Non è per essere bastian contrario, ma questo rituale dei flash mob
sui balconi di casa mi pare un po’ fuori luogo. Forse la mia analisi
potrà apparire in controtendenza rispetto al sentire comune che, al
contrario, considera certe esternazioni popolari come un desiderio
irrefrenabile di leggerezza in momenti drammatici come questi. È una
questione di prospettiva.
Consolatoria o liberatoria che sia la reazione
personale alla quarantena, dal mio punto di vista vedere certa gente
tamburellare con i coperchi delle pentole intonando l’inno di Mameli mi
sembra fuori contesto. Così come esporre il tricolore sul balcone. Non
siamo ai tempi delle notti magiche dell’82 quando Pablito e compagni ci
regalavano suggestioni indimenticabili. Questa è l’ora più buia dal
dopoguerra.
Il che non significa che dobbiamo intonare i mortualia ma la
contingenza ci suggerisce un contegno e una condotta più appropriati.
Perciò basta con la retorica di certi comportamenti spesso immaturi di
gente che ora suona la grancassa o la tromba sul terrazzo, quando fino a
qualche settimana fa magari andava a sciare o si accalcava in strada
per l’apericena, salvo poi prendere d’assalto le stazioni ferroviarie
per fuggire altrove. E non dimentichiamoci di quelli che il Coronavirus
riguardava gli anziani, come se fossero esseri umani da sacrificare.
Qualche pensatore illuminato sostiene che il mondo cambierà. Un nuovo
Umanesimo pervaderà l’universo. “L’ottimismo è il profumo della vita”,
diceva Tonino Guerra. Ce lo auguriamo tutti ma temo che quando questo
blackout finirà, gli uomini torneranno cinici esattamente come prima. Se
non peggio di prima.
Cleopatra, lunedì 22/03/2020
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