domenica 20 agosto 2017

ROBYN LUDWICK – THIS TALL TO RIDE (Late Show Records, 2017)



Inutile girarci intorno: Robyn Ludwick è dannatamente brava, una di quelle musiciste che ascoltata una volta, poi si fa fatica a dimenticare. E viene da domandarsi come sia possibile che una del suo talento non riesca a imporsi a livello internazionale con la visibilità che meriterebbe. Seguita in patria (Texas), dove è apprezzata dalla stampa specializzata e ha portato a casa una manciata di premi, Robyn è arrivata al suo quinto disco in studio. Esordio nel 2005 con For So Long e, quindi, un secondo album nel 2008 (Too Much Desire) con cui si è imposta all’attenzione dei media e si è guadagnata gli elogi dell’autorevole magazine No Depression. Poi, nel 2011, la svolta con Out Of These Blues, gioiellino di Texas songwriting, con cui ha definitivamente sfondato nei circuiti nazionali. Il successivo Little Rain (2014) non ha fatto altro che confermare gli altissimi standard qualitativi a cui ci aveva abituato nei capitoli precedenti. Cessata la collaborazione con Gurf Morlix, che aveva prodotto gli ultimi due dischi citati, la Ludwick (sorella di Bruce e Charlie Robison, due dei più influenti musicisti della scena texana), si è affidata per la produzione al marito e musicista John Ludwick (già comparso nei precedenti lavori come bassista), e si è valsa del contributo di Rick Richard alla batteria, del polistrumentista Bukka Allen, e del grande David Grissom (già con Storyville, Mellencamp, Joe Ely) alla chitarra. Piccole cambiamenti che non spostano di un millimetro il risultato finale, visto che This Tall To Ride è l’ennesima conferma che ci troviamo di fronte a un artista coi fiocchi e a una scrittura senza cedimenti. Dieci brani di ballate elettro- acustiche di americana in salsa texana, appena ricoperte da un velo di polverosa malinconia, che scorrono fluide, morbide e omogenee. Protagoniste assolute le chitarre (elettrica, acustica, lap steel) e la voce di Robyn, che sussurra intimismo o arriva potente al cuore, raccontando storie di vite segnate dal lavoro e dalla solitudine della routine e di amori consacrati al fallimento. Non c’è un solo momento che non valga la pena ricordare, ma a voler proprio indicare gli high lights, mi soffermerei sull’iniziale Love You For It, teso mid tempo che ricorda vagamente alcune cose di Stevie Nicks, la struggente e notturna Freight Train, centrata sul perfetto equilibrio fra chitarra acustica ed elettrica, e Bars Ain’t Closin’, in cui la Robyn duetta magnificamente col marito John, su una morbida melodia cesellata dal suono suadente di una pedal steel. Come per i precedenti lavori, anche per This Tall To Ride potrete spendere paragoni con Lucinda Williams, Tift Merritt, Sheryl Crow o Rosanne Cash, ma l’esercizio, alla lunga, sarebbe stucchevole e fuorviante. Robyn Ludwick possiede, infatti, un timbro di voce e uno stile unico, tanto da farci dire che in Texas, di brave come lei, ce ne sono davvero poche. Chapeau!

VOTO: 7,5





Blackswan, domenica 20/08/2017

1 commento:

giuseppe ha detto...

Complimenti - album bellissimo