lunedì 28 agosto 2023

THE HIVES - THE DEATH OF RANDY FITZSIMMONS (Fuga, 2023)

 


Sono passati ben undici anni dall’ultimo lavoro in studio (Lex Hives, 2012) degli svedesi The Hives, un tempo abbastanza lungo da farci pensare che la band fosse morta e sepolta. Invece, a quanto pare, l’unico che ci ha lasciato le penne è stato Randy Fitzsimmons, quell’oscura figura che la band ha sempre presentato come fondatore e sesto membro occulto di una line up che, nel frattempo, ha arruolato il bassista Johan Gustafsson (Johan And Only) al posto del dimissionario Mattias Bernvall.

A parte questo fittizio decesso, nulla è però cambiato, e nonostante lo iato di più di un decennio, i cinque ragazzacci di Fagersta tornano con la loro formula immutabile di punk rock e garage, velocità supersonica, due accordi in croce e un filotto di ritornelli implacabili, di quelli che entrano di corsa nei padiglioni auricolari, spazzano via dalla mente i pensieri più cupi e seducono inesorabilmente al canto e all’headbanging. Per gli Hives la musica è e sarà sempre questa: cazzeggio e divertimento, rumore e melodia, disimpegno totale in nome di un ritorno alla vera essenza del rock’n’roll. Non c’è tempo per sofismi e intellettualismi, ogni canzone è una festa, è muovere il culo, ballare, ubriacarsi e rimandare a domani ogni impegno e problema.

Fedeli a loro stessi e insensibili alle mode, gli Hives inanellano dodici brani per una scaletta di trentadue minuti rapidissimi, con un minutaggio canzone che raramente supera i tre minuti. Si va di fretta e si colpisce dritto al mento, grazie una produzione grezza (ma non sciatta) che innerva di adrenalina una successione di esplosioni punk rock da capogiro.

"Bogus Operandi" dà il via alle danze con una derapata garage degna dei conterranei Hellacopters, "Trapdoor Solution" è un minuto netto che schizza a velocità supersonica evocando la folle sguaiatezza dei Ramones, mentre "Stick Up" possiede contorni più oscuri e blues che fanno pensare ai Cramps. Basta davvero poco agli Hives per accendere le polveri: alcuni groove primitivi innescati da un giro di basso distortissimo ("Countdown To Shoutdown") o da contagiosi handclapping ("Rigor Mortis Radio", "The Way The Story Goes"), viaggi indietro nel tempo fino a lambire il punk millesimato 1977 ("Smoke & Mirrors"), una strizzata d’occhio ai fan di Iggy Pop ("Crash Into The Weekend") o un’esplosione del rumore più malsano possibile ("The Bomb").

Incredibile ma vero, i cinque svedesi giocano anche con un po’ di elettronica, tirando fuori dal cilindro "What Did I Ever Do To You?", il momento più “rilassato” del disco, che potrebbe far pensare agli Artic Monkeys, se mai il paragone avesse senso.

Rumorosi ed esiziali come un raudo esploso nell’androne delle scale, irreverenti come un rutto davanti a un consesso di accademici, gli Hives celebrano la morte del loro mentore Randy Fitzsimmons con un disco che, a dispetto del titolo, è più vitale che mai. Non si sono mai presi e non si prendono sul serio, e questa è l’arma più letale di una band che continua a scrivere canzoni che camminano sul lato selvaggio del rock ‘n’roll. Sudore, chitarre e divertimento: c’è bisogno d’altro per un grande disco? 


VOTO: 8

GENERE: Punk Rock, Garage




Blackswan, lunedì 28/08/2023

1 commento:

m4ry ha detto...

Sai cosa ti dico? Questo disco è una BOMBA! Potente, divertente e a tratti anche sensuale. Un tempo ti avrei detto che questo non è esattamente il mio genere, ma ho imparato a conoscere e ad apprezzare così tante cose, tutte diverse tra loro, che ormai faccio quasi fatica a riconoscermi. Una cosa è certa, le mie orecchie sono molto meno "vergini" di un tempo... stanno diventando sempre più sfacciate! Ahahahaha!
p.s. "Rigor Mortis Radio" mi piace tantissimissimo.