MICHAEL " IRON MAN
" BURKS - SHOW OF STRENGHT
Genere :
Blues
Michael " Iron Man "
Burks se ne è andato il 6 maggio di quest'anno, colpito da un infarto
all'areoporto di Atlanta, di ritorno da una turnè in Europa. Aveva solo 54 anni
e, nonostante l'età relativamente giovane, era già considerato da critica e
pubblico una leggenda del blues. Nato a Milwaukee nel 1957, aveva iniziato a
suonare la chitarra in età prescolare grazie all'influenza del padre,
apprezzato sessionista, che aveva militato tra l'altro nella band di
Sonny Boy Williamson. Dopo una carriera artistica di basso profilo, passata
prevalentemente a suonare in piccoli club, a inizio secolo ,
stipulò un contratto con la Alligator Records che gli aprì le porte
del successo commerciale, consentendogli di farsi conoscere dal grande pubblico
e di rilasciare tre splendidi album, Make It Rain ( 2001 ), I Smell Smoke ( 2003
) e, soprattutto, il mitico Iron Man ( 2008 ), che gli valse tre nomination ai
Grammy Awards nel 2009. Show Of Strenght è dunque l'ultimo album in studio di
questo straordinario chitarrista, non molto conosciuto dalle nostre parti (
salvo ovviamente dagli amanti del genere ), ma che merita senza ombra di
dubbio un postumo approfondimento. Un disco di blues robusto ed energico, che si
inserisce nel solco della tradizione e che affonda le proprie radici nel suono
del Delta, senza disdegnare tuttavia frequenti incursioni nel rock. Il canto del
cigno che fotografa Burks nel momento top di una folgorante carriera,
ahinoi, prematuramente interrotta.
VOTO :
7,5
LUCIANA SOUZA - THE BOOK OF CHET
Genere :
Jazz
Ci sono giornate di
merda che vi lasciano esausti, spossati, frustrati, tanto che quando finalmente
rientrate a casa, non avete nemmeno la forza di prepararvi da mangiare. Fate
così, allora: mettete nel vostro lettore The Book Of Chet, il nuovo album di Luciana Souza,
abbassate le luci e lasciatele molto soffuse. Quindi, sceglietevi il posto più
comodo sul vostro divano, versatevi un buon bicchiere di rosso, chiudete gli
occhi e rilassatevi. La voce della Souza ha davvero pochi eguali al mondo, è un
piacere per le orecchie ma soprattutto un lenimento per l'anima. Basterebbe The
Thrill Is Gone, primo brano di questo superbo album, a far scemare ogni
stanchezza e a riconciliarvi con la vita. La cantante brasiliana, nata a San
Paolo nel 1966, figlia d'arte ( la madre è la poetessa tereza Souza, il padre il
chitarrista Walter Santos ) è in circolazione dal 1999, ha
già rilasciato tredici album, ha collaborato con gente del
calibro Herbie Hancock e John Patitucci, ha ottenuto quattro nomination ai
Grammy Awards come miglior cantante jazz, e oggi torna con un album tributo al
grande Chet Baker. Atmosfere rarefatte e notturne, jazz suonato in punta di
plettro, una voce angelica in perfetto connubio fra tecnica ( addirittura
sublime quando la Souza fa ricorso ai vocalismi ) e
passione. Tra le gemme del disco, la citata The Thrill Is Gone e una
versione di I Fall In Love Too Easily che emoziona alle
lacrime.
VOTO :
8
MUMFORD & SONS - BABEL
Genere : Indie-
Folk
Nel 2009, quando
uscì il loro album d'esordio, Sign No More, i Mumford & Sons furono subito
definiti come la Next Big Thing del panorama musicale inglese. Dopo tre
anni, ci risiamo : il combo londinese è nuovamente sulla breccia ( hanno suonato
perfino con Dylan ), il nome di questi quattro ragazzotti è sulla bocca di
tutti e le loro facce molto british stanno sulle prime pagine di tutte le
riviste specializzate. Non è un caso, ovviamente:il folk e l'acustico sono la
new sensation di inizio decennio, un territorio già abbondantemente esplorato,
che però torna di moda in virtù di una riscoperta esigenza di semplicità e
sapori casarecci. Loro, oltretutto, suonano bene, hanno un sorriso aperto e
sincero e indossano il look ( finto ) dimesso del ragazzo della porta
a fianco, che piace in modo trasversale tanto alle mamme quanto alle figlie.
