Abiola Wabara ha 29 anni,è italianissima,ma ha la pelle scura.Gioca a basket in seria A1,nella formazione di Sesto San Giovanni,e veste anche la maglia della Nazionale.Ieri,durante gara-2 dei quarti di finale del campionato italiano è stata fatta oggetto da parte di un gruppo di ultras di ripetuti insulti razzisti.Le gridavano "scimmia" e " negra di merda ",epiteti conditi dal solito corollario di "buuu!".Abiola ha fatto finta di nulla,ha continuato a giocare e poi a fine gare è sbottata.A questo punto,agli insulti si sono aggiunti anche gli sputi,in un surplus di viltà,visto che oggetto delle deiezioni di quei mentecatti era una donna.Il tutto è avvenuto alla presenza degli arbitri di gara che,o perchè sordi o perchè compiacenti,non hanno sospeso la partita come prevede il regolamento in simili casi.Non è mia intenzione tediarvi con una tirata sociologica contro il razzismo.Si rischia di cadere nella trappola della retorica e banalizzare un fenomeno orripilante,ma purtroppo comune ad ogni latitudine e classe sociale.Però questo ennesimo episodio di intolleranza mi spinge comunque a qualche riflessione.In Italia,ormai da una ventina d'anni a questa parte, la discriminazione nei confronti del diverso è istituzionalizzata,essendo il cavallo trainante del programma politico delle Lega che ci governa.Il razzismo si respira quotidianamente,è un fetore che ammorba l'aria.Entra nelle nostre case via cavo,tramite gli sproloqui beceri dei parlamentari padani e tramite gli ululati beluini degli stadi,che hanno peraltro la stessa matrice ideologica che identifica il Carroccio:il nulla.Questa intolleranza assunta a teorema è tanto più malevola perché si nutre della sorniona accondiscendenza d'accatto di quanti tacciono per connivenza politica,Vaticano incluso.Non è però un razzismo mirato su un unico bersaglio:si odia il diverso a prescindere,sia esso nero,giallo,gay o disabile.E lo si odia non solo con gesti eclatanti,come un pestaggio o un coro da curva,ma soprattutto nelle piccole cose di tutti i giorni.Siamo talmente assuefatti dalla xenofobia a reti unificate,da aver persino modificato il nostro linguaggio:quasi inconsapevolmente o addirittura ritenendo di essere simpatici,siamo soliti utilizzare il sostantivo albanese, zingaro, ebreo, per insultare o semplicemente per rappresentare con colori vivaci una determinata situazione.Se dici "sei conciato come uno zingaro " oppure " andiamo in giro che sembriamo degli albanesi ",la frase è socialmente accettabile,la figura retorica è anzi condivisa e spesso suscita ilarità.Però,attenzione a non bestemmiare ( cioè,attribuire qualità suina ad un personaggio di fantasia ),perchè si viene subito messi all'indice.Sono le contraddizioni di questa società ipocrita,che nel migliore dei casi sventola le bandiere dei diritti a seconda delle necessità di parte e si indigna pro-forma perché fa molto chic.Così,quando sentiamo Bossi farfugliare " fora di ball " o " bisogna svuotare la vasca” riferendosi ad essere umani,magari scappa il risolino per la battuta gagliarda e non il disgusto per l'oscenità che la battuta sottende.E se un parlamentare della Lega apostrofa " handicappata di merda " una deputata disabile del PD,accenniamo ad un rigurgitino di indignazione subito celato dal consueto menefreghismo di fondo.Perchè le nostre orecchie e i nostri cuori sono talmente abituati alla viltà e all’abominio dell’aggressione al diverso, da ritenerla connaturata al tessuto sociale come uno sgradevole dato di fatto e non invece come una metastasi da estirpare tramite amputazione.Stasera,però,voglio prendermi una piccola,ma succulenta rivalsa nei confronti di queste bestie in giacca e cravatta che cercano di imitare una civiltà di cui nemmeno conoscono l’indirizzo.Leggo che domenica,in Canton Ticino,si terranno le elezioni per rinnovare il parlamento locale.La Lega Ticinese si presenta a queste elezioni con una campagna elettorale che ha come motto “ Fuori gli italiani dalla Svizzera “.Ce l’hanno con i frontalieri,padani di Como,Varese e Sondrio,che vanno nel Canton Ticino a lavorare e sono accusati di rubare pane e lavoro agli svizzeri.”Fora di Ball !” è il grido di battaglia del popolo elvetico.I padani trattati come tunisini qualsiasi.E’ la legge del contrappasso che inevitabilmente diviene regola anche nella discriminazione.Altro che Insubri e popolo eletto:Lega terrona e Milano ladrona.C’è sempre una razza superiore a nord di ciascuno di noi.
Blackswan, venerdì 08/04/2011
Nessun commento:
Posta un commento