Composti dal frontman Crispian Mills, dal bassista Alonza Bevan, dal batterista Paul Winterheart e dal tastierista Jay Darlington, i Kula Shaker hanno plasmato un suono unico nell'era post-Britpop alla fine degli anni '90, con alcuni splendidi dischi (e dall’ottimo riscontro commerciale) ispirati alla musica indiana e allo spiritualismo. La loro è stata una carriera altalenante, segnata da scioglimenti e reunion, l’ultima delle quali ha già prodotto un ottimo lavoro intitolato 1st Congregational Church of Eternal Love (And Free Hugs) uscito nel 2022.
Questo Natural Magick
è, dunque, il secondo disco della band dopo un lungo iato e, rispetto
al suo predecessore, pur mantenendo intatte le caratteristiche di un
suono collaudatissimo, risulta essere più immediato e virato decisamente
alla ricerca della melodia. Un canovaccio, quello su cui si basa la
musica dei Kula Shaker, che pesca a mani basse nella psichedelia anni
’60, citando illustri nomi di quegli anni d’oro, e che si colora, qui e
là, di spruzzate di folk indiano, che è da sempre l’elemento distintivo
della loro proposta.
Il brano di apertura "Gaslighting" risucchia immediatamente l’ascoltatore nel mondo KS: ritmiche serrate, handclapping, spolverate d’organo e quel riff pazzesco che riporta a "All Day And All Of The Night" dei Kinks. "Waves" incastona una melodia brit pop tra sitar e chitarre distorte, è il brano più orecchiabile e spensierato dell’album grazie a un ritornello appiccicoso, che si manda a memoria fin da primo ascolto.
Un
uno-due dal tiro pazzesco, che si fa ancora più vibrante nella
traiettoria funky della title track, chitarrina ipnotica, coretti
sbarazzini e linea di basso trascinante, per un brano che spinge
l’ascoltatore verso uno scatenato dancefloor. I due minuti e mezzo di
"Indian Record Player" si tuffano a testa bassa nella psichedelia anni
’60, citando Kinks e Yardbirds, e sfoggiando inusuali e sfavillanti
arrangiamenti, mentre "Chura Liya (You Stole My Heart)" crea uno
straniante crossover fra musica indiana e mariachi dai risultati
sorprendenti.
Il livello d’ispirazione resta sempre altissimo, anche quando la band si diverte a citare smaccatamente i Beatles in "Something Dangerous", a tirar fuori dal cilindro un ballatone soul per cuori infranti ("Stay With Me Baby"), a immergersi nel misticismo indiano di "Happy Birthday", o a spendersi in messaggi politici tranchant nell’acidissima "Idontwannapaymytaxes" ("Non voglio pagare le mie tasse/Non voglio pagare per la terza guerra mondiale/Non voglio pagare le mie tasse") e nel funkettone di "F-Bombs", in cui Mills canta in modo da non lasciar spazio a fraintendimenti: "Fanculo la guerra, fanculo le tasse, fanculo gli uomini del governo".
Se
la malinconica "Whistle And I Will Come" è immersa fino al collo nel
brit pop anni ’90, "Kalifornia Blues" mette la retromarcia fino a
sixties, grazie a un ritornello che evoca i Fab Four, e la conclusiva
"Give Me Tomorrow" sigilla il disco pescando una splendida melodia anni
’50, per un lentone da ballare guancia a guancia con l’amata.
Natural Magik è un grande disco, e, a livello di ispirazione e songwriting, può essere tranquillamente accostato ai migliori lavori dei Kula Shaker, quali K (1996) e Peasants, Pigs & Astronauts (1999). Una traversata di tredici canzoni lungo un sentiero hippie e pischedelico ben delineato, che guarda al passato con uno sguardo divertito, che sa emozionare con melodie uncinanti, e che resta ben piantato anche nel presente, prendendo posizioni politiche chiare e non più defettibili. Peace And Love, fate l’amore e non fate la guerra: concetti antichi, che, oggi, purtroppo, si vestono di una nuova e drammatica urgenza.
Uno dei dischi migliori usciti in questo primo scorcio di 2024.
VOTO: 8,5
GENERE: Psichedelia, pop, rock
Blackswan, giovedì 07/03/2024
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