venerdì 12 agosto 2011

THE SMITHS - THE QUEEN IS DEAD


E' l'anno del Signore 1986. La regina è morta, canta Paul Morrissey, leader di uno dei gruppi più influenti e seminali del decennio. Muore la regina e nasce il brit -pop,un bel pò di anni prima che Oasis e Blur se ne attribuiscano la paternità. Edito dalla mitica casa discografica Rough Trade,The queen is dead è l'opera qua ta del combo di Manchester ( tanto per cambiare è sempre Manchester il centro musicale inglese di quegli anni ), capitanato dal già citato Morrissey (dandy istrionico, colto e orgogliosamente gay ) e dal chitarrista di ispirazione byrdsiana, Johnny Marr, musicista tanto schivo quanto geniale. L'album è un capolavoro a partire dalla copertina, che ritrae un giovane e bellissmo Alain Delon dallo sguardo sognante immerso in uno sfondo verde scuro. L'attacco è fulminante: la title track inizia con un coro che intona la tradizionale " Take me back to dear old bligh ty " che prelude all'attacco tribale della  rullata di Mike Joyce,al basso marte llante di Andy Rourke ed al riff ipnotico di Marr.Morrissey canta l'Inghilterra bigotta,conservatrice e ferita dalla monarchia e dalla signora Teatcher, canta d i vite spese nei pub,in povertà e solitudine (" Life is very long when you're lo nely "),dipinge con sarcasmo iconoclasta la disperazione di una generazione muti lata nelle prospettive e nella speranza.E’ solo l’inizio di un filotto di gemme che riscrivono con nuova consapevolezza le coordinate del rock anglosassone.Dall a marcetta straniante di " Frankly, mr.Shankly " alla struggente e dolentissima " I know it's over ",storia in chiave soul di un amore (omossessuale ) finito ( " Love is natural and real but not for you and i,my love ),in cui la voce di Mor rissey ,spostando continuamente gli accenti del cantato,in un finale tesissimo r ecita i versi:" Oh mother i can feel the soil falling over my head ",in una sort a di disperata accettazione del fallimento.Nel disco trovano spazio anche un’acc orata elegia sul dramma della solitudine ( "Never had no one ever") e la querell e letteraria di " Cemetry Gates ",in cui Morrissey prende le distanze dall’auste ra poesia anglosassone in favore del genio anticonformista di Oscar Wilde ( " Ke ats and Yeats are on your side,while Wilde is on mine ").La tirata non sense di " Bigmouth strikes again ",nobilitata dall’intuizione di un controcanto accelara to ai limiti della parodia,è il preludio  di " There is a light that never goes out ", classico fra i classici della produzione smithiana e struggente presa di coscienza dell’impossibilità di vivere alla luce del sole un amore omosessuale,i l cui destino vira inesorabilmente verso la morte ( "..and if a double decker bu s crashes into us, to die by your side, such an heavenly way to die " ).La chios a è lasciata alla superba " Some girls are bigger than others ",nella quale la c hitarra byrdsiana di Marr inventa sublimi riff ad incastro e Morrissey,sarcastic o e ispirato come mai,canta il geniale paradosso sul senso della vita : " From t he ice-age to the dole- age there is but one concern and i have just discovered: some girls are bigger than others ".Il clamoroso successo del disco,accompagnato  dalle inevitabili polemiche per i testi antimonarchici e per i continui ed espl iciti riferimenti all’omosessualità,rappresenta il vertice della discografia deg li Smiths,che di li a poco si scioglieranno,a causa dei continui litigi fra Morr issey e Marr.Nel 1996,nel decennale della pubblicazione dell'album,uscì un imper dibile tributo dal titolo " The Smiths is dead",in cui artisti del calibro di Supergrass,Placebo,Divine Comedy,etc.etc,omaggiarono i maestri,riproponendo in chi ave personalizzata l’intera scaletta del disco.

Blackswan, mercoledì 15/06/2011

Nessun commento: