Il 2 agosto del 1980 alle ore 10.25 del mattino un ordigno faceva saltare in aria la stazione di Bologna,uccidendo ottantacinque persone e ferendone più di duecento.Questa è una delle storie,semplice nei fatti,devastante nelle conseguenze.Una storia che tutti conosciamo,e che gli involontari protagonisti hanno scritto col proprio sangue e la propria violata innocenza.In stazione,un orologio, fermo all'ora della strage, fissa l'attimo esatto in cui quelle vite si sono piegate al volere illogico di una folle strategia eversiva e sono entrate a far parte di una memoria collettiva,la cui unica certezza restano i fatti di un'incomprensibile violenza e le morti che hanno cagionato.E' la certezza della morte tutto ciò che di concreto rimane,il baratro in cui affondano le nostre speranze di giustizia e nel contempo il baluardo estremo contro l'oblio,l'avamposto della nostra memoria alla ricerca della verità.Ma c'è anche una storia che non conosciamo e che possiamo solo intuire.Una storia che riguarda gli assassini e i mandanti della strage.Una storia che sostituisce il silenzio alle lacrime,l'omertà al grido di dolore,i segreti di stato al vuoto che lascia una perdita ingiustificabile.Non sappiamo,e non sapremo mai,anche se sentiamo la verità nel profondo e le facce dei colpevoli le conosciamo tutte,una per una.Quelle facce,le cerchiamo nell'intimo delle nostre coscienze di cittadini,le cerchiamo per guardarle negli occhi e chiedere conto di ciò che le istituzioni cercheranno per sempre di occultare.P2,eversione fascista,servizi segreti deviati,tutti mascherati dietro l'assenza del governo alle celebrazioni di ieri,celati nelle trame occulte di chi promette di aprire gli archivi di stato e non mantiene la parola data,per viltà e collusione.Cane non mangia cane,i sodali del potere si fanno scudo reciprocamente contro la giustizia,si spalleggiano nel torbido di una miserabile correità.Questa è l'Italia,un paese che vive due storie parallele e confliggenti:da un lato,le vittime e la memoria,dall'altro i carnefici e l'oblio.Chi vuole sapere e chi non dirà mai.Mi tornano in mente le parole di Pasolini contenute in un famoso articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1974:"Io so.Non ho le prove.Nemmeno gli indizi.Ma so."Risiede in questo la speranza del paese:che la nostra consapevolezza intellettuale ci tenga la schiena dritta e li obblighi un giorno a dirci tutto.E' la certezza di quelle morti ad imporcelo.
Blackswan,mercoledì, 03/08/2011
2 commenti:
Me lo ricordo bene quel giorno, ero al mare e stavo guardando le Olimpiadi alla tv del bar dei bagni, quando interrompono tutto e danno le prime notizie.
Inizialmente si parlava dell'esplosione di una caldaia.
Poi si sono viste le prime immagini e anche i più tonti hanno capito.
A distanza di così tanti anni mi sento solo di dire, anzi di ripetere, una cosa che veniva detta già allora.
Brescia, Bologna, Piazza Fontana, mano fascista regia democristiana.
Cosi e' (se vi pare)
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