Alice
Lindstedt è una giovane regista di documentari costretta a barcamenarsi
con la precarietà. C’è una storia, nascosta da qualche parte nelle
crepe del passato, che la ossessiona da sempre. Nell’estate del 1959 il
piccolo villaggio minerario di Silvertjarn è stato teatro di un evento
inspiegabile: i suoi novecento abitanti sono svaniti nel nulla,
lasciandosi dietro soltanto una città fantasma, il cadavere di una donna
lapidata nella piazza del paese e una neonata di pochi giorni
abbandonata sui banchi della scuola. Nonostante le indagini e le
perlustrazioni a tappeto della polizia, non si è mai trovata alcuna
traccia dei residenti, nè alcun indizio sul loro destino. La nonna di
Alice viveva nel villaggio, e tutta la sua famiglia è scomparsa insieme a
loro. Le domande senza risposta sono troppe, e Alice decide di
realizzare un documentario per ricostruire ciò che è realmente accaduto.
Insieme a una troupe di amici si reca sul posto per i primi
sopralluoghi: ben presto capiranno che non sarà così facile tornare
indietro.
Figlia della celebre scrittrice Viveca Sten (famosa per la serie di romanzi Omicidi di Sandhamn),
la trentaduenne Camilla, dopo aver pubblicato alcuni libri per ragazzi,
si affaccia sulla scena crime con questo folgorante esordio, dal titolo
Il Villaggio Perduto.
E’
il 1959, quando gli abitanti di Silvertjarn, un villaggio minerario
situato nel nord della Svezia, scompaiono nel nulla, lasciandosi dietro
solo il cadavere di una donna lapidata e una neonata ancora in vita. Le
indagini condotte dalla polizia non portano a nulla e l’opinione
pubblica si sbizzarrisce in congetture improbabili e assurde, che
lasciano il tempo che trovano.
Sessant’anni
dopo, Alice Lindsted, giovane e precaria documentarista, la cui nonna
aveva vissuto a Silvertjarn, si reca sul posto con una troupe di quattro
persone, a effettuare i sopralluoghi per un documentario che potrebbe
cambiarle la vita. Quello, però, che sembra solo un mistero lontano nel
tempo, prende concreta vita in un crescendo di terrore, che porterà alla
luce un passato oscuro, inquietante e raccapricciante.
Camilla
Sten dà vita ad un thriller costruito come una letale bomba a
orologeria, i cui ingranaggi, ben oliati da una narrazione suddivisa fra
passato e presente, porteranno a un finale palpitante, che lascerà
senza fiato il lettore.
Se la scrittrice conosce a menadito le regole dell’horror, che richiamano alla mente alcuni gioielli di genere, come Midsommar di Ari Aster o il celebre The Blair Witch Project,
pellicola del 1999, diretta da Daniel Myrick e Eduardo Sánchez, da cui
il romanzo trae evidente ispirazione, non c’è nulla però di
soprannaturale in un epilogo che risulta essere concretamente reale e
plausibile.
Nella
prima parte del romanzo la Sten addomestica la tensione e tiene un
passo lento, poi, man mano che ci si addentra nella lettura, il ritmo
cresce, i colpi di scena si susseguono, il terrore dei protagonisti
diventa palpabile. Non è una cavalcata a rotta di collo, ma un crescendo
rossiniano di paura e angoscia, ancora più accentuato da una location
tanto suggestiva quanto infida e avversa.
La
giovane scrittrice risulta sempre padrona di un intreccio costruito ad
arte, riuscendo persino a tratteggiare con intelligente profondità la
psicologia della sua principale protagonista, una giovane donna
tormentata dai fantasmi di un passato di depressione, che continuano a
non darle pace. Camilla Sten, poi, scrive bene, anzi benissimo, è questo
è l’ulteriore plus di un thriller appassionante e sconvolgente, da cui è
impossibile staccarsi fino alla catarsi finale.
Blackswan, giovedì 29/08/2024
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