Tra gli adepti del celtic punk, una delle band più longeve è sicuramente quella dei canadesi The Mahones (nome mutuato dall’espressione irlandese “pogue mahone”, ossia “baciami il culo”), nati a Kingston, Ontario, nel lontano 1990. Trent’anni di onorata carriera, per la band composta, ad oggi, dal cantante e chitarrista Finny McConnell, da Sean Ryan al basso, da Katie McConnell alla fisarmonica, Michael O’Grady al tin whistle, Guillaume Lauzon alla batteria e Scruffy Wallace alle cornamuse, che vengono celebrati con questo best of, che racchiude il meglio dai dieci album in studio fin qui pubblicati.
La musica è esattamente quella che potreste aspettarvi da una band dalle radici musicali celtiche, un misto di folk, punk e rock’n’roll, che prende a schiaffi la tradizione irlandese, con brutale esuberanza e un approccio molto alcolico. Le diciannove canzoni in scaletta, tra cui anche un’inaspettata, ma non brillantissima cover di Heroes di David Bowie, guardano ovviamente ai Pogues, band che ha fatto da capostipite al punk folk e che è il punto di riferimento di tutti i gruppi che si cimentano nel genere, pur rileggendone le gesta con un approccio più muscolare, che richiama alla mente i coevi Dropkick Murphys (questi ultimi, vengono qui citati solo come più noto termine di paragone, visto che hanno qualche anno in meno di carriera alle spalle).
Colonna perfetta per una festa ad alto contenuto alcolico (l’iconografia della band, oltre a evocare la verde terra d’Irlanda, rimanda spesso alla classica pinta di Guinness), la raccolta scorre rapida per più di un’ora tra gighe scatenate (Drunken Lazy Bastard, A Great Night On The Lash e Is This Bar Open ‘Til Tomorrow), brani più marcatamente rock (Shakespeare Road e Give It All You Got), omaggi alla storia del diamante verde (Stars (Oscar Wilde)) e ballate struggenti dal cuore in una mano e la pinta nell’altra (Celtic Pride e Streets Of New York).
Non c’è nulla in questo disco che non conosciate già, se per caso foste fan del Pogues; tuttavia, quello che conta in questa raccolta è lo spirito indomito, la sferragliante potenza dei suoni e un’attitudine alla caciara, possibilmente accompagnata da qualche litro di scura. Mettete pure il cd nel lettore e alzate il volume: This Is All We Got To Show For It è un disco divertentissimo, che porta allegria e buon umore, e che ci ricorda quando, non più tardi di un anno fa, facevamo bisboccia nel nostro pub preferito.
VOTO: 7
Blackswan, giovedì 18/02/2021
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