venerdì 12 agosto 2011

MARTIN CRUZ SMITH - LE TRE STAZIONI

"Su un treno espresso diretto a Mosca la giovanissima Maya, quindici anni, e la figlioletta di sole tre settimane viaggiano su uno squallido vagone in classe supereconomica, quando un soldato ubriaco tenta di violentare la ragazza. Soccorsa da un'amabile vecchietta, la ragazza si accorge al suo risveglio da un sonno drogato che l'anziana è scomparsa portandosi via la sua bambina. Nel frattempo, alla stazione d'arrivo, in piazza Komsomol - un'area popolata da ogni tipo di malavitosi, prostitute, bambini mendicanti e drogati - viene ritrovato il cadavere di una giovane prostituta. Incaricato delle indagini, l'ispettore Arkady Renko capisce che i due casi sono collegati e riconducono a un chiacchierato oligarca russo."

Chi ha buona memoria si ricorderà senz'altro di un romanzo di Martin Cruz Smith datato 1981.Si intitolava " Gorky Park " e fu definito dal Time il miglior thriller degli anni 80. Quel romanzo,da cui fu tratto anche un adattamento cinematografico interpretato da un febbrile William Hurt, iniziò la saga delle indagini dell'ispettore Arkady Renko,che a distanza di trent'anni dal suo esordio su carta stampata torna ad indagare in questo nuovissimo " Le tre Stazioni ".Lo scrittore americano ha un gran tocco quando si tratta di descrivere una Mosca livida,cupa,infestata di criminali e sordida umanità.Ed è altrettanto bravo a tratteggiare le disillusioni etiche e affettive di Renko,personaggio macerato dal dubbio,sempre prossimo alla caduta libera nei gorghi dell'abisso.Eppure,nonostante la superba ambientazione e l'interessante spunto iniziale,il romanzo non riesce mai a decollare,incatenato al suolo da un intreccio macchinoso,che pare figlio di due distinti romanzi che non riescono a fondersi .Non mancano i colpi di scena,soprattutto nella prima parte del lavoro e la lettura scorre,per carità.Ma la trama più che svilupparsi si avviluppa e il lieto fine è talmente forzato da apparire inverosimile.

Blackswan, mercoledì 04/05/2011

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