domenica 4 settembre 2016

WHISKEY MYERS – MUD



Uscirà il prossimo nove settembre Mud, il nuovo album dei Whiskey Myers. Per bissare il successo del fortunato Early Morning Shakes, la band capitanata da Cody Cannon si è affidata nuovamente agli offici del produttore (e Re Mida del suono a stelle e strisce) Dave Cobb, che già aveva messo mano al lavoro precedente. Il quarto disco del combo texano è il classico album di chi ha deciso che il tempo del sottobosco alternative è definitivamente finito: la produzione di Cobb è impeccabile, i suoni sono levigati e calibratissimi, le canzoni, dieci in tutto, non hanno un cedimento che sia uno e stanno in perfetto equilibrio tra afrori sudisti, roots ruspante e quell’appeal radiofonico che già si intravvedeva nel predecessore. Niente di male, ovviamente, perché il disco fila via liscio dalla prima all’ultima canzone ed è dannatamente divertente. Tuttavia, il fango evocato nel titolo è più una dichiarazione d’intenti che un’effettiva declinazione del suono. Mud è, infatti, un manuale di calligrafia southern, come a dire che i canoni estetici del genere passano tutti attraverso le dieci canzoni che compongono la scaletta dell’album. Non c’è una virgola fuori posto, una sbavatura, un inceppo, un’esitazione: gli ottoni scintillano nella solare e vibrante Lightning Bugs And Rain, il lamento rurale dei violini introduce e sostiene l’up tempo di On The River, le chitarre elettriche ringhiano nell’hard rock di Frogman e Mud e una lacrimuccia scende quando parte Stone, ballata pianistica tutta anima e cuore. Davvero un ottimo ascolto, che, peraltro, evoca inevitabilmente (e filologicamente) molti dei numi tutelari del southern, dai Black Crowes ai Black Oak Arkansas. Mud è, dunque, un disco concepito per scalare le classifiche statunitensi e aggiudicarsi, quando sarà il momento, qualche Grammy Award. L’abilità di Cobb sta proprio nel riuscire a rendere la proposta appetibile a un vasto pubblico senza tuttavia sputtanare la credibilità artistica della band. Operazione riuscita, anche se manca quel quid di sincerità che renderebbe Mud un gran disco.

VOTO: 7





Blackswan, domenica 04/09/2016

1 commento:

melonstone ha detto...

una ottima prova. è vero, si prosegue con il discorso più da airplay radiofonica iniziato con Early Morning Shakes, però non è comunque un disco commerciale, ci sono echi evidenti di folk/blues ed i suoni sono ovviamente perfetti (Dave Cobb rules) ma pescano nella tradizione sudista senza essere per forza "piacioni". gran bel disco