martedì 26 aprile 2011

EAST AT EASTER

Una delle cose che amo di più quando vado all’estero,soprattutto in nazioni non anglofone come la Repubblica Ceca, è che non capisco quello che dice la gente.Non capisco una ceppa di cosa scrivono i giornali,delle notizie date dalla televisione,dei discorsi colti per strada o sentiti al bar.E tutto sembra perfetto in questo mondo ovattato del quale cerchi di cogliere l’essenza tramite tutti i sensi che non siano l’udito.Mi concentro sul mio inglese approssimativo e per qualche giorno il contatto con gli altri si limita all’esternazione dei bisogni primari:one beer,a glass of water,camel blue thank you,excuse me, where is the bathroom ?Mangiare,bere,fumare,un posto dove ritirarsi quando ti scappa.Stop.Nessuna possibilità di essere colpito da schegge di imbecillità.Se poi aggiungo il fatto che a Praga ci sono stato per giocare a calcio insieme a un augusto consesso di sedici ragazzi meravigliosi ma decisamente scatenati,il contesto viene ulteriormente elementarizzato:la realtà empirica dei bisogni primari da soddisfare diviene l’architrave su cui poggia la metafisica maschile dei due massimi sistemi,il pallone e la figa.Una vacanza di cinque giorni dunque in un paradiso terrestre nel quale l’età mentale regredisce di vent’anni almeno,sparare cazzate è un merito,il cameratismo è l’unica forma di solidarietà conosciuta e il problema più assillante della giornata è decifrare il menù del ristorante scritto in una lingua afflitta da grave carenza di vocali.Il quadro poi è stato completato da piccoli,ma disarmanti benefit, come la birra media a un euro ( e che birra! ),il panozzo con wurstel ( che per dimensioni e bontà chiamavamo “wurstelrissimo” ) che costa un euro e mezzo,i krapfen a 8 corone ( l’equivalente di 30 centesimi ) e le sigarette ad un prezzo nazional-popolare.Tuttavia,per quanto il mio stato demenziale latente abbia ripreso il sopravvento,pur senza comprendere una lingua e nonostante il clima festaiolo,vagabondando per le strade di Praga e osservando, mi sono accorto di cose sulle quali diventa difficile non fare una riflessione.Ti allontani dalle zone battute dal turismo,che sono ovviamente sovrastrutturate, e cerchi la Praga di tutti i giorni,quella distante dal lustro della storia.E scopri una metropoli che dopo anni di repressione comunista ( le diffusissime costruzioni grige e monolitiche degli anni 60 e 70,emblema del socialismo reale, stridono con l’eleganza austera dell’architettura austro-ungarica ),ha conosciuto uno slancio evolutivo spiazzante anche agli occhi di chi quell’evoluzione dovrebbe guardarla con compiaciuto paternalismo.Ho sempre pensato che in Italia,nonostante i nostri difetti e i nostri limiti congeniti,il progresso ( che non è solo tecnologia,sia ben inteso ) avesse percorso un lungo e fruttifero tragitto.Mi sono dovuto ricredere,purtroppo.Cinque giorni a Praga e il milanese che c’è in me si è sentito un modesto provincialotto.A fare la differenza sono un senso della cosa pubblica,un servizio al cittadino,un’attenzione alle disabilità a noi totalmente sconosciute.Non si tratta di cose eclatanti,ma semmai di sfumature che elevano la qualità della vita.Dai percorsi per i non vedenti in prossimità delle fermate dei mezzi pubblici ai marciapiedi ( tutti e non random ) dotati di scivoli per le carrozzine, fino alla metropolitana priva di tornelli.Scendi in metrò e trovi solo l’obliteratrice,timbri e sei ai treni.Se non riesci a fare il biglietto perché sei di fretta ,mandi un sms all’Atm locale che ti decurta il prezzo del pedaggio dal credito del cellulare.Al controllore esibisci il display del telefonino con il messaggio di risposta.Semplice e al contempo geniale.La pulizia delle strade e l’attenzione al verde pubblico sono da primato,così come l’efficienza e la qualità degli impianti sportivi ( i campi in erba fanno invidia ai nostri stadi di serie A ). La gente è composta,educata ( gli unici cialtroni chiassosi,guarda un po’,li riconosci al volo e sono italiani ) e ha un senso dello sport come momento ludico di condivisione che ammalia.Giochi a calcio e fai festa come i bambini.Non voglio fare l’esterofilo a tutti i costi,ma come cittadino ho sempre l’impressione che l’Italia sia un passo indietro rispetto al resto del mondo.All’estero,ad esempio,pubblicizzo il fatto che a Milano si possano noleggiare le biciclette per girare la città,ma ometto sempre di dire che quasi non esistono le piste ciclabili.Noi siam fatti così:ci riempiamo la bocca di un progresso monco,che tiene conto solo del business e non dei reali bisogni.Vent’anni fa,si puntava all’est,come meta di turismo sessuale,partendo carichi di penne biro e calze di nylon.Un viaggio verso l’arretratezza nel cuore di un Europa dove ritenevamo che tutto potesse essere comprato in virtù di una nostra presunta superiorità economica e culturale.Oggi,ritorno a casa da Praga avendo acquisito qualche lezione di civiltà minimale che mi fa comprendere quanto,anche rispetto a giovani democrazie, il nostro paese sia stato,e tuttora sia, incapace di crescere e maturare.Perchè non basta la disponibilità dell’ultimo smart-phone per dire di abitare in una nazione evoluta.Occorre invece che il senso per il bene pubblico sia considerato un obiettivo prioritario sia da parte dello Stato che del cittadino.In questo,mi pare,che il nostro futuro sia ancora tutto da scrivere.

