Non saprei dire se siano più contagiosi il Coronavirus o l’isteria
collettiva. Cominciamo dai virologi che si sbertucciano sui social come
dei veri influencer. Gismondo contro Burioni, Burioni che attacca
Gismondo e tutto il parterre dei luminari che si schiera ora con l’una,
ora con l’altro, come autentici leoni da tastiera. Chi sostiene che il
virus è solo poco più di una influenza, altri che affermano essere
qualcosa di serio. Ma quanto serio, di grazia? Ad ogni modo, una buona
parte dei media ci sta mettendo il carico da novanta. Leggiamo titoloni
di giornali con toni dapprima catastrofici poi rassicuranti, ultimamente
quasi insofferenti per il perdurare delle misure prudenziali adottate
dal governo. Non c’è dubbio che la paura, pardon, il panico faccia
vendere i giornali. Il panico fa audience in tv, dove trasmissioni
salottiere si popolano di personaggetti che si atteggiano a scienziati
dell’ultima ora. Poi ci sono i menagrami di mestiere. E così la
“casalinga di Voghera” sprofonda nell’angoscia.
Per tornare alle testate
dei quotidiani, titoli iniziali come “Prove tecniche di strage”,
“Mangiano i serpenti e poi crepano” fino agli ultimi come “Virus, ora si
esagera”, scandiscono il ritmo della situazione politica che più che
fibrillato appare schizofrenico. Il “Capitone” Salvini sembra avere
svolto il ruolo di direttore d’orchestra di certi giornalisti. Dapprima
ha accusato il governo di sottostimare il virus invocando misure
draconiane, come la blindatura delle frontiere e la sospensione del
trattato di Schengen, per poi arrivare a pubblicare su Facebook un video
di segno diametralmente opposto: “Il mondo deve sapere che venire in
Italia è sicuro perché siamo un paese bello, sano e accogliente.
Altro
che lazzaretto d’Europa, come qualcuno sta cercando di farci passare”.
Il riferimento è al premier Conte che si è trovato nel pieno di una
crisi di nervi in cui mantenere la barra dritta è assai complicato. Però
anche a lui, a un certo punto, è partito l’embolo con tutte quelle
apparizioni televisive domenicali. Non sapremo mai se volesse arginare
lo stillicidio di Salvini ma tant’è. Pure i governatori della Lombardia e
del Veneto si sono lasciati andare a una escalation nei toni. Il primo
(Fontana) inizialmente ha mantenuto uno stile sobrio. Poi lo scazzo con
Conte a proposito di presunte irregolarità in un ospedale, per chiudere
in bellezza con il video della mascherina indossata al contrario. E Zaia
non è da meno in questo delirio collettivo. Toni bassi iniziali e poi
il botto finale: “La Cina ha pagato un grande conto di questa epidemia
perché comunque li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi o questo
genere di cose”. Forse è il caso che ci fermiamo a riflettere.
Se è vero
che il venir meno della nostra quotidianità genera panico è altrettanto
certo che l’uomo privato della propria routine dimostra un lato
spregiudicato e aggressivo. L’antidoto al virus è anche quello di
recuperare un forte senso di aggregazione sociale che in questi giorni
sembra essersi estinto. Dobbiamo impegnarci in questa direzione. Tutti,
nessuno escluso.
Cleopatra, lunedì 02/03/2020
Nessun commento:
Posta un commento