giovedì 21 novembre 2019

BIG STAR - THIRTEEN (Ardent Records, 1972)



Thirteen, una delle gemme del disco d’esordio dei Big Star, #1Record (1972), non è una canzone triste nel vero senso della parola. Eppure, ditemi chi, dopo aver ascoltato questa perla uscita dalla penna di Alex Chilton e Chris Bell, non si sia ritrovato con gli occhi umidi e il groppo in gola.
Testo e musica inducono a fluttuare a mezz’aria, rapiti in un’estasi mnemonica dai pastelli tenui, che aprono un varco temporale in cui l’ascoltatore si abbandona nell’abbraccio della nostalgia, separandosi per pochi istanti dalle cose mortali. Thirteen è una canzone sui tredici anni scritta per chi tredici anni non li ha più, eppure non ha mai smesso di sentirsi un po' bambino e di guardare al futuro con gli occhi illuminati dalla speranza e il cuore gonfio di ingenuo entusiasmo. Non solo una canzone, bensì un sussurro vitale, un monito a non dimenticare chi eravamo, uno sprone a godere delle piccole grandi cose che rendono bella l’esistenza: la musica, l’amore, il piacere della condivisione.
Definita dal chitarrista dei Buffalo Tom, Bill Janovitz, “a perfect melancholy ballad", Thirteen racconta, attraverso moduli folk e pop, una storia d’amore adolescenziale, una delicata liason tra ragazzini che ci riporta sui banchi di scuola e ci ricorda quanto eravamo goffi ai nostri primi appuntamenti. Un arpeggio di chitarra acustica, i morbidi cori che ci sfiorano carezzevoli i capelli e un testo semplice e diretto sono l’ossatura di una canzone che si sofferma sull’ingenuo corteggiamento di un ragazzo a una ragazza (“Won’t You Let Me Walk You Home From School, Won’t You Let M Meet You At The Pool”) e, nel contempo, omaggia la passione per la musica rock nel verso “Rock And Roll Is Here To Stay” e nella citazione di Paint It, Black dei Rolling Stones.
Due minuti e trentaquattro secondi di perfezione assoluta, di languori e palpiti che da adolescenziali diventano adulti e ci raccontano esattamente chi siamo. Non è una canzone triste, Thirteen, ma è inevitabile che durante l’ascolto una lacrima ci bagni il volto, mentre la musica e i ricordi si fondono in una suggestione unica, personale, che possiede però la forza di un abbraccio universale.





Blackswan, giovedì 21/11/2019

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