Blackswan, martedì 26/04/2011

1 commento:

Ezzelino da Romano ha detto...

Bella Black.
Black è modesto e non lo dice ma ve lo dico io.
La squadra che lui allena non ha "giocato" a pallone, ha vinto un torneo internazionale per il secondo anno di fila, che è un po' diverso.
Comunque hai ragione, Praga è stupenda, la gente è stupenda.
A dirla tutta, la Moldava, il fiume cittadino, è una cloaca chimica a cielo aperto che può competere in sozzura con il Lambro, del quale peraltro è molto più grande, ma non si può avere tutto.
Io ricordo con gioia le magnifiche architetture in stile Art Nouveau, che mi facevano girare per le strade come un coglione con il naso all'insù, e soprattutto ricordo una serata in birreria al tavolone con degli sconosciuti a tracannare pinte su pinte e a mangiare il Beercheese, un formaggio molle che si stempera con la birra.
Incredibile.
La mia fidanzata ed io ci sediamo a 'sto tavolo con tre o quattro praghesi doc, che non parlavano manco una parola di inglese, ed una coppia di studenti svedesi.
Non so come cazzo è successo, ma da questa improbabile tavolata è venuto fuori una sorta di grammelot inglese-tedesco-latino con il quale siamo riusciti a parlare di Europa, economia, atletica leggera e religione.
Europa ed economia perchè i praghesi temevano l'avvento dell'euro.
In un certo senso lo temeva anche lo svedese perchè capiva che la birra sarebbe diventata più cara.
Atletica perchè il padre della svedesina aveva corso i 10000 metri con Emil Zatopek, mito dello sport ceco, e quando i praghesi l'hanno saputo sono andati in estasi.
Religione perchè lo svedese studiava storia delle religioni e stava girando l'est europeo sulle tracce dell'opera di Mircea Eliade.
Che gran figata!
Ripensando a quella serata, anche la mia bella ed io ci siamo poi sentiti più volte un po' provinciali, nel senso che pensavamo che non ci sarebbe mai capitato a casa nostra.
Però chissà, forse è anche normale che certe esperienze ti capitino da turista e non quando sei a casa tua.
Bella Praga, e belli i praghesi, mentre di come sono messi gli italici popoli parlerò nel post che vado a scrivere ora.

Ezzelino da Romano