I britannici Bad Touch tornano con il loro quinto album in studio, Bittersweet Satisfaction, un disco il cui suono è fortemente ispirato al classic rock di matrice settantiana (ma non solo), declinato, però, con piglio moderno, attraverso dieci canzoni in bilico tra pura energia e melodie di facile presa.
In
attività dal 2010, composti da Stevie Westwood (voce), Rob Glendinning
(chitarra), Daniel Seekings (chitarra), Michael Bailey (basso) e George
Drewry (batteria), i Bad Touch non hanno mai nascosto il loro amore per
un hard rock operaio e venato di blues, diventando, disco dopo disco, un
nome importante della scena britannica di genere. Con Bittersweet Satisfaction,
il gruppo modifica, però, il proprio suono grezzo, dando un taglio più
melodico e mainstream ai brani, con l’intento evidente di raggiungere il
pubblico più vasto possibile.
L’apertura è affidata a "Slip Away", una traccia che riecheggia le influenze della band, che vanno da Jimi Hendrix (soprattutto nello specifico), Aerosmith, Black Crowes e Led Zeppelin, e che è strutturata sulla combinazione fra un riff potente, un ritmo trascinante e un ritornello dagli evidenti accenti melodici, così come la successiva, solida "This Life".
"Spend My Days" è quasi una canzone pop rock con le sue forti inclinazioni melodiche, mentre l’energica title track mantiene la stessa ambivalenza fra strofe ruvide e ritornello melodico, che è il vero fil rouge dell’intero album.
Più bluesy e graffiante, "Nothing Wrong With That" è un mid tempo rock dal tiro decisamente asciutto, mentre la brillante Come Back Again, è una ballata ispirata al southern rock, che chiama in causa assi del calibro di Lynyrd Skynyrd e Black Crowes.
Per quanto riguarda la produzione, Bittersweet Satisfaction vanta un suono raffinato e brillante, ogni strumento occupa il suo giusto spazio, è nitido e calibratissimo, il che consente alla musica di risplendere in modo cristallino. Tuttavia, si potrebbe obbiettare che questa sia un'arma a doppio taglio, dato il suono perde parte del suo vigore tagliente e sporco a causa della rifinitura eccessivamente pulita.
La brillantezza del disco acquista in accessibilità, ma sacrifica parte dell’energia cruda e grintosa che sicuramente avrebbe potuto aggiungere più fascino all’album. Allo stesso modo, sotto il profilo del songwriting, la ricerca del ritornello di facile presa e dell’appeal radiofonico, rende tutto più orecchiabile, ma penalizza quella potenza espositiva che era un marchio di fabbrica dei Bad Touch.
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