giovedì 5 gennaio 2012

DEEP PURPLE - MADE IN JAPAN


Due le possibili reazioni di un lettore al titolo del post. La prima, assolutamente comprensibile, potrebbe consistere in un moto di stizza, una cosa del tipo: “ Che palle !!! Ancora “Made in Japan” ! Questo Blackswan sarà un vecchio rincoglionito, un consunto catafalco convinto che la musica si sia fermata al 1977, mese più, mese meno ”. ( Insomma, sto correndo il rischio di far la figura di uno di quei soldati giapponesi che trent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale venivano ritrovati a presidiare qualche sperduta isoletta del Pacifico, convinti che il conflitto con gli americani fosse ancora in atto ). Poi, però immagino anche un secondo tipo di reazione, che è quella che potrebbe avere tanto un uomo della mia età quanto un ragazzino di diciotto anni. Appena letta la sola parola “Deep”,  i palpiti del cuore accelerano, la salivazione si azzera, i polpastrelli si inumidiscono e gli occhi sbarluccicano di gioia. Perchè, che piaccia o no, un rocker di razza lo sa: da questo disco ci siamo passati tutti  e tutti ci passeranno nei secoli dei secoli. Amen. Ascoltare ”Made in Japan “ è  esattamente come leggere “ I ragazzi della via Pal “ o “L’isola del tesoro”, non è solo un grande album, ma soprattutto è un romanzo di formazione rock, imprescindibile per la crescita musicale. Non temete, amici, non vi martellerò le palle con la solita sbrodolata nostalgica o con analisi tecniche e sociologiche, delle quali, peraltro non sono capace. Ho invece riesumato queste righe che scrissi due anni fa in occasione di un concerto, uno dei tanti, tenuti dai Deep Purple a Milano. Le ho rilette, le ho ritoccate un pochino e in questa nuova veste non mi sembrano poi troppo noiose. 
 