Però questo disco lascia un pò perplessi. Loro hanno un'indubbia carica di
energia e freschezza e azzeccano anche qualche canzone di livello ( su
tutte l'iniziale Babel e Ghosts That We Knew ). Ma i ripetuti ascolti dell'album
danno vita alla fastidiosa sensazione che in questa musica ci sia
molta più forma che sostanza, che la formula sia un pò logora anche se
riproposta con rinnovata energia ( il colore portato dai fiati e qualche spezia
bluegrass ) e che sotto le mentite spoglie del folk ( folk sono soprattutto
gli strumenti ) si celino consunti ammiccamenti pop che con la tradizione hanno
poco a che vedere ( provate ad ascoltare i Bellowhead e vi renderete conto della
differenza ). In definitiva, Babel non è un brutto disco, e non mi sento quindi
di stroncarlo; tuttavia non è nemmeno la magnificenza che possa
giustificare tutto il clamore prodotto in quest'ultimo mese. Metti il cd nel
lettore e l'ascolto fila via liscio, a tratti è anche divertente, ma
prevalentemente senza grossi sussulti e particolari emozioni. Troppo poco per
meritarsi un sette, non così incolore da meritare
l'insufficienza.
VOTO :
6
Blackswan, giovedì 04/10/2012
10 commenti:
le ragioni del successo dei mumford & sons mi sono davvero sconosciute...
non so se sia più insopportabile l'onnipresente uso del banjo o la voce fastidiosa del cantante, però quando li ascolto mi viene voglia di picchiare la testa contro il muro :D
Vado subito a mettere qualcosa della Souza ...ne ho realmente bisogno....Smack Blackino.....
MUMFORD & SONS sono un deja vu sbiadito, neanche a me entusiasmano.
Blues approvato in pieno, io userei Iron Man per rilassarmi e per ricaricarmi. Tutti e tre mi andrebbero bene, ma ora no, scelgo il "suono del Delta" :)
(Questa I will wait la conosco!)
Mi piacciono tutti e tre, e nello stesso ordine in cui piacciono a te :)..e ho fatto anche la rima :)
Buona serata !
P.S. Comunque, I will wait è molto bella..
Sui mumford & sons ha ragione il Cannibale, il loro successo non me lo spiego,mentre su Burks ti posso dire che Iron Man e I Smell Smoke li ho consumati per quanto li ho usati. Non conoscevo la Souza, ma da quello che ho letto mi sembra interessante
che arte Michael Burks, nell'anima http://www.youtube.com/watch?v=xhd98w1t8EI
Vedi Black, quando parlo di "bluesacci" per espiare i peccati io intendo quelli alla Burks. Che stasera poi passare e ripassare Vodoo Spell non abbia sortito il "risultato" sperato, non mi fara' smettere di ascoltarlo ;-)
Luciana Souza e' davvero "hors catégorie" ma sentirla cantare su Chet Baker merita bollicine gelate e buona compagnia...Gusti etilici a parte, mi hai convinto, mi merito tutto l'album: domani me lo compro ;-)
Aaaah su Mumford & Sons non mi esprimo, ha gia'' detto tutto Cannibal...anzi, Marco, se vuoi picchia pure la testa al muro anche per me:-)
michael burks non lo conoscevo ed è davvero notevole.
Luciana è brasiliana quindi è roba mia, non riesco ad ascoltarla quando canta in inglese ....porque ela é uma brasileira de verdade, porra!
Mumford and sons il primo album aveva pezzi di grande presa, questo secondo non dice nulla, è la materializzazione del concetto di inutilità
Tutti bravi, ma Chet (che tra l'altro ricordo di avere visto e sentito in televisione a fine anni '50) era Chet!
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