ballata dagli accenti folk-country, in cui Rita ci racconta che la vita è una strada tortuosa (life is a winding road), al rock blues di Doing Fine Without You, composta da Graham Nash e Russ Kankel, alle morbidezze country soul di Walking on Water,
scritta e cantata insieme a Keb’ Mo, alla splendida We Are Blood,
gioiellino che evoca la stagione d’oro del folk-rock, richiamando alla
memoria i CSN&Y, fino a due languide ballate per pianoforte, Van Gogh e You Can Fall In Love, che la Coolidge interpreta con l’inconfondibile, appassionato, timbro vocale.
Safe in the Arms of Time
è, in sostanza, un buon ritorno sulle scene, un disco che ha radici
lontane e che suona decisamente vintage, in cui oltre a un filotto di
brani prevalentemente riusciti, emergono un indiscusso mestiere e la
caratura tecnica di una band che viaggia con il pilota automatico
inserito. Forse, mancano un po’ di sangue e di spontaneità, e talvolta
affiora qualche eccesso di zucchero, che perdoniamo solo perché
compensato dal contrappunto della graffiante chitarra di Grissom.
Piccoli difetti che tolgono mezzo punto al giudizio finale ma che, in
definitiva, non compromettono un ascolto decisamente piacevole.
VOTO: 6,5
Blackswan, sabato 26/05/2018
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