E' freschissimo il ricordo del concerto dei Deep Purple, tenutosi martedì scorso (era il 15 dicembre del 2009 ) al forum di Assago, e le sensazioni, buone come il pane appena sfornato, continuano a farmi galleggiare in uno stato di piacevole euforia. Perché "Made in Japan" è forse il disco live più famoso della storia, mica pizza e fichi, e riascoltarlo in prima persona, suonato quasi per intero dalla band di Gillan, vi assicuro, induce a crisi di misticismo, genera pensieri filosofici di trascendenza, svela un dogma di fede in un'apoteosi collettiva di ascensione al Paradiso. Ascoltare dal vivo " Smoke On The Water " è per un rockettaro, ciò che per un calciofilo è veder palleggiare Maradona nel giardino di casa. Allungare una mano e toccare la storia, umanizzare un mito, rivivere in sette minuti furibondi l'epopea dell'hard rock anni '70. Certo, si potrà obbiettare che questi cinque vecchietti, peraltro senza Blackmore e Lord, siano poca cosa di fronte alla stratosferica band che incendiava Osaka nel 1972. Me lo sono ripetuto anche io, almeno dieci volte prima dell'inzio del concerto, più per motivi scaramantici che per ferrea logica. Non mi aspettavo certo che Ian Gillan prendesse tutti gli acuti di quarantanni fa, che Ian Paice fosse ancora in grado di battere le pelli con l'intensità di un baldanzoso ventenne, o che Steve Morse potesse sostituire nei nostri cuore quel geniaccio intrattabile di  Blackmore. D'altra parte, nemmeno io corro più come quando avevo ventanni, ogni volta che faccio le scale mi scricchiolano le ginocchia, e comincio a far fatica a leggere le scritte troppo piccole. Bisogna prendere atto del fatto che il tempo è un arbitro severissimo, e fischia anche i falli più veniali. Però, se a sessantanni, stai ancora sul palco a suonare, a divertirti e a divertire, un motivo ci sarà. Poco importa se l'antica gloria è un pò logora. L'importante è continuare a farlo, senza venir meno a criteri di onestà e sincerità. Non smetterò mai di ripeterlo: la musica porta in dono una sorta di eterna giovinezza e unisce in un simbolico abbraccio generazioni lontane anni luce. Ian Gillan, ex ugola d'oro, ha sessantaquattro anni ( oggi qualcuno in più, ndr ). A sessantaquattro anni la maggior parte degli esseri umani passa le proprie serate seduta su un divano, dopo aver pasteggiato a pastina e crescenza. Gillan, che di acuti ormai ne prende pochi, invece sta su un palco e canta, peraltro dignitosamente. La gente lo capisce, lo sente che, se anche son passati  secoli dall'uscita di " Made in Japan ", quel “vecchietto” è in realtà un giovanotto sotto mentite spoglie, che il rock ha trasformato nell’ultimo degli immortali.Figlio degli dei e promesso sposo all’eternità. Per la gioia di tutti, però, perché quell’eternità è condivisa dal pubblico che gremisce il forum, è anche, e soprattutto, un nostro retaggio. Quindicenni e settantenni uniti a cantare a squarciagola: " Come on, let's go, space trukin'!!! ". In che altro contesto potreste vivere una così trasversale fratellanza ? La musica è un’astronave supersonica che attraversa il tempo, prende per mano nonni e nipoti e li consegna ad una dimensione parallela  in cui i lustri si trasformano in attimi, le note viaggiano nell'aria, sfiorando con la stessa carezza chiome imbiancate d'esperienza e scarmigliati riccioli al vento. Antichi ricordi o recenti scoperte. Il rock  sta lì, nel mezzo, a renderci tutti uguali dinnanzi al lungimirante Dio Plettro. Alle prime note di " Smoke On The Water " mi è sovvenuto, d'improvviso, il pensiero che questa canzone  l'ascolto con costanza da più di un quarto di secolo, esattamente dal giorno in cui comprai " Made in Japan ". Quasi trent'anni, quasi una vita.Tre accordi in croce ed ecco a voi il riff di chitarra più famoso dell'universo. Chi non l'ha mai ascoltata, alzi la mano, perchè probabilmente è un alieno proveniente da un'altra galassia. Cosa ha questa canzone di tanto incredibile ?  Se pensi che nemmeno i Deep Purple avrebbero mai pensato a tanto successo e che per loro è sempre stata una canzone come tutte le altre, capisci che succede qualcosa di magico quando ascolti quelle note, qualcosa che trascende l’arte. Nell'immaginario collettivo del mondo del rock, " Smoke on the water " è " la canzone " per antonomasia, la prima di una ipotetica compilation che porteresti al Creatore il giorno del Giudizio per perorare la causa dell’umanità. Senti qua, Signore, quanto è più bella la vita sulla terra grazie a noi rocker !La genesi del brano è leggenda, lo so, ma mi è tornata voglia di raccontarla ancora. A Montreaux,  i Deep Purple, che son lì a registrare il nuovo disco, assistono dalle finestre dell'hotel nel quale sono alloggiati a un incendio. Fumo sull'acqua e  fuoco nel cielo. Ecco cosa vedono dalla loro stanza. Di notte, Roger Glover, evidentemente turbato dall'episodio, ha un incubo. Quando si sveglia, di soprassalto, pronuncia come una litania quelle parole: " Smoke on the water, smoke on the water… ". Blackmore ha un’intuizione folgorante e butta giù tre accordi. La canzone è  praticamente fatta.  La versione su "Made In Japan ", tanto per abusare di un classico termine da critico musicale, è incendiaria, così incendiaria che ci si ricorderà più di quella esecuzione che dell'originale, contenuta in " Machine Head ", e di tante altre versioni live disseminate nella discografia dei Deep. In cosa vive, dunque, la gloria di questa canzone? " Smoke On The Water ", come quasi tutte le cose belle che conosciamo è semplice, perfettamente semplice. Così semplice che se mi metto una chitarra a tracolla, riesco a suonarla anche io. Proprio questa semplicità la rende esplosiva. Il riff violento, quasi percussivo, della chitarra ti si pianta come un chiodo in piena fronte e non riesci più a scordarlo. In "Made In Japan" la ritmica del riff è accentuata da alcuni colpi di plettro dati a vuoto. Poi, parte il pezzo: prima la batteria di Paice, il tempo tenuto sul charleston, poi il basso pulsante di Glover, quindi l'hammond di Lord e infine la voce di Gillan. Una cavalcata di energia e potenza, culminata nell'assolo di Blackmore, velocissimo, tecnico, magistrale, di quelli che ti fumano le dita solo a pensarlo. Fila via tutto così il live dei live: tecnica sopraffina al servizio della forza bruta, un connubio che sa di miracolo. Come nell'iniziale " Highway Star ", con quel crescendo di hammond e batteria, sui cui si poggiano le svisate di Blackmore, ad introdurre una corsa a cento allora attraverso l'autostrada dell'hard rock. Poi, è Gillan a esondare, a sbriciolare gli argini come un'inondazione di note, che tutto sommerge. Gillan che prende così tanti acuti che ti domandi come faccia a non strangolarsi. Gillan, che quasi polverizza  la chitarra di Blackmore nel pirotecnico duetto di " Strange Kind Of Woman ", in cui la voce e la sei corde, si cercano, si lasciano, si inseguono, in un balletto di furore rock  che verrà consegnato all'epica della musica.Gillan che arriva in cielo con " Child In Time " ( unica canzone in cui Blackmore suona la Gibson e non la mitica Fender Stratocaster ) , lunghissima suite in cui il cantate vola così in alto da poter aprire le porte del paradiso a colpi di ottave.Chiudono il disco due orgiastiche versioni di " Lazy " e " Space Trukin", trenta minuti di jam session, in cui la bravura tecnica dei cinque si esalta in un susseguirsi di improvvisazioni che sembrano non avere mai fine. Quante volte  io abbia ascoltato questo disco non saprei dire.Un migliaio, forse. La prima volta, avevo quattordici anni o poco più. Mi chiudevo nella mia cameretta, imbracciavo una vecchia racchetta da tennis a mò di chitarra e me lo suonavo e cantavo tutto. Dalla prima all’ultima nota. Alla fine, uscivo dalla stanza sudato fradicio e completamente stravolto, mia madre dalla cucina mi scrutava allibita, e mi dava del pirla. Oggi, giuro, faccio la stessa cosa, solo che ho sostituito la racchetta da tennis con una più confacente chitarra da playstation. Anche io, come Gillan, certi acuti non li prendo più e ogni tanto mi tocca rifiatare con una birretta. Ma ci provo lo stesso, nonostante la cervicale, l’ernia e le ginocchia di marmellata. E’ il rock, amici miei, quel bambino un po’ strano e casinista che vive dentro noi e pensa solo a divertirsi. Ad invecchiare,mai.


Blackswan, giovedì 05/01/2012

22 commenti:

face ha detto...

penso che sia un disco ascoltato da quasi tutti...almeno chi ama il rock!

Lara ha detto...

Come condivido le tue parole e i tuoi ricordi!
"E’ il rock, amici miei, quel bambino un po’ strano e casinista che vive dentro noi e pensa solo a divertirsi. Ad invecchiare,mai."
Niente di più vero.
Ciao!!!
Lara

Lucien ha detto...

Highway Star era la mia preferita.
Ne hanno fatto una cover favolosa i Quintorigo qualche anno fa, con John de Leo.

youtube.com/watch?v=QjYwD7MeC_w

George ha detto...

Grazi, solo grazi ...

mr.Hyde ha detto...

E va bene, dillo: vi voglio fare schiattere!! Uno zsciupùn,m'è venuto, appena ho visto la copertina dorata di Made In Japan,LP che avevo comprato alla Standa: d'inverno, spesso andavamo a riscaldarci, a girare a mangiare qualcosa etcc..Il disco però l'avevo pagato..studenti..
Un giradischi in prestito da un'amica che abitava nel mio stesso affittacamere, quando andava via, ascoltavo i miei dischi...e godevo di gioia...Il divertente paragone con i palleggi di Maradona calza alla perfezione...Grande post,grande!!

lozirion ha detto...

Gran bel post bro! Io i Purple non ho (ancora) avuto la fortuna di godermeli dal vivo, ma il conto delle volte che ho ascoltato Made in Japan l'ho perso ormai da parecchio.... Highway star che prende la rincorsa da lontanissimo e pare non finire più, Child in time a cannone e poi la più vibrante versione di Smoke on the water di sempre.... Quel riff iniziale leggermente variato, un paio di note in più che rendono ancora più grande il pezzo.... Da paura!....

Hai ragione, quando vedi personaggi come questi, uomini di 60 e passa anni stare su un palco ad agitare le folle ti rendi conto che quelli che dicono che l'importante è non invecchiare dentro hanno sacrosanta ragione, e non c'è miglior modo per farlo che affidarsi a un po' di sano rock.... Sottoscrivo tutto, per filo e per segno! ^_^

Massi ha detto...

Li ho visti dal vivo 3,4 anni fa allo Smeraldo di Milano e sono uscito afono e sudato,sul disco dico solo che ho il vinile consumato

Granduca di Moletania ha detto...

I Deep non mi hanno mai fatto impazzire perchè mi sembravano troppo "grezzoni". Se dovevo ascoltare qualcosa di Hard, allora preferivo i Led.
Made in Japan rimane però un gran bel ricordo.
Per quanto riguarda Smoke on the water, il concerto che aveva poi portato all'incendio ispiratorio, non era di Zappa ? E proprio tu mi ometti il particolare ? D'accordo che la cosa è risaputa, ma sentirsela ripetere fa sempre piacere.
Zappa che ispira i Deep, forse li rende meno ....... grezzi.
Un abbraccio.

Fed Zeppelin ha detto...

li ho visti un paio di anni fa e devo dire che, a dispetto dell'età, i signori sono ancora fantastici Peace in particolare è una meraviglia, è vero Gillian non piglia più gli acuti, ma riesce ancora a creare un bellissimo rapporto col pubblico (e dopo aver visto Ian Anderson 15 anni fa dopo che era stato mooolto male, tendo ad essere parecchio permissiva con i cantanti che calcano ancora il palco nonostante l'età).
Per la cronaca, le mie preferite del disco sono Child in Time e Highway star :)

Anonimo ha detto...

Mai ascoltato per intero un disco dei deep purple che però ho sempre preferito agli zeppelin di cui non sono mai riuscito ad ascoltare una canzone per intero a parte whole lotta love.

gianf

giacy.nta ha detto...

Certo, "la musica porta in dono una sorta di eterna giovinezza" e si capisce perchè: puoi salire tutte le scale (in su e in giù come nel brano che ho ascoltato )vincendo la gravità. :)

Pupottina ha detto...

quanta energia nelle sonorità dei Deep Purple!!!

La firma cangiante ha detto...

E' un bel po' che non lo ascolto il Made in Jap. Quasi, quasi...

Alligatore ha detto...

Che dire? ... anzi, che aggiungere? Questo vinile l'ho ascoltato fino alla noia da ragazzino (e sono poco sotto i 40), perchè era uno dei migliori pezzo della discoteca del fratellino maggiore, con il quale sono andato al concero dei Deep Purple la scorsa estate all'Arena di Verona, portando con noi il nipotino maggiore (quindi 3 generazioni, cinquantenne/tardotrentenne/venetenne in visibilio).

Elle ha detto...

Pensa che Smoke on the water la conosco pure io (che di solito pecco di conoscenza delle basi...)!!
E anche Child in time, che mi piace molto (ed è pure lunga).
Poi certo le versioni live sono sempre un'altra cosa, soprattutto perché aggiungono minuti preziosi alla lunghezza di base :)

Ernest ha detto...

Quoto tutto!!!

A piccoli passi ha detto...

nn appartengo a quella generazione, però ricordo un periodo bellissimo a metà degli anni 80 che amici me li hanno fatti conoscere, io abituata alla musica classica .. li ho ascoltati non so q1uanto !! Ricordo i Led Zeppelin..ti dava un'emozione questa musica , e probabilmente ancora !! mi fai venir voglia di riprendere..anche pechè sono convinta che sentirla ora con altre " orecchie" e dipo averti letto ..

Ciao Swan ;))Nichi

A piccoli passi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
A piccoli passi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Blackswan ha detto...

@ Face : Lo penso anch'io, ovviamente.

@ Lara : Grazie :)Il rock è l'unica malattia che invece di debilitare rafforza :)

@ Lucien : Ascoltata !Inusuale ed emozionante.

@ George : grazie a te :)

@ Mr. Hyde : più o meno gli stessi ricordi.Io quel vinile l'ho ancora,ma temo sia inutilizzabile, tanto è consunto :)

@ Lozirion : se vanno avanti a suonare così, hai ancora una decina d'anni di tempo :)

@ Massi : anche il mio è usurato assai :)

@ Granduca : sia gli Zep che i deep sono stati cari compagni di avventure giovanili.Il particolare di Zappa, faccio ammenda, non lo conoscevo.Comunque, a mio parere, non sono poi così grezzi,anzi...
Un abbraccio a te :)

@ Fed : ho la tua stessa condiscendenza verso i vecchietti che ancora calcano i palchi e ci danno dentro.Hai citato i Jethro Tull : primo concerto della mia vita.Il 4 maggio 1982 al Seven Up di Roma.

@ Gianf : non me l'aspettavo. Ero convinto, non so perchè, che fossi un appassionato Zeppeliniano.

@ Giacy.nta : un altro dei misteri della musica :vincere la gravità :)

@ Pupottina : energia è la parola corretta :)

@ Firma : e allora picchia dentro alla grande ! :)

@ Alli : fantastico ! Io al concerto dei Deep avevo a fianco ragazzini di quindici sedici anni che le conoscevano tutte !Sembra davvero un miracolo.

@ Elle :bè, tra Lazy e Space Truckin c'è veramente di che divertirsi in fatto di lunghezza :)A proposito,mi hanno detto che nel nuovo disco dei Flaming Lips c'è una canzone che dure sei ore !!! Se vuoi, mi informo meglio e ti do tutti gli estremi :)

@ Ernest : grazie,caro :)

@ Nichi : è una buona occasione per riscoprirli.Ma se a metà degli anni 80 ascoltavi gli Zep, credo che la nostra sia più o meno la stessa generazione :)

Nella Crosiglia ha detto...

Ma tu sai quale incendio vedevano sull'acqua i nostri dinosauri? Stupisciti caro BLACKSWAN, erano tutti gli strumenti dei Led Zeppelin , più palco che andavano a fuoco,adorato blogger e le male lingue di allora , dicevano che , data l'antipatia manifesta tra i due gruppi, qualche "cerino" I Deep Purple , l'avessero buttato!!!! Mah, crediamoci come no, il fatto è successo! Sessantenni che mangiano minestrina e formaggino , non ne conosco molti, nel piccolo cerchio di amicizie e lavorativo. Forse i ricoverati dopo un intervento...mah... Una cosa stupenda che trovo dei giorni nostri, è come le differenze d'età siano così sempre meno apparenti ed irrilevanti! Ciao mio bloggger preferito!Buona Befana.....

Massi ha detto...

@Blackswan:Facevo anche gli acuti al posto di Gillan