Ali
Holder è una ragazza texana dallo sguardo diretto e dalla lingua
sciolta: non le manda a dire, insomma, soprattutto se sono scomode
verità. Uncomfortable Truths non poteva essere, quindi, che un
disco coraggioso, sia a livello testuale (le liriche sono un elemento
fondamentale di questo lavoro) che dal punto di vista sonoro. La singer
songwriter originaria di Austin, infatti, ha sempre posseduto una vena
rock blues che ha trovato posto nella sua personale idea di musica,
prevalentemente una miscela di country texano e americana elettrica, ma
il suo secondo album la porta più lontano da quelle radici, aprendosi a
spazi da riempire con chitarre fuzzy, mellotron, archi e arpe.
Un
disco, dunque, più avventuroso, curato nei dettagli, meglio prodotto e
più meditato del precedente, profondo nell’affrontare argomenti che
vanno dalla disuguaglianza di genere alla povertà, dal dolore cronico
alle difficoltà del rapporto di coppia, temi, questi, filtrati
attraverso la sensibilità femminile e un pizzico di orgoglioso
femminismo.
Ne
esce, quindi, una scaletta niente affatto accomodante, umorale,
umbratile, con pochi momenti musicalmente rilassati, in cui la Holder
disimballa le aspettative che le donne hanno nei confronti del
matrimonio (la cupa Take Me As I Am o la sarcastica Bad Wife) o affronta il tema della rinascita psicologica dopo una grave malattia (la rasserenata ballata Reborn). In Bruja e Singing Over Bones la songwriter texana incarna addirittura il personaggio de La Loba,
una figura mitologica originaria di Pueblo, per esplorare la
femminilità e la natura selvaggia, oltre a richiamare l'attenzione sulla
difficile situazione delle donne assassinate dai cartelli della droga
in Messico.
Uncomfortable Truths,
dunque, affronta temi spinosi, e lo fa prevalentemente attraverso la
forma della ballata elettroacustica (in cui vengono miscelati con
sapienza blues, rock e americana), e arrangiamenti desueti per il
genere, oltre che a una bizzarra quanto riuscita incursione rumoristica
(la sciabolata noise rock di Speak One).
Dodici
canzoni e quaranta minuti di musica ispirata e appassionata, per un
talento per noi tutto da scoprire, ma che negli States inizia a ottenere
meritati apprezzamenti da parte della stampa specializzata.
VOTO: 7
Blackswan, venerdì 24/04/2020
Nessun commento:
Posta un